Étienne Gilson interprete di Dante Alighieri

In Simona Brambilla, Nicolangelo D'Acunto, Massimo Marassi & Paola Muller (eds.), Grandi maestri di fronte a Dante. Vita e Pensiero. pp. 279-289 (2022)
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Abstract

Lo storico della filosofia e filosofo francese Étienne Gilson (1884-1978) ha notoriamente offerto una lettura innovativa di importanti figure del pensiero medievale, da Tommaso d’Aquino a Duns Scoto e Bonaventura, includendo in questa lista anche Agostino di Ippona. L’originalità della lettura offerta da Gilson si esprime per lo meno in due modi. In primo luogo, Gilson ha argomentato a sostegno dell’effettiva caratura filosofica, e non semplicemente teologica, del pensiero di quei pensatori. Contro un pesante pregiudizio che all’epoca in cui egli iniziava le sue ricerche, e specialmente nella sua Francia, gravava nei confronti della cultura medioevale – di non aver espresso alcuna filosofia ma solo una teologia – egli acquisì «il merito di aver non solo iniziato genialmente la riscoperta della filosofia medievale, ma di aver decisamente contribuito a riportarne la storia ai livelli della scientificità e della dignità accademica». In secondo luogo, Gilson ha sostenuto che la filosofia in questione si caratterizza di uno «spirito cristiano» che, come aveva caratterizzato l’epoca medievale sotto ogni altro aspetto, ne aveva informato il pensiero filosofico, dando vita a una vera e propria «filosofia cristiana». Ma se questo significa che, per il filosofo francese, si dava un elemento di caratterizzazione unitaria del pensiero medievale, va anche rilevato che, per lo stesso autore, questo pensiero andava indagato nella sua notevole varietà. Con competenza e lettura fedele dei testi, Gilson valorizzò le differenze tra le filosofie dei vari autori presi in considerazione. In questo articolo, intendo mostrare che queste due caratteristiche dell’interpretazione gilsoniana del pensiero medievale si applicano entrambe all’interpretazione che il filosofo francese offrì del pensiero di Dante Alighieri. In primo luogo, Gilson ha riconosciuto anche a Dante, come al pensiero medievale tutto, una caratura specificamente filosofica. In secondo luogo, della filosofia del sommo poeta (che Gilson riteneva anch’essa ‘cristiana’) ha evidenziato la peculiarità, sganciandola dalle classificazioni che la volevano ridurre a qualcuna delle correnti filosofiche del Duecento. Il fine che mi propongo è quello di mostrare (nella prima sezione) in che cosa consista questa peculiarità, per poi procedere (nelle successive tre sezioni) a rilevare che essa conduce Gilson a una coerente interpretazione di Dante filosofo secondo tre direttrici: quella etica, quella politica e quella filosofico-storica.

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Roberto Di Ceglie
Pontifical Lateran University

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