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  • I superstiti di Otranto e l’ombra dell’Islam
  • Giovanni Ricci (bio)

Il trauma di Leone X

Nel 1516 Leone X sfuggì di misura a un’incursione di pirati musulmani mentre cacciava sul litorale romano.1 Presumibilmente gli incursori non si accorsero di quanto preziosa fosse la preda che avevano mancato. E noi non riusciamo neppure a immaginare le conseguenze di una simile cattura: ci vorrebbe un intero libro di storia controfattuale. Il rischio inaudito corso dal papa confermava la vulnerabilità dell’Europa cristiana, e addirittura del suo centro, Roma, che la frattura religiosa del Mediterraneo aveva trasformato in un avamposto proteso verso gli infedeli. Il tema era presente nella mente di Leone X almeno da quando Paolo Giustiniani e Pietro Quirini gli avevano dato risalto nel 1513. Delle sei parti in cui si divide il Libellus, la più cospicua, la terza, discute “come convertire o come vincere in battaglia i musulmani.” “Spurcissimi” seguaci di uno “spurcissimum ritum,” se essi non accettano la vera religione è necessario che i cristiani, fra loro pacificati, li schiaccino con la crociata.2 In realtà tutti sapevano – e sapranno – quanto fosse difficile convertire i musulmani.3 Per cui nel 1515, incontrando a [End Page 183] Bologna Francesco I di Francia, il papa ottenne la promessa di andare alla crociata contro i turchi; in cambio, offrì al vincitore di Marignano la preziosa reliquia della Vera Croce, un esplicito viatico per la Terrasanta.4

All’inizio Leone X si era fidato di Carlo d’Asburgo che progettava di riconquistare Costantinopoli. Ma stanco infine di delusioni, nel 1515 il papa scrisse a Manuele I del Portogallo che “la santa e necessaria guerra contro i turchi è combattuta a parole e con la penna più che con i fatti.”5 Chiese comunque al doge di Venezia Leonardo Loredan di aiutarlo ad armare le galee di Ancona che difendevano le Marche e il santuario di Loreto. Ma le relazioni veneto-turche erano un terreno delicato, tanto che il papa aggiunse: “So bene che in virtù dei trattati che ti legano al sultano non puoi intraprendere nulla contro di lui alla luce del sole.”6 La politica vincolava più dei proclami religiosi.

Nel 1517, l’anno dopo lo scampato agguato, Leone X chiuse il Quinto Concilio Lateranense. Lì il cardinale Egidio da Viterbo aveva riferito una profezia che dava per imminente la conversione dei musulmani e la fine della loro setta, come allora si diceva.7 Se il cardinale non aveva rispettato il divieto di diffondere profezie, subito era sopravvenuta, a smentirlo, la conquista dell’Egitto mamelucco da parte del [End Page 184] sultano Selim I. Mentre la potenza ottomana si rafforzava ancora, si vanificava l’idea di Giustiniani e Quirini secondo cui i mamelucchi sarebbero stati disposti a convertirsi se i cristiani offrivano loro aiuto militare. Di conseguenza Leone X decise di lanciare una grande mobilitazione, allarmato anche da dispacci giunti da Costantinopoli e Ragusa in cui si parlava di preparativi bellici e di spie turche sguinzagliate in Italia.8 Leone X era invece solito deridere i segni naturali che annunciavano un’invasione turca, distaccandosi dall’opinione diffusa che attribuiva loro un ruolo nel profetismo quotidiano.9

Passaggio all’atto, dunque, nel 1518, insieme col recupero della nozione di Repubblica cristiana.10 Non si può però dire che il sentimento popolare seguisse. Il cronista bolognese Fileno dalla Tuata registrò l’arrivo nella sua città di tre cardinali (fra cui Egidio da Viterbo) che “volevano avere denari per porre rimedio alla venuta del Turco.” Riccamente alloggiati, i prelati guidarono processioni con reliquie di santi, ma le loro iniziative al cronista parvero soltanto “trappole da dinari.”11 Secondo tradizione, neppure questa crociata poi si fece. Leone X non cessò di interessarsi al mondo musulmano coltivando il rapporto col suo protetto al-Hasan al-Wazzan, il dotto granadino che egli stesso aveva battezzato col nome di Giovanni Leone de’ Medici e che tutti conoscevano come Leone l’Africano.12 Ma la crisi religiosa scoppiata in Germania venne ad assorbire la maggior parte delle energie pontificie. Anche i successori di Leone X si attivarono sul fronte turco [End Page 185] solo a intermittenza, seguendo le ondate dell’espansionismo ottomano: la caduta di Rodi nel 1522...

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