La critica di Guizot ai faits généraux e il caso SISDE

Rivista Internazionale di Filosofia Del Diritto 3:621-628 (1995)
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Abstract

Già nel 1821 Guizot ammonisce il governo francese, ma più generalmente tutti gli operatori del diritto, contro il diffondersi dell'impiego della teoria dei “fatti generali” nei processi per reati politici, considerandola un'intollerabile ingerenza politica nella sfera della giustizia e della sua amministrazione. Nei processi penali, l'esposizione e l'esame di fatti generali, “sans rapport direct et visible avec les accusés”, viene criticata da Guizot in quanto usualmente adottata come strumento per colpire fazioni opposte al potere dominante, obbligato, in assenza di fatti e prove specifiche, a piegare la magistratura ai propri desideri, trasformando delle opinioni in autentici reati, contestandone l'uso illegittimo sia da parte dell'inquisizione che del comitato di salute pubblica. In una vicenda contemporanea (l'indagine della procura della repubblica di Roma nei confronti dei dirigenti responsabili del servizio per le informazioni e la sicurezza democratica - SISDE) si può rilevare l'applicazione della teoria dei fatti generali in circostanze opposte a quelle osservate da Guizot; invece di supplire all'assoluta assenza di un qualsiasi reato (assenza comunque caratteristica della maggioranza dei complotti politici, finché non sono posti in atto), dei fatti generali vengono addotti, come strumenti, a fianco di circostanziati, precisi ed individuali indizi (se non addirittura prove, ampiamente documentabili) di reati penalmente rilevanti, relativi a circostanze e fatti niente affatto in fieri, piuttosto accertati e continuati, provocando nuove accuse fino a configurare un autentico tentativo di complotto ai danni delle istituzioni della repubblica. Indipendentemente dall'esito dell'inchiesta, la scomparsa (se non dal codice, almeno dalla prassi giudiziaria) dell'uso di ipotesi cospiratorie e della teoria dei fatti generali costituirebbe un significativo progresso nella civilisation giuridica, facendo tesoro di quanto Guizot esprime sulle cause e conseguenze di tali strumenti e contribuendo a marcare decisamente il limite che separa la giustizia dalla politica.

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Massimo Mancini
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