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Carteggio (1891-1904)

Alexius Meinong e Edmund Husserl
p. 169-194

Note della redazione

Traduzione e cura di Alessandro Salice. La traduzione del carteggio si basa sull’edizione critica del testo originale tedesco pubblicata a c. di Karl Schuhmann e Elisabeth Schuhmann in Husserliana Dokumente. Vol. III: Briefwechsel. Parte I: Die Brentanoschule, Dordrecht, Kluwer Academic Publishers, 1994: 123-149. Il testo tra parentesi quadre è stato inserito dal traduttore.

Testo integrale

1Meinong a Husserl, 17.5.1891

 

2Graz, 17.5.1891

 

3Egregio signor Collega!

  • 2 E. Husserl, Recensione di Schröder, E., Vorlesungen über die Algebra der Logik, «Göttingische geleh (...)
  • 3 E. Husserl, Der Folgerungskalkül und die Inhaltslogik, «Vierteljahrssschrift für wissenschaftliche (...)
  • 4 Carl Stumpf, Tonpsychologie, vol. II, Leipzig, 1890, recensito da Meinong nella «Vierteljahrsschrif (...)

4Proprio mentre mi accingevo a confermare con gratitudine il ricevimento della Sua prima gentile spedizione2, ho ricevuto la seconda3; inoltre, un’inserzione su Stumpf II4 doveva finalmente essere portata a termine per la «Vierteljahrsschrift für die Musikwissenschaft» ed è così andata a finire che solo le vacanze di Pentecoste mi mettono in condizione di ringraziarLa per i numerosi impulsi e incentivi che i Suoi due interessanti saggi hanno arrecato ai miei lavori avviati sulla teoria della conoscenza. Per quanto riguarda in particolare la questione principale – la trasposizione del calcolo dell’estensione al contenuto – mi sembra che la dimostrazione progettata Le sia riuscita. Se sul tema io mi esprimo in maniera ancora un po’ riservata, ciò ha il suo motivo in punti di divergenza che interessano i simboli 0 e 1 e quelle parti della teoria brentaniana del giudizio che ritengo sbagliate: sarebbe infatti pur sempre possibile che queste medesime parti tocchino anche la Sua tesi principale in qualche punto, che però al momento mi sfugge, poiché non posso dedicarmi oltre alla questione. Eppure, non do molto credito a questa possibilità e appunto per questo credo che in fin dei conti Lei abbia ragione.

5Ringraziando nuovamente con un saluto amichevole.

 

6Suo devoto,

7A. Meinong

8*

9Husserl a Meinong, 22.5.1891

 

10Halle a/S, 22.5.1891

 

11Egregio Professore!

12La ringrazio di cuore per le affettuose righe con cui Lei mi ha reso straordinariamente contento. Tanto più tengo al Suo giudizio, tanto più il suo assenso, per quanto solo provvisorio e condizionato, conferma la mia speranza di aver colpito nel segno, perlomeno per quanto riguarda la questione principale, con i miei due lavori occasionali sul calcolo logico.

13Non mi è giunto affatto inaspettato che il Suo acume abbia scoperto subito i punti problematici delle mie esposizioni: mi riferisco all’interpretazione dei simboli 0 e 1. Dopo tanti mesi di lavoro in ambiti del tutto diversi, quando ho ricevuto i saggi stampati e li ho riletti completamente con imparzialità, mi sono subito arrestato su quei punti e mi sono accorto dei miei errori. Ero quindi preparato a dubbi e a obiezioni.

14Nella Sua cara missiva Lei mi ha parlato, egregio Professore, in modo del tutto generale di “punti di divergenza” relativi ai simboli 0 e 1, fatto da cui non riesco a desumere se Lei rifiuta le mie interpretazioni del tutto o solo in parte e se Lei stesso sia giunto a delle positive integrazioni. Ad ogni modo, mi prendo la libertà di comunicarLe la mia attuale opinione su tale questione, tanto più che spero che quanto ora Le presento possa apparirLe più soddisfacente.

15I. Nel calcolo degli oggetti concettuali (o nel calcolo delle dipendenze di caratteristiche) ritengo corrette le interpretazioni dei simboli 0 e 1; al contrario falsa la spiegazione di

 

16VI. 0A

 

  • 5 Cfr. Husserliana XXII: 59 e 35.

17(p. 182 del saggio e la analoga p. 271 della recensione)5.

18Anzitutto, una nota relativa al senso della formula AB. Essa significa:

 

19“Se qualcosa è un A, allora esso è un B”.

20Questo non significa: se qualcosa è rappresentato con le caratteristiche A, allora esso è – o deve essere – rappresentato con le caratteristiche B (cosa che varrebbe solo per giudizi analitici affermativi nel senso stretto del termine), bensì: se qualcosa è riconosciuto come avente le caratteristiche A, allora esso deve essere riconosciuto anche come avente le caratteristiche B; per cui noi possiamo dire in modo equivalente:

 

21se c’è qualcosa (se esiste qualcosa), che ha le caratteristiche A, allora lo stesso ha anche le caratteristiche B.

 

22Se questo è corretto, allora

 

23V. A1

 

24significa che “se qualcosa ha le caratteristiche A, allora esso ha anche la caratteristica dell’esistenza”. È equivalente con ciò: “se qualcosa esiste come avente le caratteristiche A, allora esso esiste”. Il che è indubitabile.

25Consideriamo ora

 

26VI. 0A (valido per ogni A)

 

27cioè, “se qualcosa è un non-esistente” oppure, il che è equivalente:

 

28“se esiste qualcosa che ha la caratteristica della non-esistenza” – “allora esso ha anche la caratteristica A, qualsiasi cosa sia A” (allora esso ha ogni caratteristica).

 

29Dimostrazione.

30N è un non-esistente, allora il giudizio

 

311) “N è A è falso per ogni A.

 

32Se non c’è un cerchio quadrato, allora il giudizio “un cerchio quadrato è A (rosso, non rosso, circolare ecc.)” è falso per ogni A.

33Di conseguenza il giudizio

 

34“N non è A” vale per ogni A,

 

35quindi anche se io al posto di A pongo non-A, cioè

 

36“N non è non-A”

 

37in cui N è un non-esistente qualsiasi e A una caratteristica qualsiasi.

38In altre parole: non c’è nessun non-esistente che non sia A, oppure: se c’è un non-esistente, allora questo è un A, cioè, 0A. Quod erat demostrandum.

39Possiamo enunciare il risultato anche così: se un non-esistente N esiste, allora il giudizio

 

402) “N è A” è corretto per ogni A.

 

41Questo è l’opposto contraddittorio di 1), entrambi conseguono regolarmente dall’ipotesi. La spiegazione di questo paradosso sta nell’assurdità dell’ipostatizzazione dell’esistenza di un non-esistente in quanto tale, per cui viene commessa una diretta infrazione contro i principi logici fondamentali. Ma se a priori presupponiamo questi principi e se tuttavia formuliamo quell’ipotesi, allora ne risultano – fatto di cui non ci si deve assolutamente sorprendere – conseguenze contrapposte e assurde sulla base di una deduzione logicamente corretta. La formula VI esprime quindi una proposizione corretta (non un assioma) sul rapporto di due assurdità.

42II. Si possono interpretare i simboli 0 e 1 anche in un altro modo, che alcuni preferiranno:

 

431 sarebbe l’oggetto del concetto “avere una caratteristica qualsiasi”;

440 l’oggetto del concetto “non avere nessuna caratteristica”.

 

45(Coloro che mettessero alla pari esistere e avere una caratteristica potrebbero mantenere le vecchie interpretazioni.)

46V. A1 “se qualcosa ha la caratteristica A, allora esso ha una caratteristica qualsiasi”.

47VI. 0A “se qualcosa ha la caratteristica di non avere alcuna caratteristica, allora esso ha ogni caratteristica”.

48La dimostrazione è esattamente analoga a quella data sopra per la vecchia interpretazione. L’ipotesi è anche qui assurda, perciò la conseguenza è assurda e l’annulla.

  • 6 Cfr. F. Brentano, Psychologie vom empirischen Standpunkte, Leipzig, 1874: 283 [tr. it. Brentano [18 (...)
  • 7 Cfr. Husserliana XXII: 62 e ss.
  • 8 Secondo Leibniz, «Eadem sunt quorum unum potest substitui alteri salva veritate». Cfr. Non inelegan (...)
  • 9 Cfr. Husserliana XXII: 51 in alto.
  • 10 Cfr. ivi: 52 in alto.

49III. All’occasione voglio correggere un ulteriore errore che ho commesso. Una certa analogia della forma di Boole SP1 = 0 “la classe degli S che sono non-P è una classe vuota” con la forma fondamentale di Brentano del giudizio universale6 mi ha trascinato al pregiudizio, che un calcolo, che voglia prender le mosse dall’ultima forma, debba imboccare i binari della tecnica di Boole o di una a essa affine. Uno sguardo alle formule I-VIII sarebbe però bastato a mostrare che le medesime sono da leggersi complessivamente nel senso della forma fondamentale di Brentano, così che l’intero calcolo può essere compreso anche come uno del dedurre negativo-universale. (A B significa allora proprio “un A, che non è B, non è”). Lo stesso sarebbe risultato anche dalle considerazioni di p. 185 del saggio7 le quali chiariscono che un calcolo in generale, che sia fondato per una forma del giudizio universale, può trasporsi in modo identico su qualsiasi forma equivalente, può essere cioè interpretato nel suo senso salva veritate8. La limitazione alle forme equivalenti affermative (loc. cit.) era del tutto arbitraria e condizionata solo da quel pregiudizio. Non occorrono che siano escluse nemmeno quelle forme che (in espressione unitaria) correlano al giudizio universale, come equivalente, non un singolo giudizio, ma in verità una coppia di giudizi. Questo vale per le forme d’identità (Boole, Jevons: p. 174)9 e per le forme di equivalenza (cfr. p. 175, riga 12 dal basso)10.

  • 11 Cfr. ivi: 50 in alto.

50Tuttavia le implicazioni per l’enunciazione delle formule diventano quasi insopportabili e risulta così evidente che l’unica strada corretta per l’allestimento del calcolo consiste nel porvi alla base le forme più primitive (I A, 173)11, in questo modo esso viene nel contempo già fondato per tutte le altre.

51IV. Le mie interpretazioni dei simboli 1 e 0 nel “calcolo degli enunciati” sono senz’altro false. Io le sostituisco con le nuove seguenti:

 

521 significa il giudizio “c’è un giudizio valido”.

530 significa il giudizio “non c’è un giudizio valido”.

 

54V. A1: se il giudizio A vale, allora c’è un giudizio valido.

55VI. 0A (A è un giudizio qualsiasi): se vale il giudizio “non c’è un giudizio valido”, allora vale ogni giudizio.

56Dimostrazione. Se non c’è alcun giudizio valido, allora anche il giudizio A1, l’opposto contraddittorio di A, non è valido; quindi A è valido. Inoltre A può significare qualsiasi giudizio. Pertanto ogni giudizio è valido. Quod erat demostrandum.

57Anche qui da un’ipotesi assurda deriva logicamente una conclusione assurda e una che la annulla.

58V. Merita ancora di essere sottolineato il fatto che, anche se le mie interpretazioni dei simboli 0 e 1 fossero scorrette (pure nella nuova formulazione), il calcolo del contenuto non starebbe in una situazione affatto peggiore rispetto al calcolo dell’estensione. Infatti, proprio le stesse difficoltà che quei simboli costituiscono nel primo, essi le costituiscono anche nell’ultimo. Qualsiasi corretta interpretazione degli stessi [simboli] in un calcolo fornisce necessariamente, tramite una semplice conversione equivalente (estensioni – contenuti – oggetti), un’interpretazione corretta nell’altro calcolo. Solo la superficialità con cui i logici delle classi erano soliti trattare i fondamenti del calcolo non fece loro vedere le difficoltà che stanno in questi simboli problematici.

59Noto infine che l’allestimento della tecnica di deduzione mi sembra essere del tutto indipendente da quella brentaniana, così come da ogni altra speciale teoria del giudizio.

  • 12 Cfr. E. Husserl, Der Folgerungskalkül und die Inhaltslogik. Nachträge zur gleichnamigen Abhandlung, (...)

60Conto di utilizzare queste aggiunte e rettifiche al mio saggio per un appunto nella Vierteljahrschrift für wissenschaftliche Philosophie12. La ringrazierei molto se mi comunicasse gentilmente se sono riuscito a dissipare i Suoi dubbi e se le mie attuali spiegazioni su 0 e 1 Le sembrano più soddisfacenti.

  • 13 E. Husserl, Philosophie der Arithmetik. Psychologische und logische Untersuchungen. Erster Band, Ha (...)

61Nel contempo dovrebbe esserLe giunto – egregio Professore – un esemplare della mia «Philosophie der Arithmetik» I13. Mi farebbe molto piacere se Lei vi trovasse qualcosa di utile e di buono. L’opera è per lo più un lavoro degli anni precedenti ed è sorta tra avversità e ostacoli così numerosi che difficilmente darà l’impressione di un intero bilanciato armonicamente. Spero di non essermi affannato invano e di non essermi allontanato troppo dalla verità – almeno nei punti più essenziali.

  • 14 Cfr. Husserliana XII: 266 in basso.

62All’occasione, mi permetto di rettificare un errore di stampa in questo volume che è causa di ambiguità: p. 302 riga 21 dal basso si legga sistematico (numero) al posto di simbolico14.

63Nell’esprimerLe nuovamente il mio più sincero ringraziamento per le Sue così gentili righe, rimango

con massima stima devoto, Suo

64E.G. Husserl

65*

66Meinong a Husserl, 19.6.1891

 

67Graz, 19 Giugno 1891

 

68Egregio collega!

69Dovrei così ancora una volta proprio ringraziarLa per la Sua gentile spedizione, che questa volta si presenta come un considerevole volume, e ancora una volta devo chiederLe scusa per aver così a lungo indugiato a esprimerLe questa gratitudine. Avrei voluto leggere il libro appunto fino alla fine, ma sempre nuovi ostacoli negli affari correnti hanno sbarrato il passo a questo proposito e, siccome cose del genere sono solite accumularsi in fine di semestre, mi sembra conveniente dirLe – dopo aver preso già conoscenza della prima metà del Suo libro che in ciò mi autorizza pienamente – che posso augurarLe di cuore buona fortuna per il Suo ben riuscito lavoro, che nessuna persona interessata riporrà senza [riceverne] notevole profitto.

  • 15 A. Meinong, Zur Psychologie der Komplexionen und Relationen, «Zeitschrift für Psychologie und Physi (...)

70Naturalmente ciò non significa ancora un consenso in ogni parte: qualcosa a riguardo potrebbe essere contenuto nel breve lavoro che accludo a queste righe15, altro Le sarà noto dalle tante parti attinenti dei miei vecchi scritti, sebbene nel Suo libro sembri essere stata rivolta una qualche cura nel non rivelare nulla di tale conoscenza al lettore.

  • 16 «Nelle sue lezioni universitarie Brentano ha insistito da sempre con forza sulla distinzione tra ra (...)
  • 17 A. Meinong, Recensione a Johannes von Kries, Die Principien der Wahrscheinlichkeits-Rechnung, «Gött (...)

71Per quanto ne so, fa eccezione solo la nota di p. 215 e s., per accusarmi, pur sempre con delicatezza, di un plagio. Poiché il Suo “da sempre”16 non può proprio poggiare su esperienza personale, Lei è stato senza dubbio male informato; il Suo informatore avrebbe potuto desumere da Göttingische Gelehrte Anzeigen 1890 p. 73 e s., nota17, che non sopporto cose simili e Lei troverà comprensibile se anche questa volta, all’occasione, mi curo della necessaria rettifica.

72Nel frattempo, la novità letteraria a me tanto gradita, che è stata toccata fin nel precedente dettaglio, ha spinto in secondo piano le nostre differenze riguardo lo 0 e l’1 e io arriverei proprio troppo tardi con una dettagliata risposta alla Sua gentile missiva del 22 dello scorso mese. Qui mi permetta quindi solo una nota generale. Il principio “io posso enunciare qualsiasi cosa su qualcosa di assurdo poiché più assurdo ancora non può certo diventare” mi sembra davvero molto dubbio. Non sarebbe per lo meno più naturale dire che – proprio poiché in questo modo si realizza sempre e solo assurdità – di tutto ciò non ce ne facciamo niente? La Sua dimostrazione: “il cerchio quadrato non è né rosso né qualcos’altro, quindi non è neanche non-rosso, quindi è rosso” sarebbe interpretata come sofistica da ogni ingenuo; dietro a ciò non si nasconderà qualcosa del sano senso comune, che anche il nostro deve rispettare? E se egli, nonostante ogni resistenza, si lascia costringere ad accettare una posizione negativa della Sua dimostrazione per l’altra, ciò non ha forse il suo motivo nel fatto che nella vita quotidiana la negazione è così spesso utilizzata per respingere un’affermazione?

73Ringraziando nuovamente nel miglior modo per il Suo prezioso regalo, con un saluto amichevole,

 

74Suo devoto

75A. Meinong

76*

77Husserl a Meinong, ca. Luglio 1891

 

78[…] di aver preso la strada corretta. Capisco bene che Lei non sia d’accordo su tutti i punti, poiché io stesso ne vedo a sufficienza i difetti. Non ero appunto più in grado di poter correggere, anche laddove io riconoscevo la necessità di correggere. Spero che il volume II sarà migliore e più armonico, poiché nascente sotto auspici più favorevoli.

79Egregio Professore, Lei mi ha molto onorato con la spedizione della Sua «Abhandlung zur Psychologie der Complexionen und Relationen». Non mi spettano parole di lode; tuttavia Le posso certo dire che io seguo i Suoi pensieri con il più vivo interesse, che li esamino sempre di nuovo e che mi sforzo di porli in relazione con le mie riflessioni.

  • 18 John Stuart Mill, System der deductiven und inductiven Logik (Gesammelte Werke, vol. II), Leipzig 1 (...)

80In realtà non trovo differenze così numerose ed essenziali, come avrei supposto dopo la Sua preziosa lettera. Tuttavia grande è la distanza della terminologia: io designo con “relazione” qualcosa di completamente diverso rispetto a Lei, ovvero (qualora io comprenda correttamente) esattamente ciò che Lei chiama complessione (il fundamentum relationis di Mill18; si potrebbe anche dire: l’intero nel senso più ampio del termine). Oggi non voglio tuttavia rischiare di addentrarmi in una discussione oggettiva. Il giudizio si consolida difficilmente riguardo a questioni tanto difficili, inoltre non è esclusa la possibilità di una falsa interpretazione, soprattutto per chi ha imboccato strade di pensiero affini, ma ancora diverse; in questo caso dettagli apparentemente piccoli possono avere grandi conseguenze. Inoltre, prima dovrei ancora sottoporre a un preciso studio l’eccellente lavoro di von Ehrenfels sulle qualità gestaltiche.

81La comunicazione riguardo ai simboli 0 e 1 per la Vierteljahrsschrift è già stata stampata e così non ho potuto fare uso delle obiezioni da Lei molto gentilmente comunicatemi. Devo confessare di non essere stato convinto. Il principio “io posso enunciare qualsiasi cosa su qualcosa di assurdo poiché più assurdo ancora non può certo diventare” è certamente molto dubbio. Non penso però di averlo usato. Ciò che uso è solo questo: che è lecito porre anche un’ipotesi assurda come punto di partenza di deduzioni corrette, le quali poi producono certo conseguenze chiaramente assurde e contrapposte. Inoltre, mi sembra che venga a cadere ogni ombra di difficoltà per l’interpretazione della formula A B come “non c’è nessun A che non è B”.

 

82Nel chiudere queste righe esprimo nuovamente il mio più sincero dispiacere riguardo all’increscioso errore che ho commesso e con cui L’ho ferita.

 

83Con l’espressione di più alta stima, devotamente

84E.G. Husserl

85*

86Husserl a Meinong, 25.1.1892

 

  • 19 Recte “25”.

87Halle, 2619.1.1892

 

88Egregio Professore!

  • 20 A. Meinong, Tonpsychologie von Dr. Carl Stumpf, «Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft», n. 1 ( (...)

89La ringrazio nel miglior modo per la spedizione molto gradita della Sua comunicazione sul volume I della Tonpsychologie di Stumpf 20.

90Lei non lo interpreterà certo come presunzione se mi permetto di esprimere la fondata supposizione che un esemplare della comunicazione del volume II, probabilmente incluso nella spedizione, è andato perduto.

 

91Devotamente,

92E.G. Husserl

93*

94Husserl a Meinong, 16.2.1892

 

95Egregio Professore!

96La ringrazio nel modo più vivo per la grande cortesia con cui Lei ha avuto la gentilezza di far luce sullo scambio che è avvenuto nella Sua spedizione e mi rallegro che mi abbia promesso la possibilità di entrare in seguito in possesso della Sua recensione della Tonpsychologie II di Stumpf.

  • 21 Benno Erdmann (1851-1921), Professore a Halle dal 1890.

97Anche il Prof. B. Erdmann21, che mi ha affidato cordiali saluti da inviarLe, non ha ricevuto la recensione in questione.

 

98Devotamente,

99E.G. Husserl

100*

101Husserl a Meinong, 14.2.1894

 

102Halle a/S, 14.2.1894

 

103Egregio Professore!

  • 22 A. Meinong, Hume-Studien, I: Zur Geschichte und Kritik des modernen Nominalismus, Wien, 1877 [ora i (...)
  • 23 Beiträge zur Theorie der psychischen Analyse, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinn (...)
  • 24 Cfr. E. Husserl, Psychologische Studien zur elementaren Logik, «Philosophische Monatshefte», 30 (18 (...)

104Mi trattenevo proprio nei Suoi pensieri (gli Hume-Studien22 stanno aperti di fronte a me), quando il postino mi ha portato il Suo nuovo saggio23 che già alla più veloce scorsa ha destato il mio più vivo interesse. La ringrazio molto per il Suo gentile regalo! Purtroppo non devo lasciarmi entusiasmare dall’addentrarmi subito nello studio delle Sue ricerche: ho promesso alla redazione delle Monatshefte un lavoro da concludere24 entro la fine di questo mese e sono ora in grande difficoltà a causa della complessità delle questioni a cui ho posto mano. Si tratta d’intuizioni e rappresentazioni [Repräsentationen] (rappresentazioni inautentiche [uneigentliche Vorstellungen]) e temi affini, problemi quindi a Lei già ben noti. Lei forse permetterà che tra qualche settimana – nel caso se ne dia l’occasione – io mi occupi per iscritto di questo o quel punto del Suo saggio.

 

105Distinti saluti, Suo devoto

106E.G. Husserl

107*

108Husserl a Meinong, 22.11.1894

 

109Halle a/S, 22.12.1894

 

110Egregio Professore!

  • 25 A. Meinong, Psychologisch-ethische Untersuchungen zur Werth-Theorie, Graz, 1894 [ora in GA, III: 1- (...)

111Lei mi ha sinceramente rallegrato con la gentile spedizione della Sua nuova opera25 e mi preme esprimerLe i miei migliori ringraziamenti. Purtroppo per i prossimi mesi non posso cedere alla tentazione di approfondire lo studio della Sua teoria dei valori, nonostante mi aspetti da essa importanti impulsi e abbia per l’argomento un vivissimo interesse. In questo inverno il mio tempo deve essere dedicato completamente alle ricerche sulla logica delle scienze deduttive (il volume II della mia Philosophie der Arithmetik) che ho ripreso dopo una lunga pausa e che conto di ultimare per la prossima primavera. Naturalmente non mancherò di inviarLe un esemplare dell’opera completa con l’immodesta speranza che essa La potrà interessare a proposito dei risultati principali.

112Eppure chissà in quale ambito si troveranno in seguito i Suoi lavori e i Suoi interessi e così potrò infine ripagarLa della stessa moneta!

113Con l’espressione di più alta stima,

 

114Suo devoto,

115E.G. Husserl

116*

117Husserl a Meinong, 19.7.1896

 

118Halle a/S., 19 Luglio 1896

 

119Egregio Professore!

  • 26 A. Meinong, Über die Bedeutung des Weber’schen Gesetzes. Beiträge zur Psychologie des Vergleichens (...)

120Lei è stato così gentile nello spedirmi una copia della Sua ampia e preziosa pubblicazione sulla legge di Weber26: Le comunico i miei più sentiti ringraziamenti; grazie anche in anticipo per i ricchi stimoli che sicuramente mi darà lo studio più dettagliato della Sua opera. Mi dispiace molto che ormai da anni io non sia in grado di contraccambiare anche solo con un piccolo regalo le Sue ripetute e preziose spedizioni. Oso solo sperare di poter iniziare la pubblicazione dei risultati di lunghi anni di sforzi in un futuro non troppo lontano.

 

121Distinti saluti, devotamente

122E.G. Husserl

123*

124Meinong a Husserl, 12.7.1900

 

125Graz, 12.7.1900

 

126Carissimo Collega!

  • 27 E. Husserl, Logische Untersuchungen, I. Prolegomena zur reinen Logik, Halle a.d.S., 1900 (ora in Hu (...)
  • 28 Nei Prolegomeni: 181 s. (ora in Husserliana XVIII: 184 s.) Husserl aveva attaccato la Philosophisch (...)
  • 29 Secondo la differenza del diritto romano tra actio in personam e actio in rem.

127Tante grazie per il Suo gentile invio!27 Esso mi ha còlto nel mezzo della peggiore attività di fine semestre e così ho dovuto accontentarmi per il momento solo di una rapida scorsa. Tuttavia in esso ho già trovato molto a cui acconsento secondo scienza, tanto che il destino di essere ora combattuto insieme a Höfler come “psicologista”28 mi colpisce in modo piuttosto inaspettato. Mi sorprenderei se Höfler ne avesse ottenuto un’impressione molto diversa. Ma meglio un error in persona che un error in re29: e io non dubito che la Sua nuova pubblicazione contrasterà errori dell’ultimo tipo nel modo più degno di riconoscenza.

128Con gli auguri di buone ferie, mando saluti amichevoli.

 

129Suo devoto,

130A. Meinong.

131*

132Husserl a Meinong, 27.8.1900

 

133Halle, 27.8.1900

 

134Carissimo Professore!

  • 30 A. Meinong, Abstrahieren und Vergleichen, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesor (...)
  • 31 La seconda Ricerca logica.
  • 32 John Stuart Mill, System der deductiven und inductiven Logik. Eine Darlegung der Grundsätze der Bew (...)
  • 33 Cfr. seconda Ricerca Logica, §5.
  • 34 Hans Cornelius, Ueber “Gestaltsqualitäten”, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnes (...)
  • 35 A. Meinong, Ueber Gegenstände höherer Ordnung und deren Verhältnis zur inneren Wahrnehmung, «Zeitsc (...)
  • 36 Veit & Comp. in Leipzig.
  • 37 Cfr. Logische Untersuchungen, vol. II, Zusätze und Verbesserungen: 717 (ora in Husserliana XIX/1: 1 (...)
  • 38 [Cfr. a tal riguardo una precedente (e più diretta) versione di questa lettera: «In relazione all’a (...)

135La ringrazio di cuore per il Suo dono30, per me un po’ preoccupante. La parte II delle mie «Logische Untersuchungen» è in corso di stampa e contiene un’ampia sezione sulla teoria dell’astrazione31; se da un lato tanto mi rallegrerei di concordanze con il Suo nuovo lavoro, dall’altro sarei altrettanto dispiaciuto se io avessi commesso importanti errori e se, piuttosto che trarne tempestivo vantaggio, fossi ora corretto in anticipo dal saggio da Lei precedentemente pubblicato. La mia ricerca, che in ordine alle sue linee di pensiero principali è stata progettata già da parecchi anni, considera criticamente soprattutto Mill, oltre che pensatori più vecchi. Mi stupisce che le nuove discussioni non nominino Mill e soprattutto il suo dibattito con Spencer (Logik, Gomperz32, I, 185 s. nota)33. Durante l’estate ho potuto cucire delle relazioni con il saggio di Cornelius34 e con il Suo bello e istruttivo saggio «über Gegenstände höherer Ordnung»35 che purtroppo solo ora ho conosciuto più in dettaglio. In realtà le mie ricerche avrebbero dovuto essere stampate già da molto tempo – il manoscritto era già ai primi di Maggio dall’editore36 per l’inizio della stampa, il quale però l’ha tirata per le lunghe fino alle ferie e in generale non sembrava prendere sul serio l’impegno assunto (questo ha portato alla rottura e Niemeyer - Halle si è impegnato alla pubblicazione di entrambe le parti). Forse mi è possibile in un qualche modo, per lo meno sotto forma di aggiunta, occuparmi delle Sue esposizioni, certamente istruttive come sempre37. Certo, nella teoria dell’astrazione io do il massimo peso a certi punti di cui la logica empiristica fa, secondo me, troppa “astrazione”. Posso in ciò contare sul Suo plauso? Purtroppo sono molto scettico in anticipo a riguardo dell’accoglienza che le mie ricerche fenomenologiche sulla teoria della conoscenza troveranno in Lei, specialmente dopo le Sue così cordiali righe di Luglio di quest’anno. Mi ha toccato profondamente il fatto che Lei abbia potuto valutare di così scarso valore le nostre differenze, laddove io ho avuto bisogno di anni d’intensivo lavoro per liberarmi dai dubbi e dalle difficoltà sorte dal mio precedente punto di vista, col Suo in linea di principio identico. Ora spero davvero che la parte II fornirà la dimostrazione che la mia polemica contro lo psicologismo non è una vuota controversia di principi, che disputa attorno alle questioni in modo superficiale, ma che al contrario essa si basa sulla più seria elaborazione della fenomenologia dei vissuti di conoscenza. Ciò che io ho scritto in agitati anni di concentratissimo lavoro potrà offrire – malgrado l’imperfezione e l’incompiutezza comprensibili alla luce dell’avversità delle condizioni e della difficoltà delle questioni – qualcosa di utile anche a coloro che per il momento si trovano su posizioni distanti38. E Lei, carissimo Professore, è uno dei pochi a cui ho sempre pensato al riguardo. Non sono appunto tanti, infatti, i lavoratori fedeli e seri nella filosofia. Nella nostra disciplina, condotta e lavoro fittizi sono ancora oggi troppo diffusi. Mi rallegrerei di cuore se adesso anch’io, dopo i tanti preziosi stimoli che ho ricevuto da Lei, potessi per una volta offrirLe qualcosa.

136Spero in autunno di concludere la stampa di questo volume alquanto ampio senza nuovi e sgradevoli inconvenienti. I Prolegomena escono con quasi un anno di ritardo (la stampa del testo era completata lo scorso novembre) e non vorrei proprio che si ripeta lo stesso con il nuovo volume. E non solo per motivi estrinseci – non è una beatitudine essere libero docente [Privatdozent] e professore titolare [Titular Professor”] per 13 anni.

137Con cordiali e distinti auguri di felici ferie.

 

138Suo devoto,

139E. Husserl

140*

141Meinong a Husserl, 25.11.1901

 

142Graz, 25.11.1901

 

143Egregio Collega!

  • 39 «Hochschul-Nachrichten», a c. di P. von Salvisberg, 12 Jahrgang, Heft 133, Ottobre 1901, p. 15: «Lo (...)

144Proprio ora apprendo dalle Hochschul-Nachrichten la notizia della Sua chiamata a Gottinga39. Mi dà sincera gioia poterLe esprimere a riguardo le mie più sentite congratulazioni. Ad esse aggiungo l’augurio ulteriore che Lei possa trovare nel nuovo luogo della Sua attività anche un soddisfacente ambiente di lavoro o che possa essere in grado di crearsene presto uno.

145Con saluti amichevoli.

 

146Suo devoto,

147A. Meinong

148*

149Husserl a Meinong, 29.11.1901

 

150Göttingen, 29.11.1901

 

151Egregio Professore.

152Molte grazie per la Sua cordiale e piacevole espressione di partecipazione alla mia situazione. Accetto con gioia le Sue gentili congratulazioni. Anche se il miglioramento sotto l’aspetto esteriore è modesto, tuttavia sono ora finalmente uscito dalla situazione di stallo e magari mi è lecito sperare (senza troppa presunzione) che non avrò bisogno di ulteriori 14 anni prima di poter accedere all’ordinariato. Ciò che però per me al momento è in primo piano e dissolve tutta l’amarezza degli anni passati è la meravigliosa vita scientifica che ho trovato all’università di qui e in particolare nei circoli di scienze naturali (con i quali di preferenza ho stabilito un rapporto più stretto). Questo mi dà una ricca abbondanza di stimoli freschi e vivaci, un elevato senso della vita e nuova gioia di creare. Inoltre, sono anche felice del fatto che – dalla fiacca aria della valle della Saale e dalle rumorose attività della città industriale – mi sia spostato nella ritemprante aria e nel silenzio del quartiere residenziale di Gottinga.

153Queste sono le mie prime impressioni e gli stati d’animo con cui mi rallegro due volte di più per ogni gentilezza.

154Infine, colgo l’occasione per esprimerLe il mio dispiacere per il fatto che non mi è stato possibile spedirLe anche la parte II delle mie Logische Untersuchungen. Le pochissime copie gratuite non sono bastate neanche per i miei colleghi e amici più prossimi.

155Con saluti amichevoli ed espressione di alta stima.

 

156Suo devoto,

157E. Husserl

158*

159Husserl a Meinong, 5.4.1902

 

160Gottinga, 5 Aprile 1902

 

161Carissimo Professore!

  • 40 A. Meinong, Über Annahmen, Leipzig, 1902 (presente nella biblioteca di Husserl) [ora in GA, IV, ris (...)

162Nel ringraziarLa, Le confermo il ricevimento della sua nuova opera «Annahmen»40, grande e preziosissimo dono per me e per l’intero mondo scientifico. Io l’ho letta immediatamente con il più curioso interesse e quindi sono già in grado di riferirLe l’impressione che mi ha fatto.

163Innanzitutto Le esprimo la mia sincera ammirazione per come Lei, nel breve tempo di un anno e un quarto, sia riuscito a completare un’opera talmente estesa e che tratta di questioni tanto complesse, dando con ciò una nuova prova della Sua straordinaria capacità lavorativa e del Suo straordinario acume.

  • 41 Loc. cit.: VIII e XII. Nell’esemplare di Husserl i passaggi corrispondenti sono sottolineati.

164A favore del fatto che io ritengo estremamente importante la trattazione di queste questioni e [che ritengo] fondamentali l’analisi e la descrizione dei corrispondenti fatti fenomenologici, parla la circostanza che il secondo volume delle mie «Logische Untersuchungen» è dedicato in misura tanto considerevole agli stessi problemi. E qui mi vedo purtroppo costretto a esprimere lo stupore che ho dovuto provare quando – presa conoscenza del contenuto – ho letto nella prefazione e del resto anche in diversi passaggi del Suo libro che solo con gli stimoli della Sig.na Radakovic e con la Sua opera “è stato aperto un grande e importante campo di ricerche”, che si tratta di un campo di ricerche del tutto nuovo “finora teoricamente inosservato”, che non possiede ancora una “vera letteratura”, che “ex professo è ancora del tutto inesplorato” ecc.41

165Quando Lei ha iniziato la redazione della Sua opera, non poteva certo sapere che io già da tanti anni ho lavorato nello stesso campo e che l’ho studiato sotto tutti gli aspetti in una serie di esposizioni scritte (dal 1893 in poi). Infatti, a quel tempo non esisteva ancora nessuna pubblicazione da parte mia. Trasportato da problema a problema e cercando chiarezza nell’intero contesto della conoscenza, non ho trovato il tempo di pubblicare alcun dettaglio.

166Nel frattempo però è apparsa la prima serie delle mie ricerche fenomenologiche (come volume II delle «Logische Untersuchungen»). In questo volume i fatti fondamentali e i problemi del “nuovo” e “del tutto inesplorato” campo di ricerca sono già esposti; essi non sono toccati di sfuggita, ma con grande precisione, chiarezza e, soprattutto, con particolare ampiezza.

167Sarebbe certo molto gradito che Lei, caro Collega, citi il mio libro, purché il rapporto obiettivo delle nostre ricerche parallele non appaia completamente differito a causa del Suo modo di citare.

168Non che io presuma in Lei – neanche lontanamente – mala fede! Per esperienza personale so più che bene quanto poco chi sta già redigendo una difficile opera possa trovare il tempo di interrompere il flusso della propria produzione con lo studio approfondito e la considerazione completa di un libro recentemente uscito. E sicuramente nel maggio dell’anno scorso (prima il mio libro non poteva esserLe arrivato) Lei stava già lavorando all’ultima redazione. Eppure, sia per la circostanza che Lei – con la più gentile intenzione – ha citato il mio libro, mentre non l’ha effettivamente studiato, sia per il modo con il quale Lei quindi lo cita, viene evocata nel lettore non esperto una convinzione inadeguata allo stato delle cose. E cioè che nel mio libro le medesime questioni sono toccate in modo solo sporadico e en passant e che esse non sono trattate in modo dettagliato, [ovvero] non come oggetti di ricerche dirette appositamente a essi o che li abbracciano in contesti teorici più grandi.

169Nella mia opera le intere ricerche I e IV e poi soprattutto la V e la VI pp. 323-693 (le ultime sono di gran lunga le più importanti dell’intero libro) trattano delle questioni attorno a espressione e significato, rappresentazione e oggetto, rappresentare e giudicare, intuire e pensare, “obiettivo [Objectiv]” e “assunzione” rispettivamente giudizio, evidenza e verità ecc. Si tratta già di molte centinaia di pagine. Ma anche le restanti ricerche entrano più volte nel merito, soprattutto la II in modo del tutto essenziale.

170Naturalmente non voglio dire che le nostre due ricerche coincidano o addirittura che si rendano a vicenda superflue. Non è così sia per quanto riguarda l’estensione sia per il contenuto. Se le mie ricerche sono più estese rispetto al complesso di problemi, le Sue, nel ristretto ambito di preferenza, hanno esposto più precisamente e hanno osservato sotto tutti gli aspetti molto di quello che io, legato da altre considerazioni, ho dovuto tralasciare o esporre più brevemente. Poiché alla “prima serie” delle mie ricerche dovrebbe seguirne ancora una seconda (cfr. il falso frontespizio), ho escluso naturalmente alcune cose che trovavano il loro posto naturale nelle progettate ricerche della nuova serie. Ho estremamente ridotto alcune trattazioni poiché, sentendomi isolato nei miei sforzi teorici, non credevo in un primo momento di poter contare su un interesse al loro riguardo. Devo poi accennare al fatto che negli anni di puro sviluppo interiore alcune cose mi sono diventate tanto familiari e ovvie che non avvertivo più la necessità di avviare a piccoli passi altre persone alle mie convinzioni, considerando come sufficienti brevi cenni o descrizioni.

171Del resto se ci atteniamo a ciò che è stato pubblicato, allora, nonostante la più grande ricchezza di quanto Lei ha presentato, rimane comunque una notevole parte che è stata esplorata in comune; è capitato per di più che occasionalmente, anche all’interno dell’ambito di ricerca indicato, da parte mia siano stati trattati in modo particolareggiato problemi la cui indagine in origine sembrava a Lei auspicabile (cfr. la conclusione del Suo § 61 e la mia ricerca V, § 28-31).

172Come in rapporto all’estensione così anche in merito al contenuto entrambi i nostri lavori non coincidono assolutamente. Del tutto comprensibilmente! Quando due geografi visitano gli stessi paesi e percorrono le medesime strade per la parte principale, le descrizioni dei “medesimi” luoghi non possono senz’altro coincidere del tutto. Così anche nel nostro caso. Sarà il compito di una critica reciproca rendere più oggettive le questioni ed eliminare i malintesi che sono avvenuti.

173Per quanto noi possiamo divergere nella terminologia e nelle concezioni, è sicuro che il valore primario di tali ricerche sta nei fatti analitici che sono stati visti, nella precisione con cui vengono studiati scientificamente, nella fedeltà con cui essi – attraverso ogni valutazione – sono stati fatti valere. E proprio perché il valore sta più nelle questioni trattate fenomenologicamente che nelle parole o nelle valutazioni, io credo qui di dover difendere il mio libro. Non lo faccio però per vanità, di cui [altrimenti] mi dovrei vergognare, ma per il grande, fervido lavoro che ho dedicato alle cose lungo un intero decennio di seria e solitaria lotta.

174Temo che un forte stupore sarà sorto in Lei nel leggere quanto Le ho sopra comunicato, poiché apprende di ricerche comuni della cui presenza Lei non si è accorto nonostante la conoscenza del mio libro. Però questa conoscenza era sicuramente superficiale a causa dei comprensibili motivi sopra già accennati; le citazioni parlano chiaro: per quanto riguarda il volume II, esse si muovono solo nella prima ricerca, toccano solo punti secondari e mostrano fraintendimenti del tipo che così facilmente sorgono a una lettura superficiale. Io non ho mai usato il termine “significato” nel Suo senso, mai per l’oggetto, per l’“obiettivo” (o per qualsiasi altro analogo di oggetto), ma esclusivamente per il senso, per il “contenuto” di rappresentazione, penetrare l’essenza del quale – con tutti i profondi e, come credo, nuovi problemi connessi a ciò – è stato uno scopo principale delle mie fatiche.

  • 42 «Noi chiamiamo stato di cose giudicato l’obiettivo (das Objektive) del presumere giudicante» (ora i (...)

175Questo singolo fraintendimento preclude completamente un’autentica comprensione dei miei lavori. Lo stesso vale anche per un fraintendimento parallelo: conformemente alla distinzione tra contenuto e oggetto in rappresentazioni nominali, separo la stessa cosa negli enunciati proposizionali e in quelli completi. “Proposizione” è contenuto o significato (nel mio linguaggio) e il corrispondente “oggetto” è chiamato da me “stato di cose”. Quindi stato di cose = obiettivo della Sua terminologia. La definizione ufficiale (vol. II, p. 417)42 contiene casualmente persino l’espressione “obiettivo”. “Assunzione” all’incirca = rappresentazione proposizionale. In questo “all’incirca” si mette in rilievo una differenza essenziale. In me manca una buona parte dei Suoi esempi di assunzioni, e per buoni motivi. Pienamente cosciente, io separo le assunzioni [Assumptionen], le assunzioni autentiche [Annahmen] e così pure gli atti di credenza presi sotto assunzione [Assumption], dalle rappresentazioni meramente proposizionali (non rappresentazioni di giudizi), casi di semplice comprensione proposizionale – poiché ritengo di trovare qui una differenza descrittiva. L’esatta trattazione di questa differenza, che da tempo mi ha agitato e occupato, l’ho tenuta in serbo per la fenomenologia del giudizio ipotetico. La concezione da Lei difesa, che distingue meramente tra rappresentazioni nominali di stati di cose e “giudizi fittizi” e che effettua poi la medesima distinzione in tutti gli altri atti, è stata temporaneamente anche la mia, nonostante le difficoltà sempre avvertite. Ne è testimonianza una minuta della fine del 1899 che mi è rimasta e che mi permetto di allegare.

176La Sua scelta, che diverge dalla mia, sarà per me un motivo per studiare nuovamente la questione. E così davvero la Sua opera rappresenterà per me in generale una fonte di profondo impulso ancora a lungo. Proprio perché la materia mi è così familiare, la Sua concezione ha per me grande valore. Il Suo provato acume torna utile al chiarimento teorico dei problemi a cui io ho dedicato e dedico ancora la forza concentrata dei miei anni migliori, e pertanto godo anch’io i frutti dei Suoi efficaci sforzi.

  • 43 Über Annahmen, cap. IV, «Die Annahmeschlüsse». Il capitolo tratta, tra gli altri temi, di evidenza (...)

177Di particolare interesse era per me il Suo capitolo sulle inferenze ipotetiche [Annahmeschlüsse]43, un tema che esplicitamente ho potuto toccare in modo solo superficiale nel volume II, ma che nella II ricerca sulle funzioni categoriali è implicitamente affrontato in modo profondo. Soprattutto attorno al 1895/6 ho dedicato lavori molto ampi proprio ai giudizi ipotetici e alle inferenze. Nonostante le differenze molto considerevoli delle nostre idee, non mancano anche importanti concordanze. La riduzione fondamentale delle autentiche proposizioni ipotetiche a inferenze (io distinguo le proposizioni ipotetiche inferenziali come “perfette” sia dalle “imperfette” che sorgono con “distruzione” – soppressione di premesse – che dalle superperfette con premesse “superflue” ecc.) è una vecchia parte integrante delle mie riflessioni. Su ciò e su altri punti non del tutto insignificanti, che non sono ancora stati toccati nella Sua pubblicazione, ho parlato spesso e in modo approfondito durante lezioni ed esercitazioni. Particolarmente stimolante era per me la discussione di un paradosso nel quale mi sono imbattuto criticando uno dei tentativi di riduzione di Brentano del giudizio ipotetico. Ecco il bel nocciolo duro:

 

178Tesi: 1) se A vale, vale B = 2) non è vero che A vale e B non vale (A e B sono proposizioni, “=” significa equivalente).

 

179Dimostrazione: chiaramente se 1) allora 2) e se 2) allora 1).

180Antitesi: l’equivalenza è falsa. Perché, se due asserzioni sono equivalenti, allora lo sono anche i loro opposti contraddittori.

181La negazione di 1) tuttavia è:

 

1821) se A [vale], allora non occorre che B valga.

 

183La negazione di 2):

 

1842) è vero che A vale e B non vale.

 

1851) e 2) significano però cose evidentemente diverse.

186Al posto di 2) si dovrebbe dire: è possibile che –.

187Nella sostanza il medesimo paradosso si lascia trasferire su altri casi.

  • 44 Ms. K I 57 con l’appunto: «Ausarbeitung über den Ursprung der Begriffe Notwendigkeit (notwendige Fo (...)
  • 45 Pubblicato nei «Brentano Studien», 3 (1990/1991): 137-176 [ora in Husserliana, XXII: 303-348; tr. i (...)

188Proprio nel riordinare vecchi manoscritti, mi sono imbattuto in un lavoro del 189344 a lungo dimenticato che in una certa misura è strettamente contiguo con pensieri che Lei ha esposto. Penso che per Lei non sarà senza interesse scorrere queste pagine. Le mando egualmente un manoscritto del 1894 sugli oggetti intenzionali45 – una reazione contro Twardowsky. Naturalmente oggi non difenderei ogni singola asserzione o esposizione.

189Di natura più essenziale sembrano essere le nostre differenze su questioni riguardanti la natura della sensazione, della percezione, delle rappresentazioni di fantasia e dei loro rapporti con le rappresentazioni di pensiero (“assunzioni” e simili).

  • 46 Recte 1898. Cfr. Ms. K I 66 («Über Wahrnehmung», 1898) e Husserliana, XXIII: 108-137 («Phantasie un (...)

190Non rinuncio tuttavia a sperare che ci si trovi anche in ciò, soprattutto se pubblico in extenso le mie analisi sulle rappresentazioni intuitive (percezione, fantasia). A tal riguardo ho terminato nel 189746 un lavoro molto ampio che però manca ancora di ogni riferimento alla letteratura e ormai si è alquanto allontanato dal mio interesse di allora.

  • 47 Nel semestre estivo 1902 Husserl tenne un corso su «Grundfragen der Ethik».

191In queste vacanze pasquali ho lavorato a una completa riforma della mio corso di etica e ho studiato con massimo giovamento le Sue «Psychologisch-ethische Untersuchungen zur Werttheorie». Su questo tema mi torna molto opportuno il suo capitolo VIII nelle «Annahmen». Trascorrerò il semestre47 in questi pensieri; nelle ferie estive spero di terminare una pubblicazione di logica. Un attento confronto letterario delle differenze dei nostri lavori si renderà inoltre necessario.

192Mi farebbe molto piacere se Lei degnasse il mio volume II delle Logische Untersuchungen di uno studio approfondito e se fissasse per iscritto la Sua posizione a riguardo in una critica scientifica.

193Chiudo questa lettera divenuta alquanto lunga. Confido nel fatto che Lei non la accolga bruscamente e che cercherà occasione, con una rettifica conforme ai nostri cordiali rapporti, di ovviare fin da subito ai possibili fraintendimenti che potrebbero essere indotti dalle citazioni discusse e dal ripetuto accento sulla completa novità del campo di studi trattato.

194Con auguri di buone feste e l’espressione di grande riguardo.

 

195Suo devoto,

196E. Husserl

197*

198Meinong a Husserl, 10.4.1902

 

199Graz, 10.4.1902

 

200Egregio collega!

201Lei è nel giusto con la Sua supposizione che io non conosco ancora con sufficiente profondità le Sue «Logische Untersuchungen». Quando, nell’estate dell’anno scorso, mi giunse fra le mani il secondo volume delle stesse, ero occupato proprio con il cap. VIII sulla teoria dei valori del mio libro: il resto era per lo più già pronto per la stampa. Tuttavia durante le ferie estive pensavo ancora di inserire la Sua pubblicazione nel mio manoscritto ultimato, ma ho presto notato che un confronto con le Sue esposizioni avrebbe richiesto spazio e tempo eccessivi rispetto a quanto mi era a disposizione. E poiché ero spinto alla conclusione del libro dalle scadenze di lavoro che mi attendevano per il semestre invernale, può essere facilmente successo che io abbia interrotto troppo presto la mia lettura – a quel tempo espressamente diretta alla ricerca di materiale pertinente – e che, rispettivamente, non abbia riconosciuto importanti passaggi. Le mie citazioni nascevano però dal desiderio di richiamare l’attenzione del lettore su un lavoro teso verso mete affini: se avessi previsto che esse Le erano sgradite, avrei potuto facilmente trascurarle e in ciò persino adottare un comportamento essenzialmente analogo al Suo nei confronti dei lavori di Graz.

202S’intende che io ho rinviato lo studio delle Sue «Untersuchungen» non senza l’intenzione di riprenderlo il prima possibile nel modo più approfondito, e la Sua notizia che io vi troverò sia le assunzioni sia gli obiettivi rafforza questa mia intenzione, alla cui realizzazione ho destinato il prossimo inverno. La stessa intenzione dovrebbe anche aiutarmi a ottenere un contatto più preciso con Bolzano, che – nonostante un desiderio di lunga data – mi manca ancora del tutto in seguito a casualità estrinseche. Se in occasione di questi studi mi convincessi di dover correggere qualcosa in ciò che ho detto su di Lei nelle «Annahmen», allora – se Lei ci terrà – cercherò volentieri l’occasione di esprimerlo anche in modo letterario. Tuttavia credo che un’esposizione troppo precisa di ciò che è stato scoperto da Lei, da me o da entrambi non sembrerà né interessante né importante a chi vi è estraneo. Più importante mi sembrerebbe invece quell’opportunità di verità che sta nei risultati concordanti di ricerche condotte indipendentemente; e poiché questi risultati devono ancora combattere contro molti avversari, nel complesso avrei ben più bisogno di sottolineare in modo letterario i nostri punti d’accordo piuttosto che le nostre divergenze.

203Al momento preferisco non far uso dell’opportunità, da Lei offertami in modo così gentile, di prendere conoscenza dei Suoi vecchi manoscritti, e questo sia per un motivo estrinseco che per uno intrinseco. Il primo consiste nel fatto che ho dovuto accantonare per il prossimo futuro l’intero ambito di problemi, poiché sono assorbito da altra materia d’insegnamento. Non voglio però passar sotto silenzio che vi è anche dell’altro. Lei potrà comprendere che dalla Sua lettera ho ricavato l’impressione che Lei non è persona insensibile alla perdita di proprietà intellettuale. Ora, potrebbe però facilmente capitare in futuro che qualche pensiero rievocato nei Suoi scritti sia espresso in una delle mie pubblicazioni senza che io mi ricordi più di averlo già incontrato una volta in Lei. Di questi due motivi il primo – come accennato – viene a cadere dal prossimo inverno: il secondo cadrebbe se io La potessi convincere che un po’ di leggerezza nei propri affari è spesso una difesa molto buona contro il pericolo di sprecare in piccole cose delle forze di cui si ha bisogno per grandi cose. Mi farebbe allora proprio piacere poter dedicare le prossime ferie natalizie a una visione delle Sue esposizioni, se per allora queste non sono già rese accessibili al pubblico.

204Con un saluto amichevole.

 

205Suo devoto,

206A. Meinong

207*

208Meinong a Husserl, 6.12.1904

 

209Graz, 6.12.1904

 

210Egregio collega!

  • 48 A. Meinong, Über Gegenstandstheorie, in Id. (a c. di), Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Ps (...)
  • 49 Rudolf Ameseder, Beiträge zur Grundlegung der Gegenstandstheorie, cit.: 51-120 (estratto presente n (...)
  • 50 Ernst Mally, Untersuchung zur Gegenstandstheorie des Messens, cit.: 121-262 (estratto presente nell (...)

211Insieme a queste righe Le è spedito il N. I delle «Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Psychologie»48 da me edite – si tratta in sostanza solo di una specie di prefazione o programma per i No. II49 e III50 della stessa raccolta che Le vengono inviati direttamente dai relativi autori. Non ci facciamo illusioni sul fatto che questo è solo un inizio estremamente modesto per la realizzazione del programma. Riguardo al programma spero però che troverà il Suo consenso nei punti essenziali; per lo meno tra i colleghi tedeschi, che non siano miei studenti, non conoscerei nessuno oltre a Lei da cui aspettarmi una comprensione più congeniale delle mie intenzioni. Perciò m’interesserebbe molto sapere all’occasione se Lei mi concederebbe il diritto di considerare la teoria degli oggetti – sarebbe inessenziale se anche nei termini o solo nella sostanza – come una delle tendenze fondamentali dei Suoi lavori e se le sembrerebbe auspicabile che si cerchi di venire in contatto con coloro che in modo più o meno chiaro tendono verso mete affini (io li presumerei soprattutto tra i matematici).

212Riguardo a II e III La prego di avere particolare indulgenza riguardo a una questione personale. Lei a ragione non vi troverà alcuna approfondita conoscenza delle Sue «Logische Untersuchungen». Non sono colpevole di ciò poiché io stesso, ripetutamente ed espressamente, ho indirizzato l’attenzione degli autori proprio a questo libro. Lei stesso è però professore accademico sufficientemente a lungo per aver appreso come si possa e si debba influenzare l’agire di giovani colleghi solo entro certi limiti. In linea di massima sono sempre stato molto felice quando essi preferivano di guadagnarsi chiarezza col proprio lavoro, piuttosto che acquisirla leggendo. In più sopraggiungeva una scadenza entro cui i lavori dovevano essere conclusi. Così la letteratura è risultata essere sotto più di un aspetto troppo succinta: e io posso solo aggiungere che non era mancanza di buona volontà o di necessaria stima da parte dei due autori, che essi intuiscono molto bene questa mancanza e che sicuramente la elimineranno. Il fatto che non è proprio facile leggere i lavori non dipende sicuramente solo dagli autori, ma anche dall’argomento e sarà certo accolto da Lei con indulgenza.

213Con un saluto amichevole.

 

214Devoto,

215A. Meinong

216*

217Husserl a Meinong, 11.12.1904

 

218Prof. Dr. E. Husserl ringrazia devotamente per il gentile invio e spera di poterlo ricambiare in un futuro non remoto.

 

219Gottinga 11.12.1904

220Wöhlerstr. 11

221*

222Husserl a D. Meinong, 17.6.1921

 

223Friburgo i/B., 17.6.1921.

 

224Esimia signora!

225Ho scambiato solo fino all’inizio di questo secolo sporadiche lettere con il Suo consorte e nel frattempo non ricordo di averle più riviste. Sarei difficilmente in grado di poter soddisfare la Sua gentile richiesta. Erano lettere scritte a macchina e quindi è da supporre che nel Nachlaß siano presenti copie di quelle dal contenuto rilevante.

 

226Suo devoto,

227E. Husserl

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Note

2 E. Husserl, Recensione di Schröder, E., Vorlesungen über die Algebra der Logik, «Göttingische gelehrte Anzeigen», 1891: 243-278 (ora in Husserliana XXII: 3-43).

3 E. Husserl, Der Folgerungskalkül und die Inhaltslogik, «Vierteljahrssschrift für wissenschaftliche Philosophie», 15 (1891): 168-189 (ora in Husserliana XXII: 44-66).

4 Carl Stumpf, Tonpsychologie, vol. II, Leipzig, 1890, recensito da Meinong nella «Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft», 7 (1891): 429-440 [ora in Meinong Gesamtausgabe (GA), VII: 161-174].

5 Cfr. Husserliana XXII: 59 e 35.

6 Cfr. F. Brentano, Psychologie vom empirischen Standpunkte, Leipzig, 1874: 283 [tr. it. Brentano [1874] 1997: vol. II: 59]: «la proposizione categorica “tutti gli uomini sono mortali” ha lo stesso senso della proposizione esistenziale “non esiste un uomo immortale”».

7 Cfr. Husserliana XXII: 62 e ss.

8 Secondo Leibniz, «Eadem sunt quorum unum potest substitui alteri salva veritate». Cfr. Non inelegans specimen demostrandi in abstractis, in Opera philosophica, a c. di J.E. Erdmann, Berlin, 1840: 94.

9 Cfr. Husserliana XXII: 51 in alto.

10 Cfr. ivi: 52 in alto.

11 Cfr. ivi: 50 in alto.

12 Cfr. E. Husserl, Der Folgerungskalkül und die Inhaltslogik. Nachträge zur gleichnamigen Abhandlung, «Vierteljahrschrift für wissenschaftliche Philosophie», 15 (1891): 351-356 (ora in Husserliana XXII: 67-72).

13 E. Husserl, Philosophie der Arithmetik. Psychologische und logische Untersuchungen. Erster Band, Halle a.d.S. 1891 (ora in Husserliana XII: 1-283).

14 Cfr. Husserliana XII: 266 in basso.

15 A. Meinong, Zur Psychologie der Komplexionen und Relationen, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», 2 (1891): 245-265 [ora in GA, I: 279-300] (Recensione di Christian von Ehrenfels, Über “Gestaltqualitäten”, «Vierteljahrsschrift für wissenschaftliche Philosophie», 14 (1890): 249-292) (estratto presente nella biblioteca di Husserl).

16 «Nelle sue lezioni universitarie Brentano ha insistito da sempre con forza sulla distinzione tra rappresentazioni “proprie” e “improprie” o “simboliche”» E. Husserl, Philosophie der Arithmetik: 215 (ora in Husserliana, XII: 193 [tr. it. Husserl [1891] 2001: 351, tr. mod.]).

17 A. Meinong, Recensione a Johannes von Kries, Die Principien der Wahrscheinlichkeits-Rechnung, «Göttingische gelehrte Anzeigen», 1890, 2: 56-75. [ora in GA, VII: 175-196].

18 John Stuart Mill, System der deductiven und inductiven Logik (Gesammelte Werke, vol. II), Leipzig 1872: 56; «ciò che gli aristotelici chiamavano il fundamentum relationis» consiste nel fatto «che dappertutto, dove una relazione tra due cose ha luogo, c’è un qualche fatto o una serie di fatti a cui entrambe prendono parte».

19 Recte “25”.

20 A. Meinong, Tonpsychologie von Dr. Carl Stumpf, «Vierteljahrsschrift für Musikwissenschaft», n. 1 (1885): 127-138 [ora in GA, VII: 147-160] (estratto presente nella biblioteca di Husserl). Meinong ha recensito il secondo volume nella medesima rivista, n. 7 (1891): 429-440 [ora in GA, VII: 161-174] (non presente nella biblioteca di Husserl).

21 Benno Erdmann (1851-1921), Professore a Halle dal 1890.

22 A. Meinong, Hume-Studien, I: Zur Geschichte und Kritik des modernen Nominalismus, Wien, 1877 [ora in GA, I: 1-72] (presente nella biblioteca di Husserl).

23 Beiträge zur Theorie der psychischen Analyse, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», 6 (1894): 340-385 e 417-455 [ora in GA, I: 305-388] (estratto presente nella biblioteca di Husserl, secondo un appunto di Husserl: ricevuto il “14.II.94”).

24 Cfr. E. Husserl, Psychologische Studien zur elementaren Logik, «Philosophische Monatshefte», 30 (1894): 159-191 (ora in Husserliana XXII: 92-123).

25 A. Meinong, Psychologisch-ethische Untersuchungen zur Werth-Theorie, Graz, 1894 [ora in GA, III: 1-244] (presente nella biblioteca di Husserl).

26 A. Meinong, Über die Bedeutung des Weber’schen Gesetzes. Beiträge zur Psychologie des Vergleichens und Messens, Hamburg-Leipzig, 1896 [ora in GA, II: 215-372] (presente nella biblioteca di Husserl).

27 E. Husserl, Logische Untersuchungen, I. Prolegomena zur reinen Logik, Halle a.d.S., 1900 (ora in Husserliana XVIII).

28 Nei Prolegomeni: 181 s. (ora in Husserliana XVIII: 184 s.) Husserl aveva attaccato la Philosophische Propädeutik, I. Theil: Logik (Wien-Prag-Leipzig, 1890) redatta da Alois Höfler con la supervisione di Meinong.

29 Secondo la differenza del diritto romano tra actio in personam e actio in rem.

30 A. Meinong, Abstrahieren und Vergleichen, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», 24 (1900): 34-82 [ora in GA, I: 443-492] (estratto presente nella biblioteca di Husserl).

31 La seconda Ricerca logica.

32 John Stuart Mill, System der deductiven und inductiven Logik. Eine Darlegung der Grundsätze der Beweislehre und der Methoden wissenschaftlicher Forschung. Mit Genehmigung und unter Mitwirkung des Verfassers übersetzt und mit Anmerkungen versehen von Theodor Gomperz, Leipzig, 1872: 185-187, nota, sul significato dei nomi generali.

33 Cfr. seconda Ricerca Logica, §5.

34 Hans Cornelius, Ueber “Gestaltsqualitäten”, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», 22 (1899): 101-121. Cfr. Logische Untersuchungen, vol. II: 206-213 (ora in Husserliana XIX/1: 211-217).

35 A. Meinong, Ueber Gegenstände höherer Ordnung und deren Verhältnis zur inneren Wahrnehmung, «Zeitschrift für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», 21 (1899): 182-272 [ora in GA, II: 377-471]. Cfr. Logische Untersuchungen, vol. II: 200 e 209, nota (ora in Husserliana XIX/1: 205 e 214, nota).

36 Veit & Comp. in Leipzig.

37 Cfr. Logische Untersuchungen, vol. II, Zusätze und Verbesserungen: 717 (ora in Husserliana XIX/1: 189, nota).

38 [Cfr. a tal riguardo una precedente (e più diretta) versione di questa lettera: «In relazione all’accoglienza da parte Sua delle mie ricerche fenomenologiche sono in anticipo molto dubbioso, soprattutto dopo le Sue cordiali righe del 12 Luglio di questo anno. La Sua prima impressione era in ogni caso quella che si tratti di differenze alquanto secondarie. Ma ho anch’io iniziato con la teoria della conoscenza determinante per la Sua Logica [Husserl si riferisce qui alla «Logik» del 1890 curata da Höfler e Meinong], ho studiato accuratamente la Sua opera, l’opera di Höfler. Pertanto non è dovuto a ignoranza se io valuto grande la distanza dei nostri punti di vista o, rispettivamente, [la distanza] del mio precedente punto di vista con quello attuale. La prima parte avrebbe dovuto mostrare già da sola – così in realtà presumevo – che tra di noi non sono in gioco differenze di secondaria importanza e che la polemica contro lo psicologismo non è una vuota controversia di principi, che disputa attorno a questioni inesplorate in modo superficiale, basandosi invece su un’elaborazione molto approfondita della fenomenologia dei vissuti di conoscenza. Ad ogni modo la seconda parte lo dimostrerà.» (Husserliana, Dokumente, III, 1: 209)].

39 «Hochschul-Nachrichten», a c. di P. von Salvisberg, 12 Jahrgang, Heft 133, Ottobre 1901, p. 15: «Lokal- und Personalnachrichten», Rubrik «Göttingen»: «Privatdozent Titular Prof. Husserl – Halle (Philosophie) als a.o. Professor hieher».

40 A. Meinong, Über Annahmen, Leipzig, 1902 (presente nella biblioteca di Husserl) [ora in GA, IV, rist. parziale: 387-489; Über Annahmen verrà riedito nel 1910 con numerose modifiche, cfr. GA, IV: 1-389, 517-535]. Secondo un appunto sulla pagina di copertina, Husserl ha ricevuto l’opera il 26 Marzo 1902.

41 Loc. cit.: VIII e XII. Nell’esemplare di Husserl i passaggi corrispondenti sono sottolineati.

42 «Noi chiamiamo stato di cose giudicato l’obiettivo (das Objektive) del presumere giudicante» (ora in Husserliana XIX/1: 462 [tr. it. Husserl [1901, 1913/1921] 2005: vol. II: 232]).

43 Über Annahmen, cap. IV, «Die Annahmeschlüsse». Il capitolo tratta, tra gli altri temi, di evidenza e di giudizi ipotetici.

44 Ms. K I 57 con l’appunto: «Ausarbeitung über den Ursprung der Begriffe Notwendigkeit (notwendige Folge) über hypotethisches und kausales Urteil (seinerzeit an Meinong geschickt)».

45 Pubblicato nei «Brentano Studien», 3 (1990/1991): 137-176 [ora in Husserliana, XXII: 303-348; tr. it. Husserl 1999]. Il manoscritto discute il libro di Kasimir Twardowski, Zur Lehre vom Inhalt und Gegenstand der Vorstellungen, Wien, 1894.

46 Recte 1898. Cfr. Ms. K I 66 («Über Wahrnehmung», 1898) e Husserliana, XXIII: 108-137 («Phantasie und bildliche Vorstellung», 1898).

47 Nel semestre estivo 1902 Husserl tenne un corso su «Grundfragen der Ethik».

48 A. Meinong, Über Gegenstandstheorie, in Id. (a c. di), Untersuchungen zur Gegenstandstheorie und Psychologie, Leipzig, 1904: 1-50 [ora in GA, II: 481-530, tr. it. in Raspa 2002: 237-278] (l’estratto, ma non l’intero volume, è presente nella biblioteca di Husserl).

49 Rudolf Ameseder, Beiträge zur Grundlegung der Gegenstandstheorie, cit.: 51-120 (estratto presente nella biblioteca di Husserl).

50 Ernst Mally, Untersuchung zur Gegenstandstheorie des Messens, cit.: 121-262 (estratto presente nella biblioteca di Husserl).

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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Alexius Meinong e Edmund Husserl, «Carteggio (1891-1904)»Rivista di estetica, 40 | 2009, 169-194.

Notizia bibliografica digitale

Alexius Meinong e Edmund Husserl, «Carteggio (1891-1904)»Rivista di estetica [Online], 40 | 2009, online dal 30 novembre 2015, consultato il 29 mars 2024. URL: http://journals.openedition.org/estetica/1886; DOI: https://doi.org/10.4000/estetica.1886

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