Abstract
Alpinisti ciabattoni uno dei pochissimi libri del nostro Ottocento giocato decisamente sul registro umoristico è ritenuto comunemente il capolavoro di Achille Giovanni Cagna, scapigliato piemontese sulla linea macaronica che da Faldella giunge a Carlo Emilio Gadda: scrittore estroso armato di un acre gusto espressionista, venne compreso e valutato tardi da critici come Benedetto Croce, Piero Gobetti e Gianfranco Contini, che, nel 1925, ne ripubblicò (per la Piero Gobetti editore) le opere migliori, fra cui Alpinisti ciabattoni, descrizione dei malanni e degli inconvenienti della villeggiatura. È proprio questa lingua ricca di invenzioni, che attinge a vari dialetti, irrequieta e saporosa, la vera sorpresa del libro, ed è grazie a lei se le goffe peripezie di questi piccolo-borghesi, incapaci di prendersi una vacanza e insensibili alla bellezza, restano tenacemente ancorate alla nostra memoria.