Abstract
Ilrischio che Lonzi intraprende con le altre è sia quello di pensarsi a partire da un ‘vuoto’, sia dinominare tale gesto ‘politica’. Infine, si potrebbe aggiungere, il rischio più grande che Lonziintraprende – e che la rende un’autrice scomoda sia per un pensiero della differenza che ha quasi deltutto abbandonato l’esplorazione del piacere femminile, sia per il pensiero transfemminista e queerche rifiuta la binarietà dei corpi sessuati e quindi, sospettiamo, la specificità fisiologica di unpiacere clitorideo – è quello di dire, in un’epoca in cui il sospetto per la biologia e l’anatomia ètratto comune della riflessione teorico-politica – che i corpi hanno fattezze differenti e piaceridifferenti, a seconda del loro sesso anatomico. Legare il discorso sul corpo al piacere, e allacristallina differenza tra un piacere maschile e uno femminile – a loro volta differentementecollegati al processo di generazione – permette a Lonzi di politicizzare il corpo femminile senzaneutralizzarlo, senza trasformarlo solo in un dispositivo discorsivo. Il pensiero di Lonzi, quindi, seletto con onestà e lucidità, per certi versi può fungere da argine alla riduzione delle tematiche legateal sesso e alla sessualità a semplici questioni discorsive, o di preferenza.