Lo stato, la chiesa e il problema della verità
Teoria 28 (1):175-185 (
2008)
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Abstract
La conclusione di Rosenzweig sul diverso modo dell’ebreo e del cristiano di lavorare alla «stessa opera» è una delle pagine più citate della Stella. Dio non può fare a meno di nessuno dei due. Ha dato al primo la vita eterna, accendendo nel suo cuore il fuoco della verità. Ha posto il secondo sulla via eterna, cosicché egli seguirà «fino alla fine» i raggi della sua luce. L’ebreo vede la stella, ma non i raggi. Il cristiano è destinato a vedere sempre ciò che è illuminato, ma non la luce. Diverso sarà dunque il rischio, a partire dalla preghiera per quella «verità intera» che non appartiene in quanto tale né all’uno né all’altro e per questo ha bisogno di entrambi. Il cristiano che cammina «seguendo la corrente del tempo» è esposto alla triplice tentazione della spiritualizzazione del concetto di Dio, della apoteosi del concetto di uomo e della panteizzazione del concetto di mondo . L’ebreo contempla appunto nel suo cuore – ma nel suo cuore soltanto – la fedele immagine della verità. Egli si distoglie così «dalla vita nel tempo», come «la vita del tempo» si distoglie da lui. È significativo che per sottolineare il senso profondo di questo radicamento Rosenzweig ricorra ad un termine così hegeliano come la Erinnerung, che nella conclusione della Fenomenologia è la notte dell’autocoscienza nella quale lo spirito scende, ma per potersi distendere nel tempo facendone il suo tempo e dunque «la verità e la certezza del suo trono»