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Licensed Unlicensed Requires Authentication Published by De Gruyter (A) August 21, 2017

Zoilo, Costantino e le fores martyrum catanesi. Ancora sull'epigrafe di Iulia Florentina

  • Cristina Soraci EMAIL logo
From the journal Klio

Riassunto:

La piccola Iulia Florentina fu seppellita, come recita la nota iscrizione catanese che la commemora, davanti alle fores martyrum, sulla cui ubicazione si è molto discusso; secondo l'ipotesi avanzata nel presente studio, che offre una lettura del tradito CVAX diversa da quelle finora proposte, tali fores sarebbero gli archi posti nella zona compresa tra quella che un tempo era chiamata la „Strada degli Archi“ e il cosiddetto „Carcere di sant'Agata“, che, a nostro avviso, doveva essere il luogo in cui furono custodite, già in età costantiniana, le spoglie della patrona di Catania e forse anche di Euplo.

L'inumazione della bimba avvenne in epoca costantiniana, come appare dalla menzione, nell'epigrafe, della carica di corrector attribuita ad un certo Zoilo; l'insolito ricorso al funzionario provinciale quale elemento di datazione va attribuito, a nostro avviso, ad una volontà ‚propagandistica‘, tesa ad esaltare l'attività dello stesso Zoilo e, indirettamente, di Costantino, in favore dei cristiani di Catania.

Summary:

The small Iulia Florentina was buried, as stated in the famous Catanese epigraph commemorating her, in front of the fores martyrum, the location of which has been much discussed; according to the hypothesis formulated in this paper, that offers a different interpretation of the letters CVAX from the one proposed so far, these fores would be the arches located in the area included between the streeet, that was once called „Strada degli Archi“, and the so-called „Carcere di sant'Agata“, that, according to us, must have been the place where the mortal remains of the patron saint of Catania and perhaps of Euplius too were kept already in the age of Constantine.

The burial of the child occurred in the age of Constantine, as it appears thanks to the mention, in that epigraph, of the charge of corrector attributed to a certain Zoilus; the unusual reference to the provincial official as an element of dating must be motivated, according to us, by a ‚propagandistic‘ will, aimed at enhancing the activity of the same Zoilus e, indirectly, that of Constantine in favour of the Christians of Catania.

Appendice: Il luogo del rinvenimento dell'epigrafe di Iulia Florentina

Un manoscritto da noi recentemente esaminato, conservato nella Biblioteca Universitaria Regionale di Catania, contiene preziose notizie sul luogo del rinvenimento dell'epigrafe di Iulia Florentina e sulle caratteristiche del cimitero cristiano che la ospitava[46].

Si tratta di una lettera indirizzata, in un anno imprecisato successivo al 1736, dal monaco benedettino Francesco Onorato Colonna al proprio zio, Francesco Ramondetto S. Martino, Balì di S. Eufemia, nella quale si illustrano e commentano alcune scoperte avvenute a Catania tra il 1700 e il 1736.

Il Colonna offre precise indicazioni sull'ubicazione del sepolcreto; egli afferma: „Mi vuò arringando discorrere del cimiterio ritrovato nel Podere di D. Ignazio Rizzari dal lato occidentale, che contermina colla strada maestra che porta al convento di S. Maria di Gesù de Padri Riformati di S. Francesco Cremitorio della Mecca […] Egli è situato in fronte il casino di campagna e luogo di D. Gio. Battista Paternò (ove prima le rivoluzioni di Messina era il convento dello Spirito Santo de Padri Teresani) e d'innanzi il suo Portone: non han stimato venire al fondo di detto cimiterio per alcuni motivi che non giudico confidare alla penna. Si vede però che camina sotto la detta strada maestra e s'avanza nel riferito casino del Paternò […] Il cimiterio che presentemente s'osserva nel luogo di D. Ignazio Rizzari stende il suo corso verso ponente nella strada che tramezza tra di quello e l'altro del succennato di Paternò e nella strada anco si vedono vestigi di fabriche che attaccano col cemiterio“[47].

Da quanto appena riportato appare chiaro che il cimitero cristiano nel quale fu scoperta l'epigrafe di Iulia Florentina si trovava all'estremo margine occidentale della proprietà di Don Ignazio Rizzari; tale proprietà era delimitata ad ovest dalla strada maestra, oggi via Androne, che portava all'odierna piazza Santa Maria di Gesù.

Un ulteriore dato topografico, che consente di individuare esattamente l'ubicazione del sepolcreto, è rappresentato dal riferimento al casino di campagna di Giovan Battista Paternò, al di sotto del quale si estendeva il suddetto cimiterio; l'edificio in questione fu eretto dove prima si trovava il convento dello Spirito Santo dei Padri Teresiani, che, come ricorda lo stesso Colonna[48], venne distrutto in seguito alla rivoluzione di Messina (1674–1678). Tra il 1707 e il 1718 il terreno, detto di San Clemente o dello Spirito Santo, fu acquistato dai Paternò di Raddusa[49], cui, dunque, apparteneva il casino all'epoca delle scoperte nell'orto di Rizzari.

Sulla pianta di Sebastiano Ittar del 1832 è possibile individuare tale edificio, sito ad ovest di via Androne (l'ottocentesca Strada di S. Maria di Gesù): in una pianta della città risalente al 1870 i Paternò sono esplicitamente indicati quali proprietari del suddetto casino[50].

In base alle indicazioni fornite dal Colonna, dunque, di fronte al casino e ad est di via Androne si trovava l'antico orto dei Rizzari (fig. 1).

Fig. 1:

Particolare della pianta di Catania di Sebastiano Ittar (1832), con indicazione del casino dei Paternò e della proprietà Rizzari

Tutta la contrada era nota da tempo per le tombe antiche che vi si trovavano: nel 1630, come testimonia Pietro Carrera, „presso il Convento dello Spirito Santo, fuor delle mura della Città, nella strada innanzi il podere di Bernardo Scammacca furono ritrovate tre tavolette di marmo“, ossia tre epigrafi che poi passarono „in potere di D. Alfonso Paternò nobil catanese“; poco prima del 1756, Domenico Schiavo aveva ritrovato un'iscrizione greca „nel far cavare un sepolcro antico in un orto del Signor Barone dello Ficarazzi, e vicino le mura della Selva del Convento de' Padri Riformati di S. Maria di Gesù, dentro il giro della quale si vedono ancora gli avanzi di sontuosissimi Colombarij. Tutta quella contrada è sparsa di sepolcri in gran parte Cristiani, di fabbrica ben soda, ed a diversi ordini l'uno sopra l'altro; Non poche di fatto di esse iscrizioni o intere, o rotte furono già scoverte nell'orto del Sig. D. Ignazio Rizzari, cavando la terra per farvi la presente peschiera; sicché può ben dedursi essere stato questo il luogo destinato alle sepolture degli antichi“[51]. Si noterà come, nei testi appena citati, i Paternò e i Rizzari siano ricordati quali proprietari delle epigrafi ritrovate nella contrada.

Fig. 2:

Legenda: A) Porta del Re o Porta Regia; B) Porta di Aci (anticamente detta Porta Stesicorea); C) Chiesa di Sant'Agata La Vetere; D) Chiesa di Sant'Agata al Carcere; E) Chiesa di Sant'Agata alla Fornace, altrimenti detta di San Biagio; F) Anfiteatro romano; G) Piazza Santa Maria di Gesù; H) Convento dei Domenicani, con annessa chiesa di Santa Maria La Grande; I) Via Rizzari; L) Luogo di rinvenimento dell'epigrafe di Iulia Florentina; M) Sepolcreto ed edifici di culto di via Dottor Consoli

La localizzazione del sepolcreto nell'isolato delimitato dalle odierne vie Androne, Tomaselli e Dottor Consoli concorda perfettamente sia con la testimonianza dell'Amico, secondo il quale l'orto di Ignazio Rizzari si trovava ad aestivum porro occasum post S. Dominici Coenobium, dunque a nord ovest del convento dei Domenicani[52], sia con le informazioni offerte dalle schede conservate presso l'Archivio Muratoriano di Modena, in una delle quali è detto esplicitamente che le epigrafi furono ritrovate dietro il convento dei Domenicani[53]; la stessa traiettoria della via Rizzari, che collega via Etnea con via Sant'Euplio e che più volte è stata citata a sostegno delle diverse ipotesi di volta in volta avanzate sull'ubicazione dell'orto dei Rizzari, conduce all'area immediatamente a nord-ovest del convento dei Domenicani (fig. 2).

Si trattava di un sepolcreto non certo modesto, che presentava rivestimenti in marmo, epigrafi marmoree, pavimenti in tessellato e archi, come appare dalle descrizioni dell'Amico, del Colonna e del Gagliano che, peraltro, trovano conferma nelle piante che lo stesso Colonna volle accludere alla sua lettera (figg. 3 e 4).

Figg. 3 e 4: Prima e seconda pianta del sepolcreto; si noti l'indicazione del luogo in cui fu ritrovata l'iscrizione di Iulia Florentina, che all'epoca veniva chiamata „Nila“ a causa di un'erronea lettura

Amico (1741) 85Amico (1741) 231Colonna,

Lettera

istorica
Gagliano (1794) 6–7
Ad aestivum porro Occasum post S. Dominici Coenobium anno MDCCXXX in diruti, ut videbatur, aedificii vestigium fossores inciderunt nigris quadratis lapidibus compactum; subinde frequentissima loculamenta, alia aliis triplici veluti concameratione incubantia, compluraque ex illis tessellato ex vario marmore solo detexerunt: Gradus item lapidei, unde descensus in Coemeterium patebat ad Septentrionem, atque hincinde vascula, lucernae, integri inscripti lapides, aliorumque fragmenta, quos suo loco dabimus, quin & ostium reliquiae adhuc superstites inventae. At temporum injuriâ, Civiumque oscitantiâ, qui alio certe aevo in eadem rudera incurrentes omnia, sus deque vastarunt, dirutos fornices, Graeca, ac Latina monumenta in frustra minutissima redacta doluimus. Hinc ab agri domino Ignatio Rizzaro, eductis, quae vetustatis studiosis usui esse poterant, in piscinae formam molis vestigia sunt concinnata.Repertus lapis hic (l'epigrafe di Avitianus, ndr.) in villa suburbana Ignatii Rizzari Viri Patricii, ubi forte fortuna sepulchretum fossores anno MDCCXXX detexerunt cum loculis, quorum alii aliis incumbebant; Omnes cementitii, at nonnulli strato marmore, atque opere tessellato insigniores erant. Muri loculamenta ambientes ex nigris quadratis lapidibus compacti, gradusque, per quos in coemeterium ex Aquilone descensus patebat, etiam lapidei. Olim in eadem rudera operas incidisse, omniaque ex rustica oscitatione sus deque vastasse, satis declarabant diruti fornices, Graeci, ac Latini lapides in frustra minutissima redacti, vascula, lucernae, atque ostium fragmenta hac illac dispersa.Quello però s'ha scoverto lo potrà riconoscere dall'acclusa pianta che rozzamente delineata l'invio. È compartito egli con molti tabonetti o siano timpagnoli di fabrica ove suppongo riponevano li cadaveri, e ne appare l'indicate dell'ossa vi si sono trovati; ne lati ave molte stanziole à volta che mi vuò imaginando servivano per riempirle delle ceneri consummate nelli sepolcri. E nel principio una sala grande nella quale puol essere che in quelli primi secoli vi celebrassero il Santo Sacrificio della Messa si come ne descrive quelli di Roma Nicolò Madrisio.Entrato l'anno 1730 dell'Era nostra cristiana, nel quale al ben menzionato sito della Città fuori le antiche mura, che per Tramontana esistevamo, discavando alcuni degli operai il terreno in antiche Fabbriche s'incontrarono, le quali un sepolcreto mostravano, di tante Cassule e conditorj a più ordini orizzontali construtte, che fra gli altri vedevansi alcuni di marmi ornati, e li più insigni a Musaico edificati comparivano: le mura non meno di certe nicchie quali il vacuo mostravano fra le riquadrate Pietre di cui andavan composte, che parimente della Scala i gradini, ed al Borea l'ingresso fra le mura detegevasi.

Acknowledgement:

Ringrazio vivamente il Prof. Vincenzo Fiocchi Nicolai, del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, per le preziose indicazioni fornite sui martyria paleocristiani e la loro struttura, nonché il Prof. Dario Palermo, dell'Università di Catania, che mi ha segnalato l'esistenza del manoscritto citato in Appendice.

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Online erschienen: 2017-8-21

© 2017 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston

Downloaded on 11.6.2024 from https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/klio-2017-0009/html
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