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BY 4.0 license Open Access Published by De Gruyter (A) June 15, 2021

Sull’unità dei trattati de barbarismo, de soloecismo e de acyrologia di Polibio di Sardi

  • Eugenio Villa EMAIL logo
From the journal Philologus

Una decina di manoscritti vergati tra la metà del XIII e l’inizio del XVI secolo riporta cinque brevi opuscoli grammaticali attribuiti a un certo Polibio di Sardi:[1] περὶ βαρβαρισμοῦ (barb.), περὶ σολοικισμοῦ (sol.), περὶ ἀκυρολογίας (ac.), περὶ σχηματισμοῦ – probabilmente da correggere in περὶ μετασχηματισμοῦ (met.) – e περὶ τῶν τῆς κατασκευῆς εἰδῶν (spec.). Tra questi, i primi tre appaiono strettamente connessi tra di loro in quanto, a introdurre la trattazione sul barbarismo, troviamo una definizione per gradi degli “errori relativi alle parole” che individua per l’appunto barbarismo, solecismo e acirologia:

τῶν περὶ τὰς λέξεις ἁμαρτημάτων ἃ μὲν περὶ μίαν λέξιν γίνεται, ὡς ὁ βαρβαρισμός, ἃ δὲ περὶ λόγον, ὡς ὁ σολοικισμός, ἃ δὲ περὶ ἐναλλαγὴν λέξεως ἐν συντάξει, ὡς ἡ ἀκυρολογία.[2]

Seppur in maniera latente, anche la recensio sembra confermare questo legame; infatti, delle due famiglie che trasmettono gli opuscoli polibiani, i testimoni della prima (α) riportano barb. seguito da sol. e quelli della seconda (β) riportano sol. seguito da ac. (e met. e spec.), ai quali va poi aggiunto il Paris, Bibliothèque nationale de France, supplement grec 58 (R)[3] che riporta soltanto ac. e l’inizio di met. Sol. svolge quindi la funzione di trait d’union tra i capostipiti α e β, suggerendo che l’Ausgangstext conteneva barb. seguito da sol. e ac., o come tre sezioni di uno stesso opuscolo grammaticale o come tre opuscoli comunque da leggere assieme. La divisione dei tre testi nel corso della tradizione andrà attribuita alla scelta dei copisti: difficilmente una caduta materiale può comportare la perdita di una sezione lasciando le altre intere.[4]

Tuttavia, a causa del fatto che nessun manoscritto trasmette assieme i tre testi, essi non sono mai stati pubblicati in una stessa sede: nel 1759 Iriarte trascrisse sol. e ac. da L nella relativa scheda catalografica, segnando poi le varianti di N in quella dedicata a quest’ultimo,[5] nel 1831 Boissonade pubblicò barb. e sol. a partire da e (il quale è l’unico della classe α a riportare indicazione circa titolo e autore),[6] nel 1833 Cramer pubblicò barb. e sol. a partire da x[7] e nel 1867 Nauck curò la prima edizione critica di barb. e sol. a partire dalle edizioni di Boissonade e Cramer.[8] In particolare, Boissonade, Cramer e Nauck, disponendo solo di testimoni del ramo α, ritenevano che barb. e sol. fossero le uniche due sezioni di una stessa opera che Boissonade separa inoltre esplicitamente da ac.[9] Questa stessa distinzione si trova poi nella voce dedicata a Polibio di Sardi dalla RE[10] ed è sopravvissuta anche nella recente edizione critica curata da Sandri, la quale, nonostante circoscriva il suo studio ai trattati greci su barbarismo e solecismo – anche se uno dei suoi testi è inserito in una più ampia trattazione grammaticale, ella non la edita quindi per intero –, nondimeno in altri due casi mantiene la sezione dedicata all’acirologia dei testi che edita.[11] E si noti inoltre che, eccezion fatta per Q, nella descrizione del contenuto di ciascun testimone del ramo β Sandri parla sempre del “trattato sul barbarismo e il solecismo”,[12] nonostante tali testimoni, come già visto, contengano soltanto la trattazione sul solecismo.

Ac. non viene quindi stampato da quasi tre secoli e la trascrizione di Iriarte, oltre a riprodurre tutti gli errori di L, ne aggiunge di propri. Pertanto, offro qui di seguito l’edizione critica di ac. accompagnata da una traduzione e da alcune brevi note critico-testuali; essa deve comunque essere intesa e letta dopo l’edizione di barb. e sol. Per stabilire il testo ho collazionato tutti i testimoni noti, ossia F, N (assieme ai suoi descriptiL e M), Q e R. Eccezion fatta per F, il quale omette la definizione di acirologia e la maggior parte degli esempi, gli altri testimoni presentano un testo abbastanza stabile, ma non mancano errori, riduzioni e ampliamenti, tutti registrati in apparato. In due casi sono intervenuto nel testo, ritenendo non soddisfacente la ricostruzione di β: a l. 1 ho integrato una negazione (<οὐ>) e a l. 4 ho corretto una desinenza (τραγῳδοῖς in τραγῳδούς).

La punteggiatura dei manoscritti è sostanzialmente omogenea, soprattutto grazie al fatto che il testo è composto da una serie di esempi giustapposti. N e M utilizzano solo la teleía stigmé per separare gli elementi delle enumerazioni sia asindetiche sia polisindetiche, L utilizza la teleía stigmé per le enumerazioni asindetiche e il díkolon per le enumerazioni polisindetiche e F, Q e R utilizzano la virgola con valore rematico e la teleía stigmé per separare gli elementi delle enumerazioni sia asindetiche sia polisindetiche; tutti indicano la fine del testo con díkolon seguito da trattino. Per rispettare la punteggiatura dei testimoni, senza tuttavia scadere in usi eccessivamente anacronistici, utilizzo la virgola per le enumerazioni asindetiche, la teleía stigmé per le enumerazioni polisindetiche e il díkolon seguito da trattino per segnalare la fine del testo.

Testo critico

  1. Ἀκυρολογία ἐστὶ λέξις ἀνέμφατος τοῦ ὑποκειμένου διὰ τὸ ἐφ’ ἑτέρου <oὐ> κυρίως τετάχθαι οἷον εἴ τις λέγει χάρτην μὲν τὸν γεγραμμένον, βιβλίον δὲ τὸ ἄγραφον· ἢ κύριον μὲν δούλου, δεσπότην δὲ ἐλευθέρου· ἢ κρίνειν μὲν δίκας, δικάζειν δὲ τραγῳδούς· ἢ λιβανωτὸν μὲν τὸ δένδρον, λίβανον δὲ τὸ

  2. θυμιώμενον· ἢ ἕκαστον μὲν ἐπὶ δύο, ἑκάτερον δὲ ἐπὶ πλειόνων· ἢ χρῆμα ἑνικῶς ἐπὶ τοῦ νομίσματος δέον πληθυντικῶς τὰ χρήματα· ἢ εἴ τις λέγει ἡρακλῆς καὶ ἀχιλλεὺς ἀμφότεροι ἐπὶ ἴλιον ἐστράτευσαν δέον ἑκάτεροι· τὸ μὲν γὰρ ἀμφότεροι τὸν αὐτὸν χρόνον ἐμφαίνει, τὸ δὲ ἑκάτεροι διάφορον:-

1 ἀκυρολογία – (8) διάφορον] ἀκυρολογία, ὡς τὸ χάρτην μὲν τὸν γεγραμμένον λέγειν, βιβλίον δὲ τὸ ἄγραφον, ἢ λιβανωτὸν τὸ δένδρον λίβανον δὲ τὸ θυμιώμενον tantum praeb. F || 1 tit. τοῦ αὐτοῦ περὶ ἀκυρολογίας praef. LMN] om. FQR | ἀνέμφατος] ἀνάμφατος perperam Iriarte | τὸ Qpc] τοῦ QacR | <οὐ> suppl. || 2 τετάχθαι] τετάχθε L | εἴ... (3) ἢ NM] εἴ...εἰ QR : ἤ...ἢ L | ἐλευθέρου] τοῦ ἐλευθέρου L || 4 τραγῳδούς corr.] τραγῳδοῖς LMNQ : τραγῳδιοῖς R || 5 δύο] -ω Qsl || 6 δέον πληθυντικῶς] δέον ὂν ἐνταῦθα πληθυντικῶς γράφειν Q | τὰ χρήματα] om. Q | post τὰ χρήματα adsunt <ἀνθρώποις τιμιώτατα R> χρῆμα γὰρ τὸ πρᾶγμα λέγεται· ὧ Ζεῦ βασιλεῦ τὸ χρῆμα τῶν νυκτῶν ὅσον LMNR | εἴ τις λέγει QR] εἴη λέγειν LMN || 7 ἀμφότεροι] ἀμφoτέρως M | ἐπὶ] ἐπ’ L | post δέον adsunt ὂν εἰπεῖν Q || 8 ἐμφαίνει] σημαίνει LN : σημαίνειν M

Traduzione

L’acirologia è un’espressione che non indica correttamente ciò di cui si parla a causa del suo esser stata impropriamente riferita a un’altra cosa, come se qualcuno chiama χάρτης [papiro non scritto] il rotolo di papiro scritto e invece βιβλίον [libro] quello non scritto, oppure se dice κύριος [capo] in riferimento all’autorità su uno schiavo e δεσπότης [padrone] in riferimento all’autorità su un uomo libero, o se utilizza il verbo κρίνειν [valutare] per un processo e δικάζειν [giudicare] per i tragediografi, o se chiama λιβανωτός [incenso] l’albero e λίβανος [albero dell’incenso] la sostanza che si brucia, oppure ancora se dice ἕκαστος [ciascuno] per due persone e ἑκάτερος [ciascuno dei due] per più persone, o χρῆμα al singolare per il denaro – è necessario infatti χρήματα al plurale; oppure se qualcuno dice: “Eracle ed Achille combatterono ἀμφότεροι [tutti e due insieme] a Troia” – è necessario invece ἑκάτεροι [ciascuno dei due]; infatti ἀμφότεροι indica uno stesso tempo, mentre ἑκάτεροι uno diverso.

Note

1 <οὐ>: il testo tràdito è in contraddizione con la definizione di acirologia; l’integrazione restituisce un senso compiuto e coerente ed è facilmente giustificabile con un errore per aplografia. Inoltre, il nesso οὐ κυρίως è frequentemente utilizzato in testi grammaticali per indicare improprietà di linguaggio (cf. Harp. β 2.2; Hermog. Id. 2.5.37; Ph. Legum allegoriarum libri 2.10.1; Phot. ο 84.2).

5–6 χρῆμα ἑνικῶς ἐπὶ τοῦ νομίσματος, δέον πληθυντικῶς τὰ χρήματα: a questo esempio N (assieme ai suoi descriptiL e M) e R fanno seguire la precisazione del significato di χρῆμα al singolare (χρῆμα γὰρ τὸ πρᾶγμα λέγεται) e Ar. Nu. 2 (ὧ Ζεῦ βασιλεῦ τὸ χρῆμα τῶν νυκτῶν ὅσον). Il verso aristofaneo è citato nella Suida e negli scolii alle Nuvole come esempio di χρῆμα al singolare quando tuttavia non vuol dire πρᾶγμα (vd. Suid. χ 474: χρῆμα· πρᾶγμα [...] ἀριστοφάνης· τὸ χρῆμα τῶν νυκτῶν ὅσον. τὸ μέγεθος, τὸ ἔκταμα; Scholia in Aristophanem, Commentarium in Nubes (scholia recentiora Tzetzae), ed. Holwerda, 2 b: τὸ χρῆμα τῶν νυκτῶν· ἡ ὕπαρξις νῦν τῶν νυκτῶν, οὐ πρᾶγμα οὐδὲ τὸ νόμισμα). Per mantenere il passo bisognerebbe immaginare una lacuna dopo πρᾶγμα da integrare con qualcosa come <ἢ τὸ μέγεθος> o <ἢ τὸ ἔκταμα> (cf. Suid. χ 474); preferisco invece omettere il passo seguendo Q e ritenendolo un’interpolazione o una glossa intrusiva di un copista che, sentendo l’esigenza di esplicitare il significato di χρῆμα al singolare, ha maldestramente ridotto un qualche lemma lessicografico o scoliastico. Nel solo R troviamo anche una forma semplificata di E. Ph. 439 (τὰ χρήματ’ἀνθρώποισι τιμιώτατα), anch’essa da considerarsi un’interpolazione.

8 ἐμφαίνει: la lezione di Q e R, semanticamente adiafora rispetto a σημαίνει di N, è da preferire in quanto a un tempo lectio antiquior e lectio difficilior. L’innovazione è probabilmente da attribuire a Konstantinos Laskaris, ossia il copista di N, il quale frequentemente interveniva nei testi che copiava, soprattutto quelli paraletterari.[13]

Ringraziamenti

con piacere ringrazio Fabio Vendruscolo per l’aiuto e i consigli sul testo e sulla tradizione manoscritta.

Published Online: 2021-06-15
Published in Print: 2021-06-07

© 2021 Eugenio Villa, published by Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston

This work is licensed under the Creative Commons Attribution 4.0 International License.

Downloaded on 13.6.2024 from https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/phil-2020-0131/html
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