Rosso: Can you say something more about the differences between your work and Derrida’s?De Man: I’m not really the right person to ask where the difference is, because, as I feel in many respects close to Derrida, I don’t determine whether my work resembles or is different from of Derrida. My initial engagement with Derrida—which I think is typical and important for all that relationship which followed closely upon my first encounter with him in Baltimore at the colloquium on (...) “The Languages of Criticism and the Sciences of Man”—had not to do with Derrida nor with me, but with Rousseau. It happened that we were both working on Rousseau and basically on the same text, by sheer coincidence. It was in relation to Rousseau that I was anxious to define, to try to work out some … not discrepancies … but some change of emphasis between what Derrida does and what I’m doing. And there may be something in that difference between us that remained there, to the extent that in a very genuine sense—not as denegation or as false modesty —my starting point, as I think I already told you, is not philosophical but basically philological and for that reason didactical, text-oriented. Therefore I have a tendency to put upon texts an inherent authority, which is stronger, I think, than Derrida is willing to put on them. I assume, as a working hypothesis , that the text knows in an absolute way what it’s doing. I know this is not the case, but it is a necessary working hypothesis that Rousseau knows at any time what he is doing and as such there is no need to deconstruct Rousseau. In a complicated way, I would hold to that statement that “the text deconstructs itself, is self-deconstructive” rather than being deconstructed by a philosophical intervention from the outside of the text. The difference is that Derrida’s text is so brilliant, so incisive, so strong that whatever happens in Derrida, it happens between him and his own text. He doesn’t need Rousseau, he doesn’t need anybody else; I do need them very badly because I never had an idea of my own, it was always through a text, through the critical examination of a text … I am a philologist and not a philosopher: I guess there is a difference there … I think that, on the other hand, it is of some interest to see how the two different approaches can occasionally coincide, at the point that Gasché in the two articles he as written on this topic says that Derrida and myself are the closest when I do not use his terminology, and the most remote when I use terms such as deconstruction: I agree with that entirely. But, again, I am not the one to decide on this particular matter and I don’t claim to be on that level … Stephano Rosso teaches English literature at the University of Verona and is writing a dissertation in comparative literature at SUNY—Binghamton. Among other works, he has coedited, with Naurizio Ferraris, Decostruzione tra filosofia e letteratura and Estetica e decostruzione. He is presently translating Paul de Man’s Resistance to Theory into Italian. (shrink)

Il concetto, le declinazioni e le implicazioni delle possibili idee di futuro, nel campo dell’architettura -tanto in quello pratico quanto in quello speculativo- sono da molto tempo fertile oggetto di dibattito per l’architetto, rappresentando un tassello importante per la costruzione teorica disciplinare. Oltre ad essere direttamente coinvolti per mezzo dell’oggetto plasmato dal progetto e osservati mediante la lente teoretica degli scritti, l’interpretazione e l’uso dell’idea di futuro sono strumenti ineludibili nell’esercizio dell’architettura, sia essa disegnata o costruita. Quali aspetti di questa (...) idea, e quanto coscientemente sono stati praticati e posti sotto indagine dall’individualità e sensibilità dell’architetto?Partendo dalle categorie (quattro possibili ‘posizioni’ del progetto d’architettura rispetto al futuro) proposte nel testo Teoria del progetto architettonico di Armando e Durbiano, il contributo tenta una ricognizione -attraverso le parole piuttosto che mediante i progetti - di quattro estratti che esprimono i punti di vista di altrettanti architetti. I temi toccati dai contributi hanno guidato la selezione e l’individuazione degli estratti chiamati a prestare testimonianza diretta, al contempo corale e autonoma. Ciò che ne risulta è un panorama che, seppur parziale, restituisce uno tra i tanti possibili orizzonti complessi capaci di coinvolgere tanto posizioni individuali quanto tendenze collettive. (shrink)

This research article aims to deliver an analytical representation of the intellectual environment of the culture journal Die Kreatur (1926–1930), a religious-dialogical quarterly edited by Martin Buber, Joseph Wittig, and Viktor von Weizsäcker and enlivened by some of the most prominent figures of German-Jewish interwar culture (among others W. Benjamin, H. S. Bergman, E. Rosenstock-Huessy, F. Rosenzweig, E. Simon, and L. Strauss). Building on a recognition of the problematic relationship between the dialogical model claimed in the programmatic foreword of the (...) journal and the group narratives enacted by its key contributors, the study attempts to outline the formation process of the intellectual plexus of the journal and to provide a differentiated analysis of its singular constituents via a sociologically informed framework. The representation of the intellectual network of Die Kreatur in accordance with the model of a “circle of circles” provides insight into the elusive dialectic of interaction and divergence that determines the relations between the main actors of the journal and thus contributes to unfold the interplay of biographical intersections and conceptual synergies, as well as incongruities, frictions, and contradictory instances that determines its editorial and philosophical profile. (shrink)

El presente trabajo se propone recuperar la reflexión filosófica y psicoanalítica de Cornelius Castoriadis para profundizar en la comprensión de la dimensión representacional de la actividad anímica. En el primer apartado se retoma el modo en que este autor se posiciona al respecto de la obra freudiana y sus planteos acerca de la articulación entre psique, representación e imaginación. Luego, se aborda la capacidad primigenia de representación que Castoriadis postula al nivel de la psique, revisitando los problemas de la delegación (...) de la pulsión y la emergencia de las fantasías originarias en la tradición psicoanalítica freudiana. Finalmente, se propone un modo de abordar las alteraciones de esta capacidad representacional como “modos de organización” estratificados, es decir, como capacidades de “puesta en forma” y “puesta en sentido” cualitativamente diferenciables que se instituyen en la subjetividad durante el devenir psicogenético. (shrink)

Un commentario al § 381 delle "Ricerche filosofiche" di Wittgenstein.

Poiché i miei interessi di ricerca si concentrano sul rapporto tra spazio e rappresentazione, nel presente articolo commenterò un lavoro di Achille C. Varzi pubblicato nel 2008 e intitolato, nella sua versione italiana, «Configurazioni, regole e inferenze». Accennerò anche a un secondo articolo scritto da Varzi e Massimo Warglien e pubblicato nel 2003, intitolato «The Geometry of Negation». Mi rivolgerò poi alla psicologia sperimentale, collegando alcuni aspetti delle osservazioni di Varzi a un articolo di Johnson- Laird del 2005 intitolato «The (...) Shape of Problems». Nelle conclusioni, farò un ultimo riferimento a un articolo di Varzi pubblicato nel 2000, scritto con Philip Kitcher e intitolato «Some Pictures Are Worth 2 אo Sentences». Le parole configurazioni, geometry, shape e picture nei titoli degli articoli di cui mi occuperò sono dei buoni indizi per capire quale sia il filo rosso che lega a mio avviso tutti questi lavori. (shrink)

"'Tutta la nostra vita è un esercizio alla visione dell'Uno' : affrontando il pròblema per eccellenza della tradizione neoplatonica, il rapporto tra Unità e Molteplicità, il testo tenta di rinvenire il ligamen essenziale che muove le riflessioni di tre grandi pensatori della tarda antichità, cioè Plotino, Proclo e Dionigi Areopagita; questo, all'interno di una prospettiva teoretica, critica ed ermeneutica che tiene conto anche dei guadagni filosofici conseguiti da Hegel, Gentile e Severino, e dalla poesia pensante di Dante. Nello sforzo di (...) cogliere lo Stesso che si agita nelle differenze di cui si costituisce il mondo, si offre, nel corso dell'analisi, una disamina dei principali nodi aporetici che una metafisica henologica evoca: Uno e Tutto, Infinito e finito, processione e conversione, Eternità e tempo, immagine e linguaggio, Immediato e mediato. In particolare, il filo rosso che guida queste specificazioni è rintracciato nell'inesausta dialettica tra Pensiero ed Essere, da cui e in cui, in grazia di una 'magia che tutto produce', l'ignoranza umana si apre all'Altro-non-Altro, rendendosi divina"--. (shrink)

Nel Libro Rosso Jung affronta per la prima volta, attraverso la faticosa lettura dell’ambivalente rapporto tra l’uomo e Dio, il tema della ricognizione ed integrazione dell’Ombra, che definisce il principale scopo dell’analisi. Propone un metodo per affrontare questo opus, che si compone di due fasi cronologicamente distinte. La prima si caratterizza per un preventivo e volontario depotenziamento dell’Io, per lasciare affiorare più liberamente le immagini del profondo. Nella seconda fase l’Io torna in gioco, allo scopo di elaborare a livello (...) cosciente il materiale inconscio e cercare, e possibilmente trovare, un senso, perché, come ha scritto, «La mancanza di significato impedisce la pienezza della vita, ed è pertanto equivalente alla malattia.» . (shrink)

The relations between reason, motivation and value present problems which, though ancient, remain intractable. If values are objective and rational how can they move us and if they are dependent on our contingent desires how can they be rational? E. J. Bond makes a bold attack on this dilemma. The widespread view among philosophers today is that judgements contain an irreducible element of personal commitment. To this Professor Bond proposes an account of values as objective and value judgements as true (...) or false, employing a distinction between grounding and motivating reasons to establish their connection with action. He defines and tests his position against a number of recent theories, providing in the process forceful criticism of Williams, Wiggins, Foot, Narveson and Nagel, among others. A distinctive contribution to the subject, it will stimulate interest and worthwhile debate among philosophers, while also serving as an introduction to this vital topic. (shrink)

Dopo aver affermato che non è più possibile ridurre il pensiero sartriano a degli schemi ermeneutici semplificatori, il saggio individua il tema della singolarità quale filo rosso che percorre quegli scritti nei quali Sartre dichiara di voler definire l’ambito e il metodo di un’antropologia marxista. Sono gli scritti che hanno come fulcro la Critica della ragione dialettica, in particolare il testo che ne diventerà l’Introduzione, cioè le Questioni di metodo, dove Sartre chiarisce quale funzione può giocare l’esistenzialismo nel conferire (...) al marxismo un rigore metodologico che gli permetta di costituirsi come un rigoroso materialismo storico. Il cuore dell’ontologia di L’essere e il nulla è rappresentato dalla nozione di «realtà umana», la versione «antropologizzata» del Dasein heideggeriano. Ispirandosi a Heidegger, ma mutandone l’orientamento di pensiero, Sartre attribuisce alla «realtà umana» il tratto del bisogno come mancanza organica. Così, gli schemi marxisti di intelligibilità dei processi storici e materiali sono rivisitati alla luce della natura contingente e finita della «realtà umana». È ciò che spinge Sartre a una revisione della dialettica, con lo scopo di aprirla alla comprensione della singolarità di ciascun uomo e a un sapere storico che possa finalmente ambire alla concretezza. (shrink)

En este ensayo intentaremos realizar una pequeña aproximación al pensamiento de Gilbert Simondon, filósofo francés cuya obra podría resumirse en sus dos tesis doctorales defendidas en 1958, una de las cuales no fue publicada de forma completa sino póstumamente. No obstante, lo dicho, tras el creciente interés en su pensamiento comenzaron a publicarse ya nacido este milenio, en particular en Argentina, sus cursos sobre percepción, imaginación, invención, información, comunicación y tecnología. A pesar de su escueta obra, Simondon es un filósofo (...) de sistema, que a partir de su teoría de la individuación intentó fundar un monismo ontogenético en el cual puedan entrar en comunicación todas las disciplinas humanas; y para ello buscó explotar todos los recursos conceptuales que brindaron las revoluciones científicas de su época. En este ensayo, sin embargo, abordaremos tan sólo el tipo de realidad o estatus ontológico que Simondon atribuía a los objetos técnicos. Para ello desarrollaremos 4 apartados y un bis. En el primero, haremos un esbozo de lo que es el método filosófico propuesto por Simondon, el cual describimos como un paradigmatismo analógico. En el segundo, desarrollaremos algunas críticas a cierto paradigmatismo particular que, según Simondon, subyace en gran parte del pensamiento occidental y que nos impide, entre otras cosas, comprender la realidad propia de los OT, a saber: el hilemorfismo. En tercer lugar, analizaremos en qué medida podemos salvar la realidad de los OT de ser reducida a mero constructo social. En cuarto lugar; analizaremos algunas analogías y disparidades entre los OT y los seres vivientes. Por último, a modo de apéndice, expondremos sucintamente un artículo de Esperanza García y Villegas Jaraleño, presentado en el último volumen de Scientia in verba, en el cual se plantea la pregunta sobre el estatus ontológico de los artefactos biotecnológicos desde una perspectiva bungeana; así como pequeñas críticas y aportes que pudiésemos hacerle desde el pensamiento simondoniano. (shrink)

Previous studies have reported a significant positive association between ability emotional intelligence and attachment security. However, these studies may, to some extent, be misleading because they relied on self-report measures of attachment security. Furthermore, to our knowledge, no study has yet investigated the relationship between ability EI and mentalization, operazionalized as reflective functioning, although EI and RF were assumed to be “conceptual cousins.” In an attempt to overcome some of the limitations of the previous research, the current study investigated the (...) relationships between ability EI, attachment security, and mentalization measured via the Adult Attachment Interview. Ninety-three volunteer participants from an Italian community population, aged from 27 to 55 years, took part in the study. Significant positive correlations were found between ability EI, attachment security, and RF. The results shed some light on the relationship between different attachment strategies and ability EI. Hyperactivating attachment strategies correlated negatively with ability EI, while the correlation between ability EI and attachment deactivating strategies depend on which defensive strategy is used: avoiding the painful emotional contact with the memory of unpleasant childhood attachment experiences positively correlated with experiential EI, whilst the resort to derogation of the attachment needs correlated with impairment in EI. Findings from the current study suggest that future studies in developmental psychology are needed to investigate the development of the ability EI in relation to the quality of the attachment models more in-depth. (shrink)

A number of tasks have been developed to measure the affective theory of mind, nevertheless, recent studies found that different affective ToM tasks do not correlate with each other, suggesting that further studies on affective ToM and its measurement are needed. More in-depth knowledge of the tools that are available to assess affective ToM is needed to decide which should be used in research and in clinical practice, and how to interpret results. The current study focuses on the Reading the (...) Mind in the Eyes Test primarily to investigate in a sample of 112 children the currently unexplored relationships in middle childhood between performance on the RMET and fluid intelligence. Relationships with receptive vocabulary, age, and sex were also investigated. Moreover, because studying the family's influence on children mentalization could have important implications in developing prevention and treatment interventions, this study offers a novel contribution to the field by exploring the family's influence on children's RMET performance. Although significant positive correlations were found among RMET-C performance, fluid intelligence, and receptive language, regression analysis revealed that fluid intelligence was the only predictor. No family influence was found on children's RMET performance. On the whole, results from the current study offer some support to the hypothesis that RMET-C is not a “pure” ToM task, specifically the effect of fluid intelligence on RMET performance should be taken into account when RMET is used both in research and in the clinical setting. (shrink)

This paper, which is mainly based on unpublished material, focuses on the scientific influence that Felice Casorati exerted on Salvatore Pincherle. This influence can be traced, in particular, in Casorati’s work on the finite-difference calculus as conceived and published between 1879 and 1880 when Pincherle was living in Pavia. Casorati’s work has an interesting back story related to his entry to the 1880 Grand Prix of the French Académie des Sciences that helps us in understanding Casorati’s personality. Moreover, the correspondence (...) that Casorati exchanged with other mathematicians on his work reveals that some of the results contained in Casorati :10–45, 1880b) had been obtained—though in a narrower context—in an early paper by Christoffel. Finally, the letters between Casorati and Pincherle contain a short unpublished note by Pincherle on a paper by Jules Tannery :113–182, 1875). This note offers the first evidence of the influence of Casorati :10–45, 1880b) on Pincherle’s work on the finite-difference calculus. (shrink)