Abstract
È possibile continuare a vivere in pienezza la propria vita nel tempo della malattia, del dolore e della sofferenza? Oppure il tempo personale invece si ferma, si paralizza, si frantuma quando irrompe nella vita la malattia? A partire da alcune riflessioni del filosofo tedesco Martin Heidegger è possibile intraprendere un breve confronto interdisciplinare con tali complessi interrogativi. Dinnanzi all’apparire della malattia e al non-manifestarsi della salute nel tempo della cura, la situazionalità emotiva dell’angoscia, tratteggiata in un’accezione del tutto particolare dall’autore tedesco sulla scia della riflessione filosofica kierkegaardiana, non può tuttavia aprire l’esserci autenticamente alla propria temporalità, alla propria esistenza e alla propria vita. Occorre così favorire la risorsa fondamentale della speranza, così come quella dell’amore. Solo nella capacità trasformativa e concreta dell’amore la speranza che sorge anche oggi da relazioni interpersonali autentiche connesse alle pratiche dell’aver cura della vita e della salute può infatti emergere fiduciosa e creativa in tutta la sua profondità e aprire il cuore del tempo e della vita.