Abstract
Un’ontologia di stati di cose come quella difesa da Armstrong, che gode di largo credito in filosofia analitica, può facilmente condurre a una nozione del sé come ente che un soggetto può cogliere direttamente, e una forma di fondazionalismo epistemologico che permette giudizi in prima persona privati e incorreggibili. A prima vista tuttavia vi è tensione tra questa combinazione di dottrine e un approccio descrittivista alla semantica degli indicali, in particolare del pronome “io”. Il fondazionalismo non è forse la teoria epistemologica maggiormente seguita e lo stesso può dirsi del descrittivismo riguardo agli indicali. Ciò nondimeno entrambe hanno i loro sostenitori e molte ragioni per farsi preferire. Vale la pena quindi di indagare se la tensione in questione è reale o solo apparente. Si argomenta a favore della seconda opzione, sfruttando la distinzione di fregeana tra il pronome “io” della comunicazione e il pronome “io” del soliloquio.