Abstract
La nozione di ‘fenomenotecnica’, introdotta da Gaston Bachelard negli anni 30, gode di forte interesse tra gli storici delle scienze, che la usano per insistere sulla mediazione tecnico-sociale dei fatti scientifici. In filosofia, sul fondo dell’attuale trionfale ritorno a un nuovo realismo epistemologico, l’idea di fenomenotecnica è stata relegata tra i relitti del ‘costruttivismo’. L’articolo difende una lettura diversa della ‘fenomenotecnica’: al di là del ruolo che Bachelard gli attribuiva nella costruzione dei fatti scientifici, il concetto permette di ripensare la connessione intrinseca tra esperienza e tecnicità. I fenomeni non sono semplicemente dati; bisogna renderli visibili, tramite specifiche tecniche dell’apparire. Una tale premessa porta non solo a ripensare il ruolo che si attribuisce alla dimensione tecnica nell’estetica, ma anche alla ‘aisthesis’ in seno alle operazioni tecniche.