Una polemica di Guglielmo D'Auvergne l

Gli sviluppi della polemica tra Guglielmo D'Auvergne e i suoi avversari intorno al principio famoso dell'mtelletto puro e vero rag- giungono un significato cosi alto che non è possibile esimerci dal consacrare ad essi un capitolo a parte.

Guglielmo D'Auvergne, discutendo il famoso principio testi- monium puri et veri intellectus, gli rifiutô ogni valore, e ne rigettô conseguentemente 1'efficacia in ordine a stabilire che il mondo debba essere stato creato da Dio ab aeterno. Curioso questo principio ! : secondo cui si essentia una sic est modo sicut erat ante cum non erat ab ea aliquid, nee modo erit ab ea aliquid 2.

Chi l'accettasse, finirebbe per negare che l'onnipotenza di Dio si estenda a tutto l'intrinsecamente possibile : in quanto negherebbe a Dio — immutato e immutabile — di poter creare per ora, o, dicasi pure di avere potuto creare per ora, oltre il présente, qualche altro mondo pure hic et nunc intrinsecamente possibile.

Chi l'accettasse questo principio finirebbe per togliere di mezzo an che ogni divenire mondano, data la sua implicita ammissione della simultaneità fra ragione sufficiente ed effetto. Se ragione sufficiente ed efiFetto sono simultanei per definizione, anche il divenire è spac- ciato per definizione. II concetto del divenire non implica forse che ragione sufficiente ed effetto non siano simultanei?

Ma ecco scaturire qui uno dei più grandi problemi della meta- fisica (vorrei dire il più grande). Il divenire deve avere la sua ragione sufficiente, la quale parrebbe dover essere simultanea. Corne altri- menti sarebbe ragione sufficiente ? Il divenire non puô avere la ragione sufficiente, appunto in quanto simultanea. Dove ne and- rebbe il divenire con la simultaneità ? Effettivamente la soluzione