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302 JOURNAL OF THE HISTORY OF PHILOSOPHY 27:2 APRIL 1989 should (or should now) be like, far too much for granted. Pellegrin's next book, perhaps, could be a fuller discussion of those issues. I am sure it will be worth waiting for. STEPHEN R. L. CLARK University of Liverpool Giulio D'Onofrio. Fons Scientiae. La dialettica nell'Occidente tardo-antico. Nuovo Medioevo , 31. Napoli: Liguori Editore, 1986. Pp. xxvi + 346. L 3~.ooo. Questo lavoro si divide in tre parti: una prima (3-152) nella quale/~ precisato il ruolo che la dialettica venne progressivamente assumendo nel corpus delle discipline che componevano l'arbor scientiarum della cultura tardo-antica (secoli IV-IX d.C.); una seconda (155-274), nella quale vengono illustrati regole e principi che governano i procedimenti dialettici cosi come sono descritti nei testi dei principali autori del medesimo periodo; una terza infine (277-32o), nella quale viene esaminato il De divina praedestinationeliberdi Giovanni Scoto Eriugena. Nella prima parte, D'Onofrio, attraverso un esame puntuale degli scritti di Marziano Capella, Severino Boezio, Aurelio Cassiodoro e Isidoro di Siviglia, offre un quadro delle funzioni che in epoca tardo-antica venivano assegnate alla dialettica; e mette bene in luce il rapporto complesso che questa disciplina manteneva sia con la filosofia sia con le altre scienze. Efficaci risultano, sotto questo riguardo, il capitolo dedicato ad Agostino (3755 ) e il capitolo concernente il rapporto tra dialettica, matematica e filosofia nel pensiero boeziano (125-5~ ). II passaggio dalla prima alia seconda parte fa assumere alla ricerca un carattere pi/l sistematico. A questo punto infatti, D'Onofrio si prefigge il compito di ricostruire l'ideale manuale di dialettica "di cui poteva disporre un uomo colto dei secoli dal IV al IX" (xxii). D'Onofrio delinea pertanto i contorni di una sorta di dottrina standard tardo-medievale delle categorie (17o-81); mostra come si b venuto costituendo l'embrione della teoria dei post-praedicamenta (181-83); ricostruisce la precettistica che governa la teoria della definizione (188-91) e sillogismi (214-38). In questa fase dell'indagine emergono in primo piano due fonti che erano rimaste in ombra nella ricostruzione della prima parte: le Categoriaedecemdi origine temistiana e ilPeriermeneias di Apuleio. L'esame del De divina praedestinationedi Scoto Eriugena conclude il volume, mostrando un caso di applicazione di regole dialettiche nella discussione di argomenti teologici in epoca medievale. Uno dei pregi principali del libro---scritto in modo chiaro e con sicuro dominio delle fonti--consiste nell'aver selezionato materiali utili per la ricostruzione della storia della dialettica in un periodo di transizione quale ~ appunto la cosiddetta "tarda-antichit~." Nello svolgimento dell'indagine tuttavia, D'Onofrio rivela una conoscenza approssimativa della logica medievale e della logica in genere. Nel capitolo dedicato alia dottrina del significato (159-94), per esempio, D'Onofrio parla di "funzione significativa dei termini," senza chiarire cosa intendessero con l'espressione "significato" gli autori presi in esame. Cosi, a p. 159 accenna all' "attribuzione di un significato al termine mentale ed alia sua espressione linguistica," lasciando supporre che il significato di un termine sia la BOOK REVIEWS 303 sua estensione. Altrove (198) sembra suggerire che il significato di un termine equivalga a un "contenuto mentale"; mentre a p. 164 tira in ballo la"predicazione di un significato individuale"(?) che sarebbe possibile soltanto "nei confronti delrindividuo stesso." Nei capitoli concernenti i sillogismi (2o7-5o), D'Onofrio si dilunga nell'esposizione di una materia logica povera, mentre sorvola su argomenti che sarebbe stato opportuno sviluppare. Accenna frettolosamente al fatto che per Apuleio la prima premessa in un sillogismo/~ quella contenente il soggetto della conclusione (a24) e nota che cib comporta un'inversione nell'ordine tradizionale delle premesse 027); ma non cerca di approfondire le ragioni della scelta di Apuleio. Liquida la questione delle proposizioni singolari che tanto interesse susciter~ nei logici medievali, affermando, tra l'altro, chela verit~ delle proposizioni singolari "dipender~ sempre e soltanto"(??) dalla verit~ delle universali corrispondenti (~ lo): come se una proposizione singolare non potesse esser vera e la corrispondente universale falsa. Infine, pur facendo continuo riferimento ai Topici di Aristotele, non si sofferma mai a illustrare in modo organico---a beneficio del lettore---la natura di un locus aristotelico, come...

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