In questo studio non si condivide l’opinione, dominante per molti decenni, che il cosiddetto dualismo cartesiano sia dovuto ad un "malinteso", che può chiamarsi originario, dato che a rimanerne coinvolti furono alcuni tra i primi seguaci della filosofia di Cartesio. Una presa di posizione, questa, che, già sviluppata in altri precedenti lavori, viene qui riproposta relativamente a H. Gouhier, lo studioso che più di ogni altro, con ricchezza di documenti e sottigliezza di analisi interpretative, ha sostenuto la tesi del (...) "malinteso" e ha individuato nella dottrina dellaterza nozione primitiva la spiegazione autenticamente cartesiana del rapporto sussistente tra anima e corpo. Una interpretazione di cui nel presentge studio si mostra tutta la debolezza, soprattutto se la si considera alla luce dell’altra dottrina, anch’essa cartesiana, ma di gran lunga più articolata, che fa del rapporto tra anima e corpo un nesso da spiegarsi in analogia al rapporto che nel linguaggio intercorre tra il segno e il suo significato. (shrink)
In questo lavoro si esplora la possibilità che l’inserzione dello sfruttamento umano all’interno del processo lavorativo e la conseguente apparizione sociale dell’uomo-merce abbiano lasciato tracce nell’opera di Dante. Si rintracciano così in una selezione di passi i problemi che questo processo impone alla nascente concezione dell’identità individuale e all’assunzione in una cornice ideologica ancora sacralizzata della distinzione fra ambito pubblico e ambito privato, che caratterizzerà il capitalismo fino a poche decadi fa.
“But when you meet her again,” he observed, “in Heaven, you, too, will be changed. You will see her spiritualized, with spiritual eyes.”1Dante is not a philosopher, although George Santayana sees him as one among a very few philosophical poets.2 The Divine Comedy deals in terza rima with issues that are philosophically urgent, including the relation between reasoning well and happiness.3And as one of the few great epics in Western literature, the Comedy offers its readers the pleasures of world-class (...) poetry, fabulous beasts from classical literature, good people and sinners from Dante’s Italy, and the prolongation in verse of Thomas Aquinas’s summa Theologiae and Summa contra Gentiles. In some ways, Dante’s epic .. (shrink)
Il saggio mette a confronto tre fra le traduzioni più importanti della Commedia curate da poeti americani negli anni 2000, prendendo in analisi le loro strategie e tecniche traduttive e i conseguenti risultati estetici. La base del confronto sono le intenzioni traduttive dichiarate dai poeti-traduttori, il modo in cui hanno cercato di porle in pratica, e l’interpretazione dei loro risultati alla luce della teoria dei translation studies recente. Le idee di Lawrence Venuti sulle «versioni dei poeti» e su (...) come leggere una traduzione, specialmente in un contesto di world literature, sono risultate particolarmente utili nel caso dei tentativi di questi poeti-traduttori di riscrivere un testo poetico autonomo, e di trasportare la complessità della poesia di Dante, potentemente padroneggiata, attraverso due tradizioni letterarie diverse. (shrink)
È frequente in Borges il riferimento a Dante come a uno degli scrittori fondamentali per la creazione della propria poetica. I suoi Saggi danteschi e, in particolare, Il falso problema di Ugolino, consentono di rintracciare alcuni degli aspetti più pregnanti del legame che Borges stabilisce tra sé e lo scrittore toscano e di fare luce su alcuni dei principi chiave che guidano la poetica borgesiana. In particolare, l’episodio di Ugolino e, più precisamente, il verso , in cui (...) class='Hi'>Dante trasmette l’eterna oscillante immagine di Ugolino [che] divora e non divora gli amati cadaveri, costituisce per Borges una delle massime espressioni di un principio estetico fondamentale per la propria poetica: la capacità di esprimere i fatti tramite allusioni – evitando quindi di limitarne le possibili infinite biforcazioni – piuttosto che attraverso la mera esposizione circostanziata. (shrink)
Lo studio sul rapporto tra Dante e la tradizione arabo-islamica è solitamente associato a due influenti studiosi del Novecento, Miguel Asín Palacios e Bruno Nardi. Nonostante le differenze, entrambi affermano che la struttura fondamentale della Commedia intende mostrare come la ragione naturale dell’uomo e la filosofia siano inferiori alla rivelazione religiosa e alla teologia. Il contributo, affermando che l’architettura del poema dantesco si fonda sulla classificazione delle scienze formulata dai filosofi islamici, intende mostrare che la struttura allegorica (...) class='Hi'>della commedia non è basata sulla distinzione tra filosofia e teologia ma sulla distinzione, tutta interna alla filosofia, tra praxis e theoria. Come i filosofi razionalisti, Dante nega che ci sia una forma di conoscenza più elevata che non sia raggiungibile attraverso la dimostrazione e il ragionamento filosofico ma solo attraverso il discorso religioso rivelato. Questa classificazione islamica delle scienze può aiutare a rivedere il ruolo giocato da Statius e Matelda nell’allegoria dantesca e identificare con maggior precisione il luogo della religione.The study of Dante in relation to the medieval Arabo-Islamic tradition is most notably associated with two influential twentieth-century scholars, Miguel Asín Palacios and Bruno Nardi. Despite differences, both hold that Commedia’s fundamental structure aims to show natural human reason and philosophy falling short of religious revelation and theology. This essay, arguing that the architectural design of Dante’s poem is based on the classification of the philosophical sciences formulated by the Islamic rationalist philosophers, shows that Commedia’s allegorical structure is not based upon the distinction between philosophy and theology but rather upon a distinction within philosophy between praxis and theoria. Like the Islamic rationalist philosophers, Dante denies that there is a higher human knowledge unattainable through philosophical demonstration but accessible through revealed religious discourse. This Islamic classification of the sciences will also help us see the role played by Statius and Matelda in Dante’s allegory and to identify the locus of religion. (shrink)
In questo lavoro intendo confrontare le posizioni di Searle e Dennett nell’ambito della teoria della mente con la teoria husserliana della coscienza. Mostrerò come questi autori modifichino la nozione fenomenologica di intenzionalità, trasformandola in un modello di descrizione in “terza persona”. Tale cambiamento ha conseguenze problematiche riguardanti la distinzione fra un atto mentale e il suo contenuto e la conseguente critica alla teoria rappresentazionale della mente; l’argomento del teatro cartesiano, quello dell’omuncolo e lo smantellamento (...) class='Hi'>della nozione di soggettività; il rifiuto dell’inconscio. Mostrerò come le concezioni di Searle e Dennett nascano da un concetto contraddittorio di riduzionismo, implicito anche negli sviluppi della “fenomenologia naturalizzata” e della neurofenomenologia. Queste difficoltà non si possono risolvere adattando o applicando il metodo fenomenologico alle scienze cognitive, né tornando semplicemente alla teoria husserliana. Bisogna invece individuare i problemi specifici affrontabili fenomenologicamente all’interno di un contesto scientifico: per esempio, la struttura temporale della coscienza e la questione dei contenuti inconsci della mente. (shrink)
È opinione oggi largamente diffusa che la visione storica e politica di Dante abbia caratteri fortemente conservatori o addirittura reazionari. In sintesi, la polemica dantesca contro lʼavarizia e la cupidigia nasconderebbe un radicale rifiuto della modernità e della nuova realtà socioeconomica che si stavano affermando ai suoi tempi, in nome di un ritorno al «buon tempo antico» e al mondo immobile e chiuso della tradizione. In questo saggio intendo dimostrare, al contrario, che lʼipotesi elaborata da (...) class='Hi'>Dante è tuttʼaltro che conservatrice, ma propone invece un modello rivoluzionario di società fondata sui valori del dono e della caritas opposti allʼutilitarismo che fino da allora si stava imponendo come principio guida della civiltà occidentale. (shrink)
La riflessione di Dante sul denaro è un aspetto rilevante della sua filosofia morale e politica e motivo centrale nel suo immaginario poetico. La Firenze del tempo aveva una potente classe borghese e una moneta tra le più prestigiose d’Europa e Dante, da fiorentino, fu testimone dell’insorgere di un’economia di profitto i cui rischi morali non mancò di rilevare. Questo saggio propone una riflessione su come l’atteggiamento di Dante in merito al denaro si rapporti ad alcuni (...) aspetti del pensiero di Emmanuel Levinas e Michel Henry, due filosofi che criticano le economie capitaliste occidentali e sostengono con convinzione l’importanza della prospettiva umanistica nell’analisi delle realtà economiche. (shrink)
Scopo della presente nota è discutere alcuni aspetti del contributo del Prof. Smith circa Virgilio e l'ambiguità. La nota è divisa in tre parti: a) una discussione dell'ambiguità degli enti empirici in Platone; b) una riconsiderazione del frammento 26 di Eraclito, alla luce di alcune osservazioni di H.G. Gadamer; c) un breve confronto tra il Polidoro virgiliano e il dantesco Pier Delle Vigne circa la natura perturbante della loro trasfigurazione ultramondana.
Drawing primarily upon Dante’s three major philosophical treatises (De vulgari eloquentia, Convivio, and Monarchia), this essay explores how Dante’s ethico-political philosophy operates within the crucial tension between the phenomenology of time as the condition for the possibility of human moral development and yet also as, metaphysically speaking, the privation and imitation of eternity. I begin by showing that, in the De vulgari eloquentia, Dante’s understanding of the poetic and rhetorical function of the illustrious vernacular is tied to (...) his political philosophy in a way that depends upon a rich but ultimately unresolved tension between (a) the demand that only an atemporal, unchanging vernacular would be suitable for the tasks of universal monarchy and (b) the recognition that only a temporal, localized, and changing illustrious vernacular could possibly bring about the existence of the universal monarchy. In the second half of the essay, I will turn to Dante’s treatment of the providential grounding for the independence of spiritual and temporal authority in Convivio and Monarchia. I will argue that Dante’s understanding of divine providence provides common justification for the temporal and spiritual authorities whose independence he otherwise insists upon. Finally, drawing on the letter to Cangrande della Scala (the authorship of which is disputed), I will discuss how, for Dante, the providential ground for the legitimacy of temporal authority can only be discerned through the allegorical interpretation of history itself. In light of my discussion of these themes in Dante’s political philosophy and its dependence on his understanding of divine providence, I will conclude with a brief reflection on how Dante’s understanding of divine providence might help us better appreciate important aspects of the neglected legacy of Renaissance humanism in the history of early modern philosophy. (shrink)
En el canto XIII del Inferno, en el bosque de los suicidas, Pier della Vigna dice que, al momento de su muerte, él, que era justo, se volvió injusto contra sí mismo. Esta afirmación da lugar a la pregunta de si el suicida puede ser injusto consigo mismo y cómo Dante puede afirmarlo. En este artículo, se investiga esto desde: 1) la caracterización de la justicia en el tratado filosófico de Dante, Convivio, 2) algunos pasajes del Purgatorio (...) en los que Dante desarrolla su teoría de la acción, y 3) un pasaje de la Ética nicomáquea de Aristóteles en el que se cuestiona si el suicida es injusto consigo mismo. (shrink)
Lo storico della filosofia e filosofo francese Étienne Gilson (1884-1978) ha notoriamente offerto una lettura innovativa di importanti figure del pensiero medievale, da Tommaso d’Aquino a Duns Scoto e Bonaventura, includendo in questa lista anche Agostino di Ippona. L’originalità della lettura offerta da Gilson si esprime per lo meno in due modi. In primo luogo, Gilson ha argomentato a sostegno dell’effettiva caratura filosofica, e non semplicemente teologica, del pensiero di quei pensatori. Contro un pesante pregiudizio che all’epoca in (...) cui egli iniziava le sue ricerche, e specialmente nella sua Francia, gravava nei confronti della cultura medioevale – di non aver espresso alcuna filosofia ma solo una teologia – egli acquisì «il merito di aver non solo iniziato genialmente la riscoperta della filosofia medievale, ma di aver decisamente contribuito a riportarne la storia ai livelli della scientificità e della dignità accademica». In secondo luogo, Gilson ha sostenuto che la filosofia in questione si caratterizza di uno «spirito cristiano» che, come aveva caratterizzato l’epoca medievale sotto ogni altro aspetto, ne aveva informato il pensiero filosofico, dando vita a una vera e propria «filosofia cristiana». Ma se questo significa che, per il filosofo francese, si dava un elemento di caratterizzazione unitaria del pensiero medievale, va anche rilevato che, per lo stesso autore, questo pensiero andava indagato nella sua notevole varietà. Con competenza e lettura fedele dei testi, Gilson valorizzò le differenze tra le filosofie dei vari autori presi in considerazione. In questo articolo, intendo mostrare che queste due caratteristiche dell’interpretazione gilsoniana del pensiero medievale si applicano entrambe all’interpretazione che il filosofo francese offrì del pensiero di Dante Alighieri. In primo luogo, Gilson ha riconosciuto anche a Dante, come al pensiero medievale tutto, una caratura specificamente filosofica. In secondo luogo, della filosofia del sommo poeta (che Gilson riteneva anch’essa ‘cristiana’) ha evidenziato la peculiarità, sganciandola dalle classificazioni che la volevano ridurre a qualcuna delle correnti filosofiche del Duecento. Il fine che mi propongo è quello di mostrare (nella prima sezione) in che cosa consista questa peculiarità, per poi procedere (nelle successive tre sezioni) a rilevare che essa conduce Gilson a una coerente interpretazione di Dante filosofo secondo tre direttrici: quella etica, quella politica e quella filosofico-storica. (shrink)