Il testo consiste nella trascrizione rimaneggiata di un dialogo che il gruppo di ricerca indipendente “Inoperoso” ha intrattenuto con Roberto Esposito in data 11 maggio 2023. Il tema della discussione è consistito nella messa in questione di una possibile attualità critica della prospettiva ontologico-politica che lo stesso Esposito ha definito dapprima “pensiero impolitico” e poi, in testi più recenti, “pensiero destituente”. Nel rivendicare una tale attualità, i membri di “Inoperoso” si sono confrontati con il successivo sviluppo del pensiero di Esposito, (...) e in particolare con le critiche alle contraddizioni della prospettiva destituente da lui avanzate nella sua recente trilogia dedicata alla proposta del “paradigma istituente”. L’intento ultimo del dialogo era sviluppare una pratica filosofica incentrata non su questioni interne ad una considerazione ristretta di un singolo autore o di tema specifico, bensì rivolta ad esercizio collettivo di riflessione sulle grandi questioni e sulle tematiche che toccano ogni essere umano, guardando da un lato alle forme nelle quali l’attuale congiuntura istituzionale tende ad ostacolare un simile esercizio, e dall’altro alle opportunità di trasformazione che essa può concretamente offrire. (shrink)

Il genere letterario del manuale nasce all’interno delle università medievali e ne segue l’evoluzione: il contesto istituzionale dell’Università di Colonia, fondata nel 1388, è un buon esempio di come nel tardo Medioevo i testi universitari assolvano una funzione diversa rispetto al secolo precedente e siano orientati più all’utilizzo didattico che all’esposizione dottrinale. Le esigenze didattiche, il ruolo istituzionale delle diverse viae in aperta concorrenza tra loro, l’invenzione della stampa e la creazione di nuovi mercati del libro sono tutti (...) elementi che concorrono all’evoluzione dei testi universitari in forma di manuale, che assume delle forme standardizzate e tende a mettere a fuoco solo alcuni punti dottrinali. I testi sono pensati soprattutto in funzione dell’apprendimento e del superamento degli esami, perdendo di vista il commento analitico e la completezza dell’esposizione. Da questo contesto storico si possono trarre alcuni spunti di riflessione sulla funzione e l’utilità dei manuali all’interno dell’istruzione superiore e universitaria odierna. (shrink)

La révolution par d’autres moyensLa politique féministe en tant que réinstitution dans la pensée de Merleau-PontyCet essai est une tentative pour surmonter l’impasse qui a été relevée par de nombreuses critiques féministes de Merleau-Ponty, à savoir que sa dernière ontologie bloque certaines perspectives de changement politique. De fait, comme le soutenait Luce Irigaray, l’ontologie de la chair semble être un discours normalisant et totalisant dépourvu de toute différence. « Il n’y a pas d’Autre, écrit-elle, pour garder le monde ouvert ». (...) Étant donné que Merleau-Ponty développe une ontologie qui opère en amont du niveau des personnes et des choses proprement dites, on a souvent supposé prima facie que les projets féqministes, qui cherchent à fournir des fondements pour éliminer l’oppression basée sur le genre, n’y ont rien à faire.Malgré la longue tradition de débat féministe avec la centralisation du corps dans des textes tels que la Phénoménologie de la perception, je cherche ici à rediriger les philosophes féministes vers la dernière ontologie de Merleau-Ponty. Je le fais en lisant son ouvrage politique trop souvent négligé, Les aventures de la dialectique, ainsi que les notes de cours, récemment traduites en anglais, de l’année 1954-1955 sur L’institution et la Passivité. Non seulement, ces textes émergent à un moment critique dans le corpus merleau-pontien, mais encore, ils contiennent des possibilités politiques qui résultent de ce moment particulier. Dans ces textes et à travers eux, je propose une réexamen de l’engagement féministe dans l’oeuvre de Merleau-Ponty, libéré du discours sur le corps et dirigé, en revanche, vers un désir de changement politique enraciné dans le cadre institutionnel que l’on pourrait appeler aussi l’« intermonde ». Pour ce faire, lepremier pas, comme je le montre dans cet essai, est de prendre au sérieux le concept de “revolution” et ses développements dans l’ensemble du corpus merleau-pontien.La rivoluzione con altri mezziLa politica femminista come reistituzione nel pensiero di Merleau-PontyQuesto saggio è un tentativo di chiarire come molte critiche rivolte a Merleau-Ponty da parte del femminismo rischino di condurre in un vicolo cieco. Il problemafondamentale è il seguente: se la tarda ontologia di Merleau-Ponty precluda, o meno, le strade del cambiamento politico. Effettivamente, come Luce Irigaray ha argomentato, l'ontologia della carne sembra essere un discorso tristemente normalizzatore e totalizzatore della differenza. “Non [c'è] nessun Altro,” scrive Irigaray, “capace di tenere il aperto mondo.” Dato che Merleau-Ponty sviluppa un'ontologia che opera al di sotto del livello delle persone e delle cose, molti hanno presunto prima facie che i progetti femministi, che si mettono in cerca di una fondazione in grado di cancellare l’oppressione basata sull’identità di genere, non possano in alcun modo appartenerle.Nonostante l’ormai lunga serie di critiche che il femminismo ha mosso all’accentramento del corpo che Merleau-Ponty opererebbe in testi come Fenomenologia della Percezione, cercheremo in questa sede di reindirizzare il pensiero femminista verso la tarda ontologia di Merleau-Ponty a partire da un suo testo politico largamente trascurato, Avventure della dialettica, e dalle notes de cours del 1954-1955, recentemente tradotte col titolo Istituzione e Passività. Questi testi non solo emergono ad una svolta critica nel corpus di Merleau-Ponty, nel corso della quale egli muove dal primato della percezione alla dimensione dell’istituzione, ma contengono possibilità politiche direttamente derivanti da questo slittamento teorico. È in questi testi e attraverso questi testi che proponiamo di riavviare il dibattito femminista su Merleau-Ponty, mostrando come il pensatore francese risulti, in questa fase della sua opera, libero dai vincoli del discorso sul corpo e incamminato in direzione di un pensiero del cambiamento politico radicato nella struttura istituzionale di quello che potremmo chiamare l’“intermondo.” Il primo passo per fare questo, come mostreremo in questo saggio, consiste nel prendere sul serio il concetto di rivoluzione ed i suoi sviluppiall’interno dell’intero corpus merleau-pontyano. (shrink)

La révolution par d’autres moyensLa politique féministe en tant que réinstitution dans la pensée de Merleau-PontyCet essai est une tentative pour surmonter l’impasse qui a été relevée par de nombreuses critiques féministes de Merleau-Ponty, à savoir que sa dernière ontologie bloque certaines perspectives de changement politique. De fait, comme le soutenait Luce Irigaray, l’ontologie de la chair semble être un discours normalisant et totalisant dépourvu de toute différence. « Il n’y a pas d’Autre, écrit-elle, pour garder le monde ouvert ». (...) Étant donné que Merleau-Ponty développe une ontologie qui opère en amont du niveau des personnes et des choses proprement dites, on a souvent supposé prima facie que les projets féqministes, qui cherchent à fournir des fondements pour éliminer l’oppression basée sur le genre, n’y ont rien à faire.Malgré la longue tradition de débat féministe avec la centralisation du corps dans des textes tels que la Phénoménologie de la perception, je cherche ici à rediriger les philosophes féministes vers la dernière ontologie de Merleau-Ponty. Je le fais en lisant son ouvrage politique trop souvent négligé, Les aventures de la dialectique, ainsi que les notes de cours, récemment traduites en anglais, de l’année 1954-1955 sur L’institution et la Passivité. Non seulement, ces textes émergent à un moment critique dans le corpus merleau-pontien, mais encore, ils contiennent des possibilités politiques qui résultent de ce moment particulier. Dans ces textes et à travers eux, je propose une réexamen de l’engagement féministe dans l’oeuvre de Merleau-Ponty, libéré du discours sur le corps et dirigé, en revanche, vers un désir de changement politique enraciné dans le cadre institutionnel que l’on pourrait appeler aussi l’« intermonde ». Pour ce faire, lepremier pas, comme je le montre dans cet essai, est de prendre au sérieux le concept de “revolution” et ses développements dans l’ensemble du corpus merleau-pontien.La rivoluzione con altri mezziLa politica femminista come reistituzione nel pensiero di Merleau-PontyQuesto saggio è un tentativo di chiarire come molte critiche rivolte a Merleau-Ponty da parte del femminismo rischino di condurre in un vicolo cieco. Il problemafondamentale è il seguente: se la tarda ontologia di Merleau-Ponty precluda, o meno, le strade del cambiamento politico. Effettivamente, come Luce Irigaray ha argomentato, l'ontologia della carne sembra essere un discorso tristemente normalizzatore e totalizzatore della differenza. “Non [c'è] nessun Altro,” scrive Irigaray, “capace di tenere il aperto mondo.” Dato che Merleau-Ponty sviluppa un'ontologia che opera al di sotto del livello delle persone e delle cose, molti hanno presunto prima facie che i progetti femministi, che si mettono in cerca di una fondazione in grado di cancellare l’oppressione basata sull’identità di genere, non possano in alcun modo appartenerle.Nonostante l’ormai lunga serie di critiche che il femminismo ha mosso all’accentramento del corpo che Merleau-Ponty opererebbe in testi come Fenomenologia della Percezione, cercheremo in questa sede di reindirizzare il pensiero femminista verso la tarda ontologia di Merleau-Ponty a partire da un suo testo politico largamente trascurato, Avventure della dialettica, e dalle notes de cours del 1954-1955, recentemente tradotte col titolo Istituzione e Passività. Questi testi non solo emergono ad una svolta critica nel corpus di Merleau-Ponty, nel corso della quale egli muove dal primato della percezione alla dimensione dell’istituzione, ma contengono possibilità politiche direttamente derivanti da questo slittamento teorico. È in questi testi e attraverso questi testi che proponiamo di riavviare il dibattito femminista su Merleau-Ponty, mostrando come il pensatore francese risulti, in questa fase della sua opera, libero dai vincoli del discorso sul corpo e incamminato in direzione di un pensiero del cambiamento politico radicato nella struttura istituzionale di quello che potremmo chiamare l’“intermondo.” Il primo passo per fare questo, come mostreremo in questo saggio, consiste nel prendere sul serio il concetto di rivoluzione ed i suoi sviluppiall’interno dell’intero corpus merleau-pontyano. (shrink)

La révolution par d’autres moyensLa politique féministe en tant que réinstitution dans la pensée de Merleau-PontyCet essai est une tentative pour surmonter l’impasse qui a été relevée par de nombreuses critiques féministes de Merleau-Ponty, à savoir que sa dernière ontologie bloque certaines perspectives de changement politique. De fait, comme le soutenait Luce Irigaray, l’ontologie de la chair semble être un discours normalisant et totalisant dépourvu de toute différence. « Il n’y a pas d’Autre, écrit-elle, pour garder le monde ouvert ». (...) Étant donné que Merleau-Ponty développe une ontologie qui opère en amont du niveau des personnes et des choses proprement dites, on a souvent supposé prima facie que les projets féqministes, qui cherchent à fournir des fondements pour éliminer l’oppression basée sur le genre, n’y ont rien à faire.Malgré la longue tradition de débat féministe avec la centralisation du corps dans des textes tels que la Phénoménologie de la perception, je cherche ici à rediriger les philosophes féministes vers la dernière ontologie de Merleau-Ponty. Je le fais en lisant son ouvrage politique trop souvent négligé, Les aventures de la dialectique, ainsi que les notes de cours, récemment traduites en anglais, de l’année 1954-1955 sur L’institution et la Passivité. Non seulement, ces textes émergent à un moment critique dans le corpus merleau-pontien, mais encore, ils contiennent des possibilités politiques qui résultent de ce moment particulier. Dans ces textes et à travers eux, je propose une réexamen de l’engagement féministe dans l’oeuvre de Merleau-Ponty, libéré du discours sur le corps et dirigé, en revanche, vers un désir de changement politique enraciné dans le cadre institutionnel que l’on pourrait appeler aussi l’« intermonde ». Pour ce faire, lepremier pas, comme je le montre dans cet essai, est de prendre au sérieux le concept de “revolution” et ses développements dans l’ensemble du corpus merleau-pontien.La rivoluzione con altri mezziLa politica femminista come reistituzione nel pensiero di Merleau-PontyQuesto saggio è un tentativo di chiarire come molte critiche rivolte a Merleau-Ponty da parte del femminismo rischino di condurre in un vicolo cieco. Il problemafondamentale è il seguente: se la tarda ontologia di Merleau-Ponty precluda, o meno, le strade del cambiamento politico. Effettivamente, come Luce Irigaray ha argomentato, l'ontologia della carne sembra essere un discorso tristemente normalizzatore e totalizzatore della differenza. “Non [c'è] nessun Altro,” scrive Irigaray, “capace di tenere il aperto mondo.” Dato che Merleau-Ponty sviluppa un'ontologia che opera al di sotto del livello delle persone e delle cose, molti hanno presunto prima facie che i progetti femministi, che si mettono in cerca di una fondazione in grado di cancellare l’oppressione basata sull’identità di genere, non possano in alcun modo appartenerle.Nonostante l’ormai lunga serie di critiche che il femminismo ha mosso all’accentramento del corpo che Merleau-Ponty opererebbe in testi come Fenomenologia della Percezione, cercheremo in questa sede di reindirizzare il pensiero femminista verso la tarda ontologia di Merleau-Ponty a partire da un suo testo politico largamente trascurato, Avventure della dialettica, e dalle notes de cours del 1954-1955, recentemente tradotte col titolo Istituzione e Passività. Questi testi non solo emergono ad una svolta critica nel corpus di Merleau-Ponty, nel corso della quale egli muove dal primato della percezione alla dimensione dell’istituzione, ma contengono possibilità politiche direttamente derivanti da questo slittamento teorico. È in questi testi e attraverso questi testi che proponiamo di riavviare il dibattito femminista su Merleau-Ponty, mostrando come il pensatore francese risulti, in questa fase della sua opera, libero dai vincoli del discorso sul corpo e incamminato in direzione di un pensiero del cambiamento politico radicato nella struttura istituzionale di quello che potremmo chiamare l’“intermondo.” Il primo passo per fare questo, come mostreremo in questo saggio, consiste nel prendere sul serio il concetto di rivoluzione ed i suoi sviluppiall’interno dell’intero corpus merleau-pontyano. (shrink)

This article aims to clarify the sharp contrast between the “short path” of Heideggerian ontology and the “long path” adopted by Ricoeur as a representation of the many necessary mediations in the constitution of his philosophical anthropology. Heidegger breaks into contemporary thought with the publication of his treatise “Being and Time” (1927) as a kind of direct settlement in the field of ontology. In contrast, Ricoeur is seen - and sees himself - as a thinker of conceptual mediations in his (...) long itinerary, since adherence to Husserlian phenomenology and subsequent hermeneutic inflection, passing through confrontations with Freudian psychoanalysis, structuralism and analytical philosophy, to the creation of the book “Oneself as Another” (1990). However, the two philosophers built their works on the common horizon of hermeneutics; therefore, are there possible points of convergence between them? And how could we interpret the relevance of this possible interlocution? These questions cannot be answered without a thorough comparative reading. This text does not intend to answer them, but only to suggest elements for further investigations. (shrink)

ABSTRACT This paper offers an interpretation of Deleuze’s concept of difference. Deleuze has sought to think difference without its traditional subordination to identity, trying to think difference for itself. In this regard, Deleuze concludes that difference is being itself in the famous thesis of the univocity of being. What would be the status of this claim? What elements make possible such a sounding ontological statement? In this paper, we shall answer these questions by interpretating the concept of difference as a (...) speculative one, arguing that difference is only thinkable, but not cognoscible. In order to do so, we analyze Deleuze’s critical engagement with Kant to demonstrate that there is a post-critical ontology in Deleuze’s thinking. (shrink)

Referring to Ferraris’ “Fenomenologia dell’istituzionale (Phenomenology of the Institutional)” is very appropriate to insist on some difficulties with the notion of “institution”. My intent is twofold: on the one hand, I would like to claim, against Ferraris and with Searle, that a theory (or phenomenology) of the institution is always the most important task in the construction of social ontology. Along the way, I would like to point to the importance of violence (and power) and violent strategies in the (...) creation and maintaining of institutions. By answering the question in the sub-heading of this paper, my intention is to understand Ferraris’ project, firstly, as a necessary addition to the ontology of John Searle. But, also, I would like to argue that this project could “incorporate” this same theoretical attempt that precedes it. The future of Ferraris’ project is in political and legal theory, in the understanding of the great and truly “ultimate institutional structures”. Ferraris, as inheritor of and contributor to the great project of Paul Otlet (Mundaneum), surpasses “the government as ultimate institutional structure”, and puts it in the place of the State-Europe and la Cité mondiale. (shrink)

In questo volume sono raccolti gli scritti frutto della ricerca effettuata nell’ambito del Progetto: “Ontologia Formale e Ontologie: uno Strumento per il Dialogo Interdisciplinare e Interculturale”. Scopo del progetto è mostrare al pubblico intellettuale italiano, sia di estrazione scientifica che umanistica, le potenzialità dello strumento dell’ontologia in generale, e dell’ontologia formale in particolare, per il dialogo costruttivo interdisciplinare e interculturale. Dialogo interdisciplinare per il rapporto fra discipline scientifiche e umanistiche, dialogo interculturale per il rapporto fra le diverse (...) culture e religioni in una società globalizzata. (shrink)

[ES] En recientes décadas se ha observado un renovado interés por algunos de los temas clásicos de la ontología, desde áreas de conocimiento externas a la filosofía, sin embargo, este renacimiento ontológico ha «estimulado» una multiplicidad y diversidad de teorías y concepciones «ontológicas» que ha dado como consecuencia una proliferación de «ontologías» y de interminables batallas para determinar qué tipo de «entidades» estudian sus respectivos «dominios», que a su vez se consideran autónomos e independientes entre sí, inclusive de la propia (...) ontología. En este sentido, el propósito de este trabajo es caracterizar y representar de manera adecuada estas «ontologías», dentro del marco general del debate acerca de la naturaleza de la ontología. Es así que, en la primera sección haré un diagnostico de la ontología contemporánea; en la segunda proporcionaré algunas definiciones y caracterizaciones de las principales concepciones, en especial de las denominadas «ontologías aplicadas»; y en la tercera analizaré sí estas concepciones pueden ser consideradas diversos tipos de ontología o simplemente son diversos niveles de ontología. El marco de la discusión no se centrará en confrontar todas estas nociones, sino en describirlas y analizarlas para ofrecer un enfoque sobre el estado actual de la ontología y sus problemas. [EN] In recent decades there has been a renewed interest in some of the classic themes of ontology, from areas of knowledge external to philosophy; however, this ontological revival has «stimulated» a multiplicity and diversity of «ontological» theories and concepts that has resulted in a proliferation of «ontologies» and endless battles to determine what kind of «entities» study their respective «domains», which in turn are considered autonomous and independent, even of ontology itself. In this sense, the purpose of this work is to adequately characterize and represent these «ontologies», within the general framework of the debate about the nature of ontology. Thus, in the first section I will make a diagnosis of contemporary ontology; in the second I will provide some definitions and characterizations of the main concepts, especially the so-called «applied ontologies»; and in the third I will analyze whether these concepts can be considered different types of ontology or simply are different levels of ontology. The framework of the discussion will not center on confronting all these notions, but to describe and analyze them to provide a focus on the current state of ontology and its problems. (shrink)

En el presente artículo estudiaremos el contacto fecundo entre la ontología del cuerpo y la religión en el pensamiento del joven Michel Henry entre 1946 y 1949, tiempo durante el cual escribió su Philosophie et Phénoménologie du Corps. La elaboración sistemática de las intuiciones biranianas le sirvió a Henry para elaborar una original ontología del cuerpo como ciencia primera de la que la religión no sería sino una producción humana simbolizadora de los caracteres esenciales de la vida subjetual corporalizada. Así (...) pues, la religión manifiesta de modo existencial la eidética corporalizada, en especial con el concepto de pecado, el cual no pertenece a la esencia de la vida del cuerpo sino a su caída, apuntando a la salvación como su propia superación. En el joven Henry, la religión, en especial la cristiana con la doctrina del pecado, es útil porque expresa en un lenguaje simbólico que la vida del cuerpo, vivido subjetivamente, es el poder principal tanto de la condenación como de la salvación. (shrink)

[ES] Los trabajos recientes de Stephen Schiffer en el desarrollo de una explicación pleonástica de proposiciones producen resultados importantes que cambian el significado tanto de la ontología de primer orden como de la meta-ontología. El objetivo del presente trabajo es dejar en claro cuáles son estas consecuencias y por qué son tan importantes. Según mi punto de vista, la mayor amenaza para los partidarios de la metafísica proviene de un punto de vista que yo he llamado en otro trabajo el (...) acercamiento «fácil» a la ontología: los argumentos de Schiffer a favor de proposiciones «pleonásticas», propiedades, estados, eventos y personajes ficticios; los argumentos neo-fregeanos a favor de la existencia de números; y mis propios argumentos a favor de objetos sociales, culturales, y personajes ficticios, y objetos ordinarios como mesas y sillas. El trabajo expande estas tres diferentes formas de ontología fácil, mostrando sus interrelaciones y argumenta que estos acercamientos nos dan un realismo ciento por ciento directo, sobre las entidades en cuestión. A un nivel meta-ontológico, sin embargo, el trabajo sugiere que el debate ontológico serio es confundido porque sus preguntas ontológicas tienen respuestas tan directas. Este acercamiento podría ser la amenaza más importante para la metafísica seria, pero también es extremadamente prometedor como una manera de disolver misterios y clarificar la epistemología de la metafísica. [EN] Stephen Schiffer’s recent work in developing a pleonastic account of propositions leads to major, game-changing results in both first-order ontology and meta-ontology. This paper aims to clarify what these consequences are and why they are so important. In my view, the biggest threat to the metaphysical party comes from a view I have elsewhere called the «easy» approach to ontology: Schiffer’s arguments for «pleonastic» propositions, properties, fictional characters, states and events; the neo-Fregean’s arguments for the existence of numbers; and my own arguments for fictional characters, social and cultural objects, and ordinary objects such as tables and chairs. The paper draws out these three different forms of easy ontology, showing their interrelations, and argues that these approaches really give us a straightforward, out and out realism about the entities in question. On the meta-ontological level however, it suggests that serious ontological debate in metaphysics is confused because its ontological questions have so straightforward answers. This approach may be the most important threat to serious metaphysics but it is also extremely promising as a way of dissolving mysteries and clarifying the epistemology of metaphysics. (shrink)

Este livro é um 'ancestral' em pré-print do meu livro de 2006, Introdução à Teoria da Predicação em Aristóteles (ISBN 978-85-268-0716-1), publicado pela Editora da Unicamp (ver https://www.academia.edu/6912408/Introdu%C3%A7%C3%A3o_%C3%A0_teoria_da_predica%C3%A7%C3%A3o_em_Arist %C3%B3teles). O ancestral foi felizmente muito citado, mesmo depois da aparição do livro definitivo em 2006. -/- This is an ancestor (in pré-print) of my 2006 Book, 'Introdução à Teoria da Predicação em Aristóteles' (ISBN 978-85-268-0716-1), published by Editora da Unicamp (see https://www.academia.edu/6912408/Introdu%C3%A7%C3%A3o_%C3%A0_teoria_da_predica%C3%A7%C3%A3o_em_Arist %C3%B3teles). The ancestor was cited by many, even after the definitive book (...) appeared in 2006. (shrink)

RESUMO O presente estudo, ainda em caráter exploratório, pretende verificar as possibilidades de uma ontologia no pensamento de Michel Foucault. Parte-se do pressuposto de que, embora Foucault não tenha abordado diretamente o tema da ontologia, encontram-se, em seus escritos, referenciais que permitem colocá-la como questão. Entende-se, também, que o tema da ontologia está relacionado, por um lado, com o tema do homem e do sujeito e, por outro, com a ética. Geralmente a ética em Foucault é discutida (...) a partir dos últimos escritos, conhecidos como genealogia da ética . A ontologia é discutida a partir de seus textos da década de 1980, sobre Aufklärung de Kant. Ontologia e ética são, portanto, conceitos já explorados em seu pensamento. A ética é conceituada por Foucault como o uso crítico da liberdade, no interior das tramas do saber-poder. A noção de ontologia está referida ao ser histórico do homem e ao tema do sujeito, em sua relação com a verdade. Conforme Foucault, trata-se de uma ontologia de nosso ser histórico. Mas ainda falta aclarar, no pensamento do autor, o que, exatamente, se mostra no ser histórico, ou seja, o que é que se torna história, fazendo-se sujeito, no sentido da ontologia. A resposta se encontra na questão sobre o homem, antes dele ser objetivado enquanto figura da modernidade. (shrink)