In Maurizio Pagano (ed.),
Lo spirito. Mimesis (
2011)
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Abstract
In Max Scheler il concetto di spirito (Geist) è particolarmente instabile: come il pennino di un sismografo è capace di registrare ogni minimo mutamento del suo pensiero. L'oscillazione più spettacolare avviene nel 1923. Il problema è che invece le diverse interpretazioni su Scheler, ancora oggi, procedono come se avessero a che fare con un termine univocamente definito. Ancora nel 1922, nella seconda edizione di Vom Ewigen, Scheler esprimeva la tesi che «lo spirito è infinitamente più potente (mächtiger) di tutta la natura insieme», già nel 1924, in Probleme einer Soziologie des Wissens, scrive esattamente il contrario: «originariamente lo spirito non ha in sé una qualsiasi traccia di forza o di efficacia». Inoltre mentre nel periodo intermedio i termini "persona" e "spirito" risultano rigorosamente correlati-nel Formalismus si arriverà a sostenere che «l'idea di uno spirito impersonale è insensata» - dopo il 1923 il concetto di "spirito" viene gradualmente riferito a tutta la natura, per cui la persona diventa una delle tante espressioni dello spirito. Che cosa succede nel 1923 per spiegare un rovesciamento di posizioni di tale portata?