Abstract
1. Tra i propositi di riforma che Giustiniani e Querini caldeggiarono nella lettera al nuovo pontefice Leone X vi era l’intento non secondario di sradicare gli atti, i riti e le credenze che gli autori definirono con il termine di ‘superstizione.’1 Come si legge nel Libellus, si trattava di un flagello terribile che, associato con l’ignoranza, comportava gravi rischi di peccato mortale che avevano una precisa scaturigine: lo stato deplorevole del clero regolare e secolare, dal quale il popolo dei fedeli traeva cattivi esempi come “da una fonte” o da una “radice”; dall’alto al basso, per così dire.2 La superstizione è “generatrice di tutti i mali,”3 avversaria della vera fede, peccato capitale contro la religione:..