paul richard blum
GIORDANO BRUNO
LETTORE DI ARISTOTELE
RICEZIONE CRITICA
AGORÀ & CO.
Laborem saepe Fortuna facilis sequitur
SOMMARIO
Prefazione all’edizione italiana
1
Premessa
5
Introduzione
1. Temi e finalità della ricerca
2. Gli scritti di Bruno su Aristotele
3. Uno sguardo d’insieme
4. Considerazioni preliminari sul metodo bruniano di ricezione
7
7
11
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15
Capitolo I. La logica
21
1. La Topica aristotelica
2. Logica trascendentale
3. Ars lulliana e ars memoriae
4. Sillogismi e categorie
5. Ens rationis ed ens reale
21
24
28
31
37
Capitolo II. La cosmologia
43
1. Luogo e spazio
2. Astrazione ed estrapolazione
3. Pluralità dei mondi
4. L’infinito
5. Distinzioni dell’infinito
6. Luogo naturale e luogo relativo
7. L’infinito per partizione
8. Il minimo
9. Tempo e atomo di tempo
43
50
59
62
68
72
78
81
88
Capitolo III. I princìpi della natura
99
1. Teleologia e ragione della natura
2. Il concetto di natura nella filosofia di Bruno
3. La materia come sostrato delle forme
99
107
109
sommario
4. I modi di essere della materia: sostrato, sostanza, soggetto
5. Materia e forma come princìpi
6. La materia nell’unità dialettica dell’ente
7. I princìpi della natura alla prova del metodo di ricezione
115
124
132
137
Capitolo IV. Unità e molteplicità
143
1. Unità come sostanza
2. Il motore immobile
3. Moto fisico e moto metafisico
4. Immanenza e trascendenza nell’unità di Dio e natura
5. Immanenza assoluta
6. La verificazione
7. Il pensiero come movimento
8. Conclusioni
143
148
156
161
167
173
180
187
Elenco delle abbreviazioni
Bibliografia
Indice dei nomi
VIII
PREFAZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA
Il volume che qui si presenta mette a fuoco un momento che ha un peso
determinante nella storia della filosofia moderna: Giordano Bruno lettore
di Aristotele.1 L’appropriazione (ricezione e critica) del pensiero di Aristotele da parte di Bruno è un caso paradigmatico dell’origine di ogni filosofare a seguito di un ‘corpo a corpo’ con la filosofia precedente. Sebbene
Bruno si fosse formato sui testi della tradizione aristotelico-scolastica, egli
si accostò anche a correnti filosofiche opposte, come il platonismo e l’epicureismo. Per una comprensione strutturale e d’insieme del suo pensiero è
decisivo il fatto che Bruno utilizzasse intenzionalmente e scientemente tesi
di filosofi del passato, per poter poi sviluppare le proprie dottrine in modo
del tutto originale. Naturalmente, egli non era di per sé uno storico della filosofia; tuttavia, non ha creduto di poter escogitare un problema filosofico
dal nulla. Diremmo anzi che Bruno era consapevole del fatto che ciascun
problema filosofico ha la sua storia, e che senza questa storia non potrebbe
affatto esistere. Questa è la ragione per cui egli sottopose Aristotele a critiche e revisioni, come ho cercato di evidenziare nel presente volume. Bruno
ha mostrato come molti problemi filosofici, soprattutto quello dell’essere
e della conoscenza, fossero già presenti, benché in maniera dissimulata,
nelle posizioni metodologiche e dottrinali di Aristotele. Egli ha mostrato,
in maniera esemplare, come le questioni filosofiche debbano esser risolte
scoprendone l’origine, riformulandole e ricavandone dottrine nuove. In
altri termini, sarebbe proprio la storia del pensiero a generare la possibilità
di un nuovo pensiero.
È davvero un onore, per me, esser stato invitato dopo molti anni a pubblicare un’edizione italiana del mio libro, apparso nel lontano 1980. Espri-
1
Bruno nacque a Nola nel 1548, entrò nell’Ordine Domenicano, ma subito dopo aver
conseguito il titolo di dottore di teologia abbandonò l’abito, iniziando la sua peregrinazione
per l’Europa, costantemente alla ricerca di appoggi. Dopo che la sua figura d’intellettuale
emerse, fra l’altro, a Parigi, Londra, Praga, Wittenberg e Padova, fu arrestato dall’Inquisizione, processato per eresia e infine bruciato sul rogo a Roma nel 1600. Per singoli aspetti
si vedano tra l’altro: I. D. Rowland, Giordano Bruno: Philosopher/Heretic, New York 2008;
trad. it. di G. Ernst, Un fuoco sulla terra. Vita di Giordano Bruno, Roma-Bari 2011; P. R.
Blum, Giordano Bruno: An Introduction, trad. di P. Henneveld, Amsterdam - New York
2012.
prefazione all'edizione italiana
mo gratitudine verso i colleghi che hanno caldeggiato l’iniziativa. Naturalmente si è presentata la tentazione di rielaborare il libro, ma in tal caso
sarebbero mancate all’autore l’attenzione e la cura con cui il lavoro è stato
inizialmente concepito: si sarebbero così perse coerenza e concentrazione.
Non mi è sembrato nemmeno il caso di aggiornare il libro nei dettagli,
giacché l’interesse principale – cioè il paradigma di una filosofia in divenire – non ha bisogno di alcun aggiornamento. Sarebbe superfluo, d’altronde, far riferimento in maniera generica agli innumerevoli studi su Bruno
e sulla filosofia del Rinascimento. Tuttavia, sorprende che finora sia stato
scritto davvero poco sul tema di fondo del libro, cioè la ricezione di Aristotele da parte di Bruno.2 Ciascuno, del resto, potrà agevolmente verificarlo
nelle bibliografie oggi più che accessibili.3
Di recente pubblicazione: L. Girelli, Bruno, Aristotele e la materia, Bologna 2013 (nel
testo, il nostro volume del 1980 non viene menzionato). Per alcune considerazioni circa
la critica di Bruno ad Aristotele cfr. G. Bruno, Acrotismo Cameracense. Le spiegazioni
degli articoli di fisica contro i peripatetici, a cura di B. Amato, Pisa-Roma 2009 (da vedere
anche Id., Centoventi articoli sulla natura e sull’universo contro i peripatetici / Centum et
viginti articuli de natura et mundo adversus Peripateticos, a cura di E. Canone, Pisa-Roma
2007). Cfr. inoltre L. Spruit, Natural Science and Human Knowledge in Giordano Bruno’s
Comments on Aristotelian Physics, in The Dynamics of Aristotelian Natural Philosophy from
Antiquity to the Seventeenth Century, ed. by C. Leijenhorst, Chr. Lüthy and J. Thijssen,
Leiden-Boston 2002, pp. 349-373; Giordano Bruno in Wittenberg: 1586-1588. Aristoteles,
Raimundus Lullus, Astronomie, hrsg. von Th. Leinkauf, Pisa-Roma 2004. Per il confronto di
Bruno con gli aristotelici e – in particolare – con Averroè, cfr. L. Spruit, Motivi peripatetici
nella gnoseologia bruniana dei Dialoghi italiani, «Verifiche», XVIII, 1989, 4, pp. 367-399; R.
Sturlese, «Averroe quantumque arabo et ignorante di lingua greca…». Note sull’averroismo
di Giordano Bruno, «Giornale critico della filosofia italiana», LXXI, 1992, 2, pp. 248-275;
E. Canone, Bruno lettore di Averroè, in Id., Il dorso e il grembo dell’eterno. Percorsi della
filosofia di Giordano Bruno, Pisa-Roma 2003, cap. III (da vedere anche il cap. IV sulla
Summa terminorum metaphysicorum per il confronto con la Metafisica di Aristotele).
3
Anche per un costante aggiornamento bibliografico, si veda la rivista semestrale «Bruniana
& Campanelliana», che si pubblica con una collana di Supplementi. Per un confronto di
Bruno con Aristotele su punti dottrinali sono da vedere alcune voci della Enciclopedia
bruniana e campanelliana, 2 voll., Pisa-Roma 2006, 2010. Per aggiunte alla bibliografia di
Virgilio Salvestrini (che arriva fino al 1950) e agli aggiornamenti di Andrzej Nowicki, cfr. M.
C. Figorilli, Per una bibliografia di Giordano Bruno (1800-1999), Paris 1999; M. E. Severini,
Bibliografia di Giordano Bruno 1951-2000, Roma 2002. Per quanto riguarda i nostri lavori
su Bruno, vorremmo qui far riferimento in particolare ai seguenti titoli: Early Studies of
Giordano Bruno (ristampe anastatiche: Chr. Bartholmèss 1846-1847; F. J. Clemens 1847,
I. Frith 1887; F. Tocco 1889-1892), 6 voll. con introduzione e bibliografia, Bristol 2000;
‘Istoriar la figura’: Syncretism of Theories as a Model of Philosophy in Frances Yates and
2
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prefazione all'edizione italiana
Tenuto conto che gli scritti di Giordano Bruno e molte altre fonti sono
oggi facilmente accessibili – anche su CD-ROM e on-line, e che sono in
commercio diverse edizioni delle opere di Bruno –, ho preferito lasciare
immodificate le citazioni dei testi bruniani, così com’erano nell’edizione
del 1980;4 tuttavia, nelle note, le citazioni sono state drasticamente ridotte.
La letteratura secondaria, ora come allora, è citata e riportata in bibliografia solo nel caso in cui abbia davvero influenzato lo sviluppo dell’analisi;
pertanto, non mi è sembrato opportuno aggiornarla.
Ancora un’osservazione di natura linguistica: il libro è stato scritto in un
tedesco accademico complesso, com’era consueto che si preoccupasse di
fare allora un giovane ricercatore. La traduttrice, Giovanna D’Aniello, ha
rilevato passi talvolta confusi o ambigui e riferimenti oscuri; così facendo,
ella ci consegna un testo la cui resa è in parte più fluida dell’originale: le
esprimo pertanto la mia gratitudine.
Desidero ringraziare Eugenio Canone per aver scelto di ospitare questo
volume nella Collana da lui diretta.
Olomouc (Repubblica Ceca), 17 febbraio 2014
Paul Richard Blum
Giordano Bruno, «American Catholic Philosophical Quarterly», LXXVII, 2003, pp. 189212. Franz Jacob Clemens e la lettura ultramontanistica di Bruno, in Brunus redivivus.
Momenti della fortuna di Giordano Bruno nel XIX secolo, a cura di E. Canone, Pisa-Roma
1998, pp. 67-103. Giordano Bruno, Matthias Aquarius und die eklektische Scholastik,
«Archiv für Geschichte der Philosophie», LXXII, 1990, pp. 275-300.
4
Per alcuni brani dell’Acrotismus si è fatto riferimento alla menzionata versione italiana del
testo (cfr. la precedente nota 2).
3