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  • Povertà volontaria ed usus pauper alla base del discorso economico di Pietro di Giovanni Olivi (1248–1298)
  • Giuseppe Franco (bio)

Introduzione

Per il francescano Olivi lo stato dell’altissima povertà e la perfezione evangelica comportano la rinuncia alla proprietà e l’espropriazione di ogni diritto. Olivi argomenta che l’altissima povertà include in modo necessario e come parte integrante del voto francescano l’usus pauper, vale a dire l’uso povero dei beni e delle cose. In questo contesto Olivi si pone la questione di quale sia lo statuto giuridico della povertà e di come sia possibile vivere la perfezione evangelica all’interno di una società segnata dalla rivoluzione commerciale e dalla crescente monetizzazione. La longa et scandalosa disceptatio de observantia regulae1 e la disputa sulla povertà del XIII secolo2 non si riducono solo ad una questione accademica e teorica, ma riguardano anche sul piano ecclesiologico l’identificazione dello stile di vita che i francescani erano chiamati a vivere e volevano proporre alla società del tempo. La povertà da principio teologico diviene un ideale etico ed un cammino di perfezione cristiana, un modello sia spirituale che economico. La riflessione sulla povertà conduce a considerare in modo nuovo il rapporto con le cose, la proprietà e l’uso del denaro.

Può sembrare un paradosso che il francescano Pietro di Giovanni Olivi (1248–1298), teorico dell’usus pauper e difensore dell’altissima povertà, sia anche un profondo conoscitore degli scambi economici e dei processi finanziari del XIII secolo a tal punto che nel suo Tractatus de contractibus3 elabora e riconosce positivamente tutta una serie di concetti [End Page 81] e pratiche economiche, come il giusto prezzo, la produttività del denaro, l’idea di capitale ed interesse e la remunerazione del prestito. Nel 1989, nel suo accurato studio “Olivi and Franciscan Poverty: The Originis of the Usus Pauper Controversy,” David Burr notava che Olivi abbia offerto nei suoi scritti un’analisi dei processi e delle pratiche mercantili con una grande “cognizione di causa.”4 Ma allo stesso tempo egli lamentava la mancanza di studi riguardanti il legame in Olivi tra la riflessione econo-mica e la questione dell’usus pauper. La sfida era di cogliere l’unità degli approcci tra lo storico dell’economia e lo storico della Chiesa, e di considerare il movimento francescano un’istanza di rinnovamento spirituale nella sua connessione con le coeve trasformazioni sociali, politiche e finanziarie.5 Il dibattito storiografico degli ultimi decenni, che ha focalizzato il suo interesse sul pensiero economico di Olivi,6 ha cominciato anche a prestare una maggiore attenzione allo stretto legame tra le riflessioni sulla povertà e l’emergere di un lessico economico nelle Quaestiones de perfectione evangelica.7 Questi scritti di Olivi si inseriscono nella crescente produzione testuale dei secoli XI–XIII (trattati teologici, scritti canonistici, opere penitenziali, testi giuridici, legislazioni pontificie, manuali per confessori), in cui vengono codificati, verbalizzati e concettualizzati una discorsività ed un lessico economico.8 In questi testi, inoltre, concetti [End Page 82] tratti dal mondo economico vengono utilizzati con una valenza teologica, oppure idee teologiche vengono adoperate per forgiare un vocabolario economico.9

Il presente contributo, prendendo in considerazione le riflessioni contenute in alcune Quaestiones de perfectione evangelica e in altri scritti anteriori al Tractatus de contractibus, discute e mostra in che senso la riflessione teologica sulla povertà e il concetto di usus pauper rappresentino la base concettuale e il contesto in cui prende avvio il discorso economico di Olivi. Partendo dalla concezione di dominium, si metterà in evidenza che il concetto di libertà costituisce il fondamento sia della povertà volontaria che dell’idea della proprietà volontaria. Da questi presupposti si passerà ad analizzare il contributo di Olivi al diritto soggettivo di proprietà e ad esaminare in che senso la sua concezione della povertà e l’idea dell’estrema necessità legata all’usus pauper fungano da criterio di valutazione dell’utilità delle cose. È la logica dell’usus pauper che fornisce ad Olivi lo strumentario ermeneutico-epistemologico per comprendere i vari bisogni individuali, analizzare il valore delle cose e legittimare sotto certe condizioni lo stato della ricchezza. Infine verrà presa in considerazione l’incidenza sociale del movimento francescano, discutendo e sostenendo la tesi che il...

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