Estratto
24.dianoia
Rivista di filosofia
anno XXII, giugno 2017
Mucchi Editore
24.dianoia
Rivista di filosofia
del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione
dell’Università di Bologna
Mucchi Editore
dianoia
Rivista di filosofia del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione
dell’Università di Bologna fondata da Antonio Santucci †
Direttore Vittorio d’Anna
Vicedirettore Manlio Iofrida
Comitato di direzione Annarita Angelini, Franco Bacchelli, Alberto Burgio, Dino Buzzetti,
Pietro Capitani, Francesco Cerrato, Vittorio d’Anna, Franco Farinelli, Riccardo Fedriga, Carlo
Gentili, Manlio Iofrida, Marina Lalatta Costerbosa, Mariafranca Spallanzani, Walter Tega.
Comitato scientifico Carlo Borghero (Università di Roma “Tor Vergata”), Giuseppe Cambiano (Scuola Normale Superiore di Pisa), Claudio Cesa † (Scuola Normale Superiore di Pisa),
Raffaele Ciafardone (Università di Chieti), Michele Ciliberto (Scuola Normale Superiore di
Pisa), Giambattista Gori (Università degli Studi di Milano), Lucian Hölscher (Ruhr Universität Bochum), Hans Heinz Holz † (Rijksuniversiteit Groningen), Giorgio Lanaro (Università
degli Studi di Milano), Catherine Larrère (Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne), Ernst Müller (Humboldt-Universität zu Berlin), Alfonso Maierù (Università di Roma “La Sapienza”),
Jean-Claude Margolin † (Université de Tours), Paola Marrati (Johns Hopkins University - Baltimore), Gianni Paganini (Università del Piemonte Orientale), Johannes Rohbeck (Technische
Universität - Dresden), Ricardo Salles (Universidade Federal do Estado do Rio de Janeiro),
Falko Schmieder (Zentrum für Literatur- und Kulturforschung Berlin), Maria Emanuela Scribano (Università di Siena), Giovanni Semeraro (Universidade Federal Fluminense - Rio de
Janeiro), Stefano Simonetta (Università degli Studi di Milano), Alexander Stewart (Lancaster
University), Luc Vincenti (Université “Paul Valéry” Montpellier III), John P. Wright (Central Michigan University - Mount Pleasant, Michigan), Günter Zöller (Ludwig-MaximiliansUniversität - München).
Comitato di redazione Alessandro Chiessi, Diego Donna, Roberto Formisano, Gennaro Imbriano, Gabriele Scardovi, Pietro Schiavo.
Direzione e redazione Dipartimento di Filosofia, Via Zamboni, 38 - 40126 Bologna
info@dianoia.it
I manoscritti devono essere inviati per posta elettronica alla redazione della rivista. La loro
accettazione è subordinata al parere favorevole di due referees anonimi. Le norme tipografiche e le modalità d’invio dei contributi sono scaricabili dalla pagina web della rivista:
http://www.dianoia.it/
Abbonamento annuo (2 numeri, iva inclusa): Italia € 60,00; Estero € 85,00;
numero singolo € 30,00 (più spese di spedizione)
versione digitale € 49,00; numero singolo digitale € 24,00
cartaceo e digitale (Italia) € 73,00; cartaceo e digitale (estero) € 98,00
la fruizione del contenuto digitale avviene tramite la piattaforma www.torrossa.it
Registrazione del Tribunale di Modena n. 13 del 15/06/2015
ISSN 1125-1514
ISSN digitale 1826-7173
Grafica STEM Mucchi (MO), stampa Editografica (BO). Finito di stampare nel giugno 2017
© S.T.E.M. Mucchi Editore - Via Emilia est, 1741 - 41122 Modena - Tel. 059374094
info@mucchieditore.it www.mucchieditore.it
facebook.com/mucchieditore twitter.com/mucchieditore instagram.com/mucchi_editore
La legge 22 aprile 1941 sulla protezione del diritto d’Autore, modificata dalla legge 18 agosto 2000, tutela la
proprietà intellettuale e i diritti connessi al suo esercizio. Senza autorizzazione sono vietate la riproduzione
e l’archiviazione, anche parziali, e per uso didattico, con qualsiasi mezzo, del contenuto di quest’opera
nella forma editoriale con la quale essa è pubblicata. Fotocopie per uso personale del lettore possono essere
effettuate nel limite del 15% di ciascun volume o fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni per uso differente
da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall’editore o
dagli aventi diritto.
24. dianoia
Saggi
3
Roberto Limonta, Una più del diavolo. Divinazione, prescienza
e futuri contingenti nel De divinatione daemonum di Agostino d’Ippona
15
Federico Minzoni, Averroismi al plurale. La ricezione del
Tafsīr Kitāb al-Nafs di Ibn Rušd nel Commento alle Sentenze di Tommaso d’Aquino
33
Andrea Di Biase, Pascal, i filosofi e il ritratto dell’uomo. «On ne
peut faire une bonne physionomie»
45
Andrea Togni, La tesi tripartita di Locke
73
Gaetano Antonio Gualtieri, Conoscenza e sviluppo del mondo
umano nella filosofia di Giambattista Vico
97
Francesco Cerrato, La riforma spinoziana della dialettica. Spaventa e Gentile interpreti dell’Etica
121
Andrea Angelini, Il concetto di alienazione tra dialettica e struttura: Foucault, Hyppolite, Althusser
151
Gabriele Scardovi, Sopravvenienza del sé, emergentismo e identità personale
173
Capucine Lebreton, Corps et lois : les passions comme pivot de
la moralité chez Montesquieu
187
Paulo Eduardo Arantes, Tentativo di identificazione dell’ideologia francese. Una introduzione (1990), a cura di Giovanni
Zanotti
Michel Henry e la religione
a cura di Roberto Formisano
243
Roberto Formisano, Presentazione dei lavori
247
Jean Leclercq, Vita e metodo. La svolta epistemologica di Michel
Henry
259
Garth W. Green, Verità e non-verità nella filosofia della religione di
Michel Henry
273
Roberto Formisano, Note alla filosofia henryana della religione.
Sulla genesi della fenomenologia materiale, alla luce degli inediti
Note
293
Fabio Molinari, Il pensiero inquieto. Hegel, Freud e il lavoro del
negativo
307
Eleonora Selvatico, Gli inediti di Levinas: note sul rapporto tra
fenomenologia e tradizione ebraica
315
Alessandro Chiessi, Neurodiritto: il problema del libero arbitrio e
del determinismo
327
Recensioni
Saggi
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri
contingenti nel De divinatione daemonum di Agostino
d’Ippona
Roberto Limonta
Based on the analysis of the short treatise De divinatione daemonum and some
others references in Augustinian texts, this article aims to retrace Augustine of
Hyppo’s position about the nature of demons and their capacity to foretell future
events. In particular, the research will explore some epistemological topics as the
role of imagination and his phantasmata in the cognitive processes, the semiotic
nature of demonic foreknowledge, the difference between angelic, divine, demonic
and human knowledge. Finally, we’ll draw a summary map of the historical transformations of the demonic cognition’s theme, from time to time auctoritas, source
and philosophical argument.
Keywords: Augustine, Demons, Foreknowledge, Future Contingents, perceptual deceptions, Thomas Aquinas
Nella quaestio XVI del De malo, dedicata alla natura dei demoni, Tommaso d’Aquino solleva il problema se essi siano in grado di conoscere gli accadimenti futuri (art. VII). All’inizio del consueto elenco di
argomenti pro e contra, il Doctor Angelicus si serve di un’analogia tra
le premonizioni attribuite ai demoni e le previsioni di un medico o
un marinaio: «gli uomini, considerando gli effetti della potenza divina, conoscono in anticipo molte cose del futuro: il medico la salute, il
marinaio la prossima bonaccia. Dunque, a maggior ragione i demoni possono conoscere il futuro» 1. Nonostante l’esempio sia preceduto da un rimando al De Civitate Dei, l’immagine richiama una fonte agostiniana meno frequentata, il De divinatione daemonum 2, nella
1
«homines considerando effectus divinae virtutis multa de futuris praecognoscunt:
medicus sanitatem, nauta tranquillitatem futuram, Ergo multo magis daemones future praecognoscere possunt», Thomae Aquinatis Quaestiones disputatae de malo, q. 16, art. 7, 313a (d’ora in poi De malo). La traduzione italiana è tratta da Tommaso d’Aquino, Il male, a cura di F.
Fiorentino, Milano, Bompiani, 20123, p. 1227.
2
Divin. daem., 4.7; ivi, 6.10. Le opere di Agostino saranno citate secondo le abbreviazioni dell’Augustinus Lexicon. Per la traduzione italiana del De divinatione daemonum ci si atterrà
ad Agostino, Il potere divinatorio dei demoni, a cura di L. Alici, in Id., La vera religione, a cura di
G. Ceriotti, L. Alici, A. Pieretti, Roma, Nba 6, 2, 1995. Medico e navigatore sono esempi topici nella letteratura sul tema: si ritrovano, ad esempio, nel De divinatione di Cicerone (I, VII.13;
«dianoia», 24 (2017)
4
Roberto Limonta
quale l’analogia ricorre con frequenza e che viene citata poco dopo 3.
Rimane incerto se Tommaso abbia avuto una conoscenza diretta o
indiretta del testo 4, ma in tutta la quaestio egli mostra di considerare
la posizione espressa nel De divinatione daemonum come un termine
imprescindibile di confronto, benché spesso critico.
La ripresa della teoria di Agostino testimonia da una lato la persistenza di una fonte e di un modello concettuale all’interno dei quali il tema della prescienza dei demoni è sorto ed è stato discusso; ma
al contempo consente di riflettere sui mutamenti − nella struttura e
nelle questioni che di volta in volta hanno polarizzato la discussione − cui esso è andato incontro quando riletto alla luce di differenti paradigmi concettuali. In questo senso, la posizione agostiniana
è rimasta storicamente un punto di riferimento, assunta di volta in
volta come auctoritas, fonte e infine argomento. Ancora alla metà
del XVII secolo Dietrich Lüders riprenderà, in quell’Exercitium academicum circa praescientiam daemonum expendendam occupatum (1666)
che è un interessante indicatore dello status quaestionis, le soluzioni
e persino l’ordine della riflessione di Agostino 5.
in I, L.112 vi si aggiunge il contadino, come nel De divinatione daemonum) e nel De genio Socratis di Plutarco (581f-582a), uno dei testi di riferimento della demonologia medioplatonica cui
Agostino attinge; cfr. A. Timotin, La démonologie médio-platonicienne in «Rivista di storia della
filosofia», 2 (2015), pp. 381-398, in particolare pp. 391-394.
3
«Nullus vere potest praenuntiare nisi illud quod praecognoscit. Sed Sicut Augustinus
dicit in libro De divinatione daemonum, daemones quaedam vera praenuntiant de futuris eventibus. Ergo daemones praecognoscunt futura», De malo, q. 16, art. 7, 312a.
4
È tuttavia indubbia, a nostro avviso, la conoscenza da parte di Tommaso del De divinatione daemonum, che viene invece negata da Antwerp (E.I. van Antwerp, St. Augustine, The
divination of demons and care for the dead. An abstract of a dissertation, Washington, The Catholic University of America Press, 1955, p. 13, nota 95) e Schlapbach (K. Schlapbach, De divinatione daemonum, in K. Pollmann, W. Otten [a cura di], Oxford Guide to the Historical Reception of
Augustine, Oxford, Oxford University Press, 2013, 1, pp. 132-134). Oltre a un breve passaggio
citato (De malo q. 16, art. 8, 321a) lo prova il fatto che il testo di Agostino sia richiamato esplicitamente più volte, e sempre con pertinenza, nella quaestio XVI (De malo, q. 16, art. 7, 312a;
ivi, 316a; q. 16, art. 8, 320a; ivi, 320b; ivi, 321a) nonché nel De spiritualibus creaturis, a. 7, arg. 2
(“Praeterea, Augustinus in libro de divinatione daemonum dicit quod daemones subtilitate
aerei corpori sensun humanum trascendunt”). Dubbio invece è se Tommaso attinga direttamente al testo di Agostino oppure a fonti indirette come raccolte o florilegi.
5
Dietericus Lüders, Exercitium academicum circa praescientiam daemonum expendendam
occupatum, Jena, Typis Johannis Jacobi Bauhofferi, 1666. Lüders declina il problema nei termini – notitia intuitiva o abstractiva, conoscenza diretta o tramite species, futuri contingenti o
futuri necessari – propri della Seconda Scolastica, ma mostra in più punti la persistenza del
modello agostiniano, ad esempio riproducendo esattamente l’elenco delle cause della prescienza demonica individuate nel De divinatione daemonum. Su questo si veda R. Fedriga e R.
Limonta, Scotus, Durandus & Nominales. Prescienza e natura dei demoni nel De praescientia daemonum di Dietrich Lüders (forthcoming).
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti…
5
La nostra ricerca si occuperà di ricostruire la posizione del De
divinatione daemonum sulla natura e i modi della prescienza demonica. In particolare, saranno oggetto d’indagine lo statuto, naturale
e contingente, della scienza dei demoni e il suo rapporto con quella
angelica e divina; il carattere semiotico e inferenziale della prescienza demonica; la formazione dei phantasmata tra percezione, immaginazione e intelletto. Infine tracceremo a grandi linee il percorso
tramite il quale la polemica agostiniana contro la divinazione pagana, sorta nel quadro dell’apologetica tardo antica e migrata poi nel
contesto teologico della Caduta si è trasformata, a partire dal XIII
secolo, nella quaestio «utrum daemones cognoscant futura», intrecciandosi con l’area tematica comprendente prescienza divina, futuri contingenti, profezie e fatalismo teologico.
1. Il De divinatione daemonum
Il De divinatione daemonum, breve trattato composto fra il 406 e il 410,
raccoglie e ordina osservazioni sparse in altri testi del corpus agostiniano, principalmente il De Genesi ad litteram (XI-XII) e il De Civitate
Dei (IX, 20-22) 6. Il contesto è quello dell’apologetica contro le divinità pagane e le loro capacità profetiche. In senso stretto, nel De divinatione daemonum i demoni sono identificati con gli dei delle religioni pagane, ma in altri testi Agostino intende con il termine daemones
gli angeli caduti, cacciati dal Cielo per la loro superbia e la ribellione a Dio 7, e sarà questa definizione a restare canonica lungo tutta la
tradizione teologica cristiana.
Dall’ambito della polemica apologetica il discorso passa presto,
nella seconda parte (3.7-10.14), al tema vero e proprio, ovvero la
questione della natura dei demoni e delle loro capacità pre-cognitive. Nella prima parte, tuttavia, Agostino afferma un principio che
segna tutto il ragionamento successivo. In discussione non è la pos6
Cfr. K. Schlapbach, De divinatione daemonum, cit. e J. Den Boeft, Daemon(es) e Divinatione
daemonum (De-), in P.O. Kristeller (a cura di), Augustinus-Lexicon (1996-2002), Basel, Schwabe
& Co. AG, pp. 213-222 e 519-524. Sulla demonologia cristiana dei primi secoli, si veda in particolare S. Pricoco (a cura di), Il demonio e i suoi complici. Dottrine e credenze demonologiche nella
Tarda Antichità, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1995.
7
Ad esempio in civ. 5.9 e 6.4. Sulla natura dei demoni in Agostino si vedano J. Den Boeft,
Daemon(es) e Divinatione daemonum (De-), in P. O. Kristeller (a cura di), Augustinus-Lexicon
(1996-2002), cit., pp. 213-222 e 519-524; F. Van Fleteren, Demons, in A. D. Fitzgerald (a cura
di), Augustine Through the Ages: An Encyclopedia, Grand Rapids, Michigan, Eerdmans, 1999,
pp. 266-268.
6
Roberto Limonta
sibilità che i demoni siano in grado di formulare enunciati veri sul
futuro – fatto che Agostino non nega ‒ quanto la loro legittimità
nell’ordine divino del mondo. Bene, giustizia e verità non sono termini interscambiabili: la verità può essere volta al male e costituire un atto d’ingiustizia, come quando i demoni usano delle proprie
capacità di precognizione per ingannare gli uomini, e di converso
l’inganno può essere bene perché, sancito e approvato da Dio, esso
rientra in un ambito – metafisico ed escatologico − più ampio di
quello comprensibile all’intelletto delle creature 8.
Scrive infatti Agostino che «Dio, in quanto giusto, riprova qualcosa, che tuttavia in quanto onnipotente permette» 9. La giustizia
costituisce un primo ordine di regole atto a determinare la prassi
mondana delle creature. L’onnipotenza di Dio costituisce un ordine di secondo livello, che determina le finalità ultime del primo: gli
atti della volontà divina, anche quando acconsente agli inganni dei
demoni, appartengono a questo piano e come tali vanno valutati.
L’impronta intenzionale data dalla volontà del soggetto, e non il
valore di verità, è ciò che determina il valore degli atti di prescienza, i quali, benché di natura cognitiva, non si esauriscono sul piano
dell’apprensione delle res. La questione non è quindi se i demoni siano capaci di prescienza, ma di quale natura essa sia, come sia distinguibile dalla profezia divina e quale sia il suo ambito di legittimità.
La definizione della natura dei demoni rappresenterà un punto
cruciale delle discussioni demonologiche, soprattutto con l’ingresso, nel XIII secolo, della psicologia aristotelica e della sua concezione ilomorfica 10. Per Agostino, che si muove all’interno di una demonologia ispirata alla tradizione scritturale e patristica e soprattutto
alle teologie medioplatoniche 11, la «natura dei demoni è tale che essi,
data la sensibilità del loro corpo aereo, oltrepassano agevolmente la
8
Sul significato del male in Agostino e sul suo rapporto con le questioni legate all’ambito cognitivo si veda G.R. Evans, Augustine on Evil, Cambridge, Cambridge University Press,
1982, in particolare pp. 36-90. Per un’analisi dei significati della menzogna in Agostino, i testi
di riferimento sono il De mendacio e il Contra mendacium.
9
«Deus aliquid et improbet iustus, et tamen permittat omnipotens», ivi, 2.5. La distinzione introdotta da Agostino sembra qui prefigurare quella tra una potentia ordinata e una absoluta Dei, proprie della teologia fra XIII e XIV secolo. Sulla distinzione cfr. W. Courtenay, Capacity and Volition. A History of the Distinction of Absolute and Ordained Power, Bergamo, Lubrina,
1990; E. Randi, Il sovrano e l’orologiaio. Due immagini di Dio nel dibattito sulla idea di potentia absoluta fra XIII e XIV secolo, Firenze, la Nuova Italia, 1986.
10
Arist. De an. 412a 20-21.
11
Cfr. A. Timotin, La démonologie médio-platonicienne, cit.; J. Pepin, Influences païennes sur
l’angélologie et la démonologie de saint Augustin, in M. Milner (a cura di), Entretiens sur l’homme
e le diable, Paris, Mouton, 1965, pp. 51-59.
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti…
7
sensibilità propria dei corpi terreni» 12. Cacciati dal cielo, essi vivono
celati nella caligine aerea, luogo intermedio fra Cielo e Terra, e da lì
agiscono sugli uomini per tentarli e indurli al peccato 13.
Locus e sostanza del corpo dei demoni, la materia aeriforme, retaggio della natura angelica, consente loro una capacità di agire superiore a quella umana. Tuttavia, il peccato ha reso la loro volontà incapace di dirigere rettamente le facoltà cognitive verso la contemplazione
delle verità eterne, come accade invece negli angeli: il giudizio dell’intelletto è infatti legato all’atto con cui la volontà gli presenta gli oggetti
utili a raggiungere i fini che essa ha stabilito. La superiorità cognitiva
dei demoni è bilanciata dalla debolezza della volontà, che rende vani
i giudizi della facoltà intellettiva dal momento che orienta verso scopi malvagi, indifferentemente, verità e falsità, certezze, opinioni e illusioni. In questo modo la “perversa” prescienza dei demoni, «scientia
sine caritate» 14, risulta incapace di attingere a quelle verità cui pure le
sue facoltà cognitive le consentirebbero di giungere.
Soltanto per i limiti delle loro facoltà cognitive, gli uomini interpretano come effetto di poteri sovrannaturali ciò che è perfettamente riconducibile a cause naturali. Agostino le elenca: acutezza
della sensibilità (acrimonia sensus), rapidità del movimento (celeritate motus) e lunga esperienza (rerum longe maior experientia) 15. Così,
sarà a partire dalle caratteristiche della composizione eterea del corpo demonico che sarà possibile spiegare come possono operare le
facoltà intellettive dei demoni in assenza di organi sensibili.
È infatti ragionando sulla loro terza facoltà, cioè la capacità di predire grazie alla lunga esperienza, che Agostino tratteggia una sommaria teoria dei segni per definire lo statuto cognitivo dei demoni:
Talvolta poi predicono […] eventi futuri, conosciuti in anticipo sulla base di segni naturali, che gli uomini non sono in condizioni di
percepire. Se infatti il medico formula previsioni di cui non è capace
chi ignora la sua arte, non per questo lo si deve ritenere divino. […]
Talvolta apprendono alla perfezione anche i disegni degli uomini
[…] quando l’anima riesce ad esprimere taluni segni nel corpo […]
inconoscibili alla rozza sensibilità degli uomini, ma conoscibili alla
sensibilità penetrante dei demoni 16.
Divin. daem. 3.7.
Cfr. civ. 8.14; en Ps. 94.6; ench. 9; Gn. litt. 11.20. L'idea che i demoni avessero dimora negli
strati dell'aria si appoggiava inoltre sull'interpretazione di alcuni passaggi biblici, ad es. Ef 6, 12.
14
Civ. IX.20.
15
Divin. daem. 3.7.
16
«Aliquando autem […] quae naturalibus signis futura praenoscunt, quae signa in
hominum sensus venire non possunt, ante praedicunt. Neque enim quia praevidet medi12
13
8
Roberto Limonta
La scienza demonica è una forma di inferenza semiotica: i moti dell’anima e gli eventi naturali sono fenomeni di cui la sensibilità acuta
delle facoltà percettive demoniche è in grado di cogliere i segni. Essi
consentono di produrre una catena inferenziale che procede dalle
cause naturali, che restano sconosciute agli uomini, ai loro effetti, i
quali sono visibili all’uomo solo a posteriori mentre i demoni sono in
grado di coglierli a priori, benché, come vedremo, solo in modo probabilistico. Incapaci di leggere questi signa naturalia, gli uomini attribuiscono alle pre-visioni dei demoni caratteri sovrannaturali.
In realtà la prescienza dei demoni, operando su segni sensibili e
non su cose, ha carattere mediato e congetturale, lontano dai modi
divini dell’apprensione diretta e intuitiva delle cose. Mediato, perché
nella teoria semiotica di Agostino il segno è ciò che rimanda ad altro
da sé 17, ha funzione comunicativa e non produttiva di sapere 18 ed è
quindi indice di una condizione cognitiva di grado inferiore. Congetturale, perché essa è «scienza delle cose materiali e temporali» 19,
e in quanto tale le sue inferenze prendono le mosse non dalle cause
eterne e necessarie, note solo all’intelletto divino, ma da stati di cose
contingenti e quindi aperti a serie possibili di effetti: non consentono
deduzioni sillogistiche ma solo inferenze di tipo abduttivo 20.
2. Phantasmata, immaginazione e scienza del contingente
I modi della prescienza ne stabiliscono quindi il significato e l’ambito di validità: se conoscenza di segni, essa rimane scienza del contingente e quindi, per Agostino, scienza contingente, ovvero mera
opinio; se apprensione delle cause prime, invece, essa può dirsi
autentica prescienza, perché una cosa è «ricavare supposizioni temporali dal temporale e mutabile della propria potenza e volontà,
cus quod non praevidet eius artis ignarus, ideo iam divinus habendus est. […] Aliquando
et hominum dispositiones, […] cum signa quaedam ex animo exprimuntur in corpore, tota
facilitate perdiscunt: atque hinc etiam multa futura praenuntiant, aliis videlicet mira, qui ista
disposita non noverunt» ivi, 5.9.
17
«signum est enim res praeter speciem, quam ingerit sensibus, aliud aliquid ex se
faciens in cogitationem venire», doctr. chr. II, I, 1.
18
Per la teoria del segno in Agostino cfr. G. Manetti, Le teorie del segno nell’antichità classica, Milano, Bompiani, 1987 e S. Vecchio, Le parole come segni. Introduzione alla linguistica agostiniana, Palermo, Novecento, 1994.
19
«corporalium temporaliumque rerum scientia», civ. IX.22.
20
Il carattere congetturale della prescienza dei demoni sarà ripreso nel dibattito scolastico: lo sostengono, tra gli altri, Alessandro di Hales (Summa Theologiae, II, q. XXVI, m. IV) e
Tommaso d’Aquino (De malo, q. 15, art. 7, resp. 11, 317a).
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti…
9
come è concesso ai demoni […], altro prevedere nelle leggi eterne e
immutabili di Dio, che sono vive nella sua sapienza, i cambiamenti
dei tempi e conoscere la sua volontà» 21. In senso stretto, quella dei
demoni è quindi una praedictio più che un’autentica praescientia, ed
essi praenuntiant e praedicunt più che profetizzare 22. L’atto cognitivo della prescienza demonica agisce sempre a livello semiotico, mai
semantico: non aggancia oggetti reali ma costruisce catene di segni
le quali possono anche generare affermazioni veritiere, ma senza
che in esse l’inferenza tra segni e stati di cose abbia valore di necessità. E ciò sia per i limiti della propria natura sia per la possibilità
che su di essa agisca la volontà di Dio, capace di sospendere le regole della causalità naturale.
Si profilano così due livelli di princìpi causali, gerarchicamente distinti 23, cui corrispondono due diversi ordini di conoscenza:
le «cause minori», legate ai processi naturali, e «le cause maggiori e più nascoste», subordinate all’azione divina. Secondo Agostino,
sull’ordine del mondo può sempre intervenire un atto della volontà
onnipotente di Dio, determinando in modo “innaturale” la direzione degli accadimenti, che l’acuta sensibilità dei demoni aveva potuto
solo presupporre in base alle leggi “naturali” della causalità.
Dimostrata la natura illusoria della scienza dei demoni, Agostino dedica particolare attenzione alla loro azione sulla facoltà immaginativa dell’uomo. Alterando i suoi phantasmata 24, infatti, i demoni
ottengono che l’intelletto umano operi su oggetti che non corrispondono alla realtà, formulando di conseguenza giudizi falsi 25. Il
demone agisce esclusivamente sul piano cognitivo, mai su quello
21
«Aliud est enim temporalibus temporalia et mutabilibus mutabilia coniectare eisque
temporalem et mutabilem modum suae voluntatis et facultatis inserere, quod daemonibus certa ratione permissum est; aliud autem in aeternis atque incommutabilibus Dei legibus, quae
in eius Sapientia vivunt, mutationes temporum praevidere Deique voluntatem», Civ. IX, 22.
22
Nel De divinatione daemonum Agostino usa prevalentemente i verbi praenuntiare e praedicere, che indicano la capacità di anticipare enunciati in merito ad accadimenti futuri e non la
loro reale conoscenza. L’espressione praenoscere, che presuppone un maggior impegno ontologico, ricorre molto più raramente.
23
Divin. daem. 6.10.
24
In generale, Agostino rifiuta l’idea che i demoni possano produrre nuovi phantasmata, in quanto questi possono formarsi nell’immaginazione soltanto a partire dall’impressione sensibile delle cose sulle facoltà percettive. L’azione dei demoni, almeno nel De divinatione
daemonum, è sempre indiretta e opera solo su tracce e segni.
25
Sul processo di formazione dei phantasmata e sugli inganni dei sensi secondo la filosofia della mente agostiniana si veda G. O’Daly, Augustine’s Philosophy of Mind, Berkeley and
Los Angeles, University of California Press, 1987, in particolare le pp. 106-130. Sulla struttura
epistemica dell’errore nelle teorie cognitive medievali, cfr. G.R. Evans, Getting it Wrong. The
Medieval Epistemology of Error, Leiden, Brill, 1998 (per Agostino, in particolare, pp. 193-202).
10
Roberto Limonta
ontologico, e per questo tra i suoi attributi, in Agostino, spiccano
quelli epistemici: deceptor (trin. 13,24), mendaciloquus (c. Faust. 20,19),
fallax (trin. 8,5) o fallacissimus (civ. 9,16). Agendo sulle immagini su
cui l’intelletto formula i suoi giudizi, essi riescono poi a pervertire
la volontà, che si orienta sulla base delle nozioni fornite dall’intelletto. Questi aspetti diventeranno centrali quando la prescienza demonica diventerà oggetto di una specifica quaestio fra quelle dedicate
all'esame delle facoltà dell'anima.
L’ultima parte dello scritto è dedicato a trarre le fila del discorso
stabilendo le differenze tra la divinazione dei demoni e le profezie
di natura divina 26. La profezia autentica − che Agostino attribuisce
a Dio, angeli e profeti − si distingue per tre caratteristiche: i) deriva dall’ascolto; è quindi ricettiva più che produttiva, perché fonda il
proprio valore di verità sulla fonte della ricezione e sul significato di
testimonianza dei suoi enunciati; ii) non è ingannevole e non è prodotta da inganni; iii) è veritiera in senso assoluto. La divinazione dei
demoni, dall’altra parte, ha proprietà specularmente opposte: i) non
deriva dall’ascolto, ma dalla manipolazione dei signa naturalia; ii) è
sempre volta all’inganno: fallisce non se è falsa ma se (anche predicendo il vero) risulta inefficace; iii) è falsa o può esserlo, perché suo
criterio non è la vero-funzionalità 27.
26
Sullo statuto epistemologico della profezia nella teologia medievale si vedano, per una
prima ricognizione, A. Rodolfi, Cognitio obumbrata. Lo statuto epistemologico della profezia nel secolo XIII, Firenze, Sismel-Edizioni del Galluzzo, 2016; R. Fedriga, R. Limonta, Prophetae non dixerunt falsum. Spazio percettivo e spazio semantico nelle teorie della profezia di Pietro Aureolo e Guglielmo di Ockham in «Documenti e Studi sulla tradizione filosofica medievale», XXVI (2015), pp.
399-431; G. Garfagnini, A. Rodolfi (a cura di), Profezia, filosofia e prassi politica, Pisa, Ets, 2013; S.
Davidson, Prophecy, in E. N. Zalta (a cura di), Stanford Encyclopedia of Philosophy (Fall 2011 Edition), URL=http://plato.stanford.edu/entries/prophecy/; A. Michel, Prophéthie, in A. Vacant, E.
Mangenot (a cura di), Dictionnaire de théologie catholique, Paris 1936, vol. XIII (1), coll. 708-713.
27
Tali caratteristiche si appoggiano anche su differenti modi della visio. Nel De Genesi ad
litteram (6.15) Agostino distingue tre forme di visione: quella corporea, che si manifesta attraverso l’organo di senso della vista; quella spirituale, che agisce sul piano della memoria e
delle sue immagini; infine quella intellettuale. Mentre la visio intellectualis è quella del profeta ispirato, sempre veritiera e mai ingannevole, quella dei demoni opera con segni naturali e
non è quindi in grado di attingere al livello (ontologico) delle cause prime e al grado (cognitivo) della certezza cui giunge la visio prophetica. Nel caso delle divinazioni demoniche, il legame tra cause ed effetti è quello di una “necessità debole”, legata a una causalità naturale sempre sospesa all’onnipotenza di Dio e alle scelte libere delle volontà create.
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti…
11
3. Utrum daemones cognoscant futura: breve genealogia di una quaestio
Definita la posizione di Agostino, possiamo ora tracciare una mappa sintetica delle trasformazioni storiche attraverso le quali il tema
della natura cognitiva dei demoni è andato trasformandosi, venendo gradualmente a confluire nel più ampio alveo delle questioni
legate alla prescienza divina e al fatalismo teologico 28 e contribuendo a definire i confini dei contesti teorici nei quali di volta in volta è
stato ripreso e discusso 29.
Il De divinatione daemonum di Agostino raccoglieva in una teoria compiuta, benché non sistematica, una serie di riferimenti sparsi nella letteratura patristica, da Origene a Lattanzio a Giustino 30.
Assente nella più nota delle enciclopedie altomedievali, le Etimologie di Isidoro di Siviglia, il testo di Agostino è invece ampiamente
citato in compilazioni successive come il De magicis artibus di Rabano Mauro (VIII sec.) o il Panormia di Ivo di Chartres (XI sec.) 31, dove
esso svolge la funzione di auctoritas ed è assunto a criterio indiscusso
di riferimento sulle questioni relative alla divinazione e alle pratiche
magiche dei pagani.
Un primo scarto si registra quando la natura dei demoni e delle loro capacità cognitive viene identificata come questione autonoma e isolata dall’ambito delle pratiche magiche cui era ancora
legata nelle compilazioni altomedievali. Ruolo cruciale, in questa
fase, è quello di Anselmo d’Aosta, che nel De casu diaboli (1086/87)
28
I loci della trattazione agostiniana del problema sono principalmente il De libero arbitrio
(III, 1.4) e il De civitate Dei (V, 8-11). Sul tema in Agostino, cfr. R. Fedriga e R. Limonta, Metter le brache al mondo. Compatibilismo, conoscenza e libertà, Milano, Jaca Book, 2016, pp. 18-22;
W.L. Craig, The Problem of Divine Foreknowledge and Future Contingents from Aristotle to Suarez,
Leiden, Brill, 1988, pp. 59-79.
29
Sulla demonologia medievale la bibliografia è vastissima. Ci limitiamo qui a segnalare,
perché più utili alla prospettiva epistemologica della nostra indagine, AA.VV., Il diavolo nel
Medioevo, Atti del XLIX Convegno storico internazionale (Todi, 14-17 ottobre 2012), Spoleto,
CISAM - Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 2013; J. B. Russell, Il diavolo nel Medioevo, Roma-Bari, Laterza, 1987; AA.VV., Le diable au Moyen Âge. Doctrine, problèmes moraux,
représentations, Aix-en-Provence, Presses Universitaires de Provence, 1979; B.P. McGuire,
God-Man and the Devil in Medieval Theology et Culture, Copenhague, Cahiers de l’Institut du
Moyen-Age grec et latin, 18-82, 1976.
30
Per la storia del concetto teologico di demone, si veda T. Ortolan, Demon, in A. Vacant,
E. Mangenot (a cura di), Dictionnaire de théologie catholique, Paris, 1936, vol. IV, coll. 321-407.
31
Cfr. K. Schlapbach, De divinatione daemonum, cit., p. 132. Va notato tuttavia come i brevi riferimenti presenti in Isidoro (Etymologiarum Libri, VIII, 11, 15-17) ricalchino esattamente il
modello agostiniano del De divinatione daemonum: il demone, infatti, è descritto come superiore all'uomo per subtilioris sensu acumine, experientia longissimae vitae e corporum aeriorum natura.
12
Roberto Limonta
definisce e tematizza il problema dell’agire dei demoni e della loro
natura. In particolare, il capitolo XXI tocca direttamente la questione della loro prescienza: «Quando mi chiedi se l’angelo che si mantenne nella verità abbia preveduto la sua caduta, bisogna chiarire
di che previsione tu intendi parlare» 32. Pur muovendosi ancora sulla falsariga della posizione agostiniana, Anselmo intende ormai la
questione della prescienza demonica in un diverso contesto, quello
del dilemma fatalista che attraversa le discussioni sulla prescienza
divina: se gli atti cognitivi di Dio necessitano gli accadimenti futuri,
quale libertà di scelta restava agli angeli ribelli? Erano in grado di
prevedere la propria caduta? E se ciononostante perseverarono nel
peccato, lo fecero per un limite delle loro facoltà cognitive o per un
difetto di volontà? La consapevolezza della natura e autonomia del
tema è attestata anche dal Decretum di Graziano (metà del XII secolo), fonte di riferimento per il diritto canonico. La quaestio III riporta
senza commento ampi passaggi della seconda parte del De divinatione daemonum, in risposta alla domanda «Queritur autem de natura demonum, cuius naturae sint, an futura prescire valeant, vel quot
modis futura prenoscant?» 33.
Un secondo passaggio cruciale è rappresentato dal Liber Sententiarum (II, dd. 3-8) di Pietro Lombardo, che cita diversi testi di Agostino anche se non il De divinatione daemonum. La posizione agostiniana mostra qui di aver nuovamente mutato natura: non più semplice
auctoritas, essa funge da fonte, intesa quale riferimento testuale utile a
sostenere un’argomentazione che si costruisce su un tessuto ragionato di citazioni. È la distinctio VII, in particolare, a stabilire la questione della scientia demonica, e su di essa si concentreranno i commenti
alle Sentenze nel discutere la natura dei demoni e della loro prescienza.
Fissata così nei suoi termini, a partire dal XIII secolo la prescienza dei demoni diventa un locus classicus del dibattito teologico. Presente in autori come Pietro di Poitiers, Guglielmo d’Auvergne, Alessandro di Hales, Alberto Magno e Bonaventura da Bagnoregio 34, la
questione giunge a un passaggio decisivo con Tommaso d’Aqui32
«Cum quaeris utrum ille angelus qui non stetit in veritate praescierit se casurum,
discernendum est de qua scientia dicas.» Anselmo, De casu diaboli, XXI, ll. 16-17 in Sancti
Anselmi Cantuariensis Archiepiscopi Opera omnia ad fidem codicum recensuit F.S. Schmitt
O.S.B., Edinburgi apud Th. Nelson et filios 1946-1961, 6 voll (trad. it. da Id., Opere filosofiche,
trad. di S. Vanni Rovighi, revisione e cura di P.B. Rossi, Roma-Bari, Laterza, 2008).
33
Decretum magistri Gratiani, Æ Friedberg, Lipsia, 1879, q. III, pars III, p. 849.
34
Cfr. B. Faes de Mottoni, T. Suarez-Nani, B. Faes de Mottoni, T. Suarez-Nani, I demoni
e l’illusione dei sensi nel secolo XIII: Bonaventura e Tommaso d’Aquino, in H.-J. Horn (a cura di),
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti…
13
no, che ne fa l’oggetto dell’art. 7, q. XVI del De malo 35. In questo
modo egli stabilisce le linee di riferimento per la discussione, che,
pur restando nel contesto dell’angelologia e dei commenti alle Sentenze, si muoverà ora prevalentemente sulla scorta degli strumenti forniti dalla psicologia aristotelica e dalle teorie sulla natura e le
funzioni delle facoltà dell’anima 36.
Possiamo solo accennare, in questo contesto, alla posizione di
Tommaso 37. A differenza di Agostino, egli ritiene che i demoni siano sostanze incorporee che si legano occasionalmente a un corpo
per agire. Di conseguenza la prescienza dei demoni, dovendo operare tramite la mediazione dei corpi, non esce dall’ambito della
scienza naturale: il demone conosce necessariamente le cose necessarie, congetturalmente quelle probabili e ignora i futuri contingenti, poiché di essi sono note soltanto le cause e non gli effetti. Quanto alle azioni legate alle libere scelte della volontà umana, i demoni
possono prevederle per esperienza acquisita, ma non possono averne scienza esatta 38.
Tommaso si concentra in particolare sul rapporto tra i phantasmata dell’immaginazione e le res, elaborando un’articolata teoria sul
funzionamento delle facoltà dell’anima sotto l’azione dei demoni. La
possibilità di indurre l’immaginazione a produrre dei phantasmata
di oggetti non esistenti rientra nella fisiologia naturale e come tale è
possibile ai demoni, che tuttavia non hanno la capacità di agire direttamente sulle facoltà che trascendono la sfera sensibile, cioè intel-
Jakobs Traum: zur Bedeutung der Zwischenwelt in der Tradition des Platonismus, St. Katharinen,
Scripta Mercaturae Verlag, 2002, pp. 77-94.
35
Cfr. anche In Secundum Sententiarum, dd. 3-7 e Summa Theologiae, I, qq. 53-53; Ivi, I, 111,
3; Ivi, IIa IIae, qq. 94-96, nonché il già citato De spiritualibus creaturis, a. 7, arg. 2.
36
Si veda il paradigma scientifico e fisicalista, ut naturalis, con cui Witelo, contemporaneo di
Tommaso, affronta la questione nel De substantia et natura daemonum (cfr. G. Federici Vescovini,
Medioevo magico. La magia tra religione e scienza nei secoli XIII e XIV, Torino, Utet, 2008, pp. 91-97).
37
Sulla questione della prescienza dei demoni in Tommaso si vedano soprattutto B. Faes
de Mottoni, T. Suarez-Nani, I demoni e l’illusione dei sensi nel secolo XIII: Bonaventura e Tommaso
d’Aquino, cit.; P. Porro, Il diavolo nella teologia scolastica: il caso di Tommaso d’Aquino in AA.VV.,
Il diavolo nel Medioevo, cit., pp. 77-100; L. Hődl, Scholastische Dämonologie in R.-H. Bautier, R.
Auty (a cura di), Lexikon des Mittelalters III, München, Artemis Verlag, 1986, pp. 478-480; la
parte dedicata a Tommaso in T. Ortolan, Demon, in A. Vacant, E. Mangenot (a cura di), Dictionnaire de théologie catholique, cit..
38
«ratio et voluntas excitantur quidem ad agendum ab aliquo exteriori quod inducit passionem in corpore aut in viribus sensitivis, sed in potestate rationis et voluntatis remanet ut
operetur vel non operetur», De malo, 318b.
14
Roberto Limonta
letto o volontà, ma devono passare attraverso la mediazione degli
organi di senso per ingannare l’intelletto con immagini fallaci 39.
Com’è evidente, la riflessione di Tommaso è in diversi tratti
ancora debitrice dell’impostazione agostiniana. Tuttavia la questione appare aver cambiato nuovamente il suo profilo, e il modo con
cui viene ripreso, nel De malo, il De divinatione daemonum lo rivela:
dapprima fissato nel ruolo di auctoritas o di fonte, esso è ora oggetto di disamina critica nel contesto del gioco di posizioni pro e contra
della quaestio. Il carattere apologetico del testo ha lasciato spazio a
una sofisticata teoria delle facoltà cognitive dell’anima demonica, e
in questa forma il tema è recepito e discusso nel dibattito teologico
a partire dal XIII secolo.
La prescienza dei demoni, quindi, viene tradotta nei termini propri delle discussioni sulla prescienza divina, i futuri contingenti e
la scienza umana e angelica, ambito nel quale essa mostra ormai
di essere confluita 40. Come sottolinea Gregory, «siamo innanzi agli
sviluppi più originali dell’angelologia e della demonologia nella
Scolastica dei secoli XIII-XIV, impegnata a collocare entro la struttura dell’universo aristotelico temi biblici, patristici, altomedievali
nati in contesti del tutto estranei all’aristotelismo» 41. Essa costituisce
ormai un caso esemplare alla luce del quale verificare le teorie sulla
natura delle species e dell’atto intellettivo, la dinamica delle illusioni dei sensi e dei phantasmata dell’immaginazione, gli esperimenti
mentali su un Dio menzognero e ingannatore, per giungere a incrociare, con la riflessione di Ockham e dei nominales, la discussa questione della notitia intuitiva de re non existente 42.
39
Cfr. B. Faes de Mottoni, T. Suarez-Nani, I demoni e l’illusione dei sensi nel secolo XIII:
Bonaventura e Tommaso d’Aquino, cit., pp. 87-90.
40
Va segnalato che già nel De diversis quaestionibus ad Simplicianum di Agostino la trattazione della prescienza divina (II.2.2) compariva accanto alla discussione sulla divinazione demonica del futuro (II.3.3). Agostino non vi indugia, mentre l’uso della stessa immagine − l’alta specula da cui Dio osserva le creature, come una fila di uomini in cammino che gli
appaiono tutti simultaneamente –, da parte di Tommaso, per riflettere sulla prescienza divina
(Expositio Libri Perihermeneias, lec. 14, p. 77, ll. 379-393) come su quella demonica (De malo, q.
XVI, art. 7, 315b) mostra l’avvenuta consapevolezza di quanto i due ambiti fossero intrecciati.
41
T. Gregory, Principe di questo mondo. Il diavolo in Occidente, Roma-Bari, Laterza, 2013 p. 22.
42
Sul rapporto tra la speculazione demonologica e il problema della notitia intuitiva de
re non existente si vedano T. Gregory, Principe di questo mondo. Il diavolo in Occidente, cit., pp.
17-22; K. Tachau, Vision and Certitude in the Age of Ockham. Optics, Epistemology and the Foundation of Semantics 1250-1345, Leiden-New York – Copenhagen – Köln, Brill, 1988, pp. 123-129;
T. Gregory, Dio ingannatore e genio maligno. Note in margine alle “Meditationes” di Descartes in
«Giornale critico della filosofia italiana», LIII (LV) [1974], pp. 477-516.
24. dianoia
Saggi
roberto limonta
Una più del diavolo. Divinazione, prescienza e futuri contingenti nel De Divinatione daemonum
di Agostino d’Ippona
federico minzoni
Averroismi al plurale. La ricezione del Tafsīr Kitāb al-Nafs di Ibn Rušd nel Commento alle Sentenze
di Tommaso d’Aquino
andrea di biase
Pascal, i filosofi e il ritratto dell’uomo. «On ne peut faire une bonne physionomie»
andrea togni
La tesi tripartita di Locke
gaetano antonio gualtieri
Conoscenza e sviluppo del mondo umano nella filosofia di Giambattista Vico
francesco cerrato
La riforma spinoziana della dialettica. Spaventa e Gentile interpreti dell’Etica
andrea angelini
Il concetto di alienazione tra dialettica e struttura: Foucault, Hyppolite, Althusser
gabriele scardovi
Sopravvenienza del sé, emergentismo e identità personale
capucine lebreton
Corps et lois : les passions comme pivot de la moralité chez Montesquieu
paulo eduardo arantes
Tentativo di identificazione dell’ideologia francese. Una introduzione (1990)
a cura di Giovanni Zanotti
Michel Henry e la religione
a cura di Roberto Formisano
roberto formisano
Presentazione dei lavori
jean leclercq
Vita e metodo. La svolta epistemologica di Michel Henry
garth w. green
Verità e non-verità nella filosofia della religione di Michel Henry
roberto formisano
Note alla filosofia henryana della religione. Sulla genesi della fenomenologia materiale,
alla luce degli inediti
Note
Recensioni
IssN 1125-1514